La tanatoprassi rischia di morire?

Pochi sanno che la direttiva UE sui biocidi ha messo al bando per la fine del 2008 il formolo, quale sostanza utilizzata per il trattamento dei cadaveri. ne abbiamo parlato con un tanatoprattore indipendente Joaquin Lopez. 29032008(012)

Joacquin Lopez ha partecipato ai lavori del congresso di Shangai nel 2005, vive e lavora a Parigi, è di origini spagnole, si è specializzato in Canada. Fa di professione il tanatoprattore e il formatore di tanatoprattori. E’ in Italia per valutare se vi siano occasioni di formazione nel suo settore specifico e l’incontro ha permesso di chiarire che in Italia la tanatoprassi è vietata, chi dice di insegnarla non si comprende bene cosa faccia, visto che non può praticare la tanatoprassi. Semmai in Italia si fa tanatoestetica.

Abbiamo intervistato Joacquin Lopez, durante una sua visita professionale al salone Tanexpo 2008 di Bologna.

Redazione: Cosa ne pensa del divieto di utilizzo del formolo (la base della formaldeide che si usa per il trattamento antiputrefattivo, tra l’altro ancora previsto in determinati casi anche in applicazione del DPR 285/90)

Lopez: ritengo sia un falso problema. L’effettiva dose di formolo che si usa nella tanatoprassi è limitata (all’incirca si inietta una soluzione di 6 litri di acqua con una concentrazione dell’1% di formolo), con effetti di potenziale inquinamento dei suoli e delle falde molto limitati. Tra l’altro anche negli stessi processi di putrefazione si formano dei prodotti a base di fomolo, naturalmente.

Redazione: Ma è veramente pericoloso il formolo?

Lopez: L’uso del formolo è pericoloso soprattutto per i tanatoprattori. per cui è fondamentale che vi sia una formazione specifica in questo campo. Ma sto parlando di formazione non all’acqua di rose come si fa in Italia. La formazione che necessita è considerevole e poi occorre anche un diploma per poter esercitare questo mestiere, che non è da tutti.

Redazione: Se non abbiamo capito male Lei ci sta dicendo che il divieto di uso del formolo è come se si volesse vietare l’uso del fuoco, perché ci si può scottare, e invece quel che occorre è che chi maneggia il fuoco deve saperlo fare , ma non si può fare a meno di maneggiarlo?

Lopez: esattamente! La metafora rende l’dea. aggiungo che i prodotti che fino ad ora le diverse case produttrici hanno messo sul mercato in sostituzione del formolo non hanno le caratteristiche adeguate per ottenere gli stessi risultati che prima si ottenevano con il formolo nella tanatoprassi e quindi quest’ultima rischia veramente molto se non si potrà continuare ad usare questa sostanza. Ripeto la soluzione al problema è la formazione adeguata. E forse il divieto di utilizzo che ora è previsto per la fine del 2008, potrà essere prorogato.

Redazione: Grazie Joacquin Lopez. siamo curiosi di seguire come andrò a finire questa situazione. E se passerà ancora per l’Italia saremo lieti di sentire ancora quel che è il suo pensiero.

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One thought on “La tanatoprassi rischia di morire?

  1. La legislazione vigente, in materia di polizia mortuaria, dedica scarne e lacunose disposizioni al problema degli interventi conservativi.

    Il regolamento concede solo alcuni accenni all’imbalsamazione (art. 46 d.p.r. 285/90), senza indicare modalità e tempi per una corretta procedura d’attuazione.
    Il legislatore si è invece concentrato principalmente sull’unico trattamento conservativo, anche se di natura palliativa, specificamente contemplato dalle norme sanitarie: ossia la siringazione del cadavere con 500 c.c. di formalina.
    Questa potentissima sostanza periossidante, scoperta alla fine del XIX secolo, è in grado di arrestare, per un lungo periodo, i processi degenerativi dei tessuti.
    Il suo abbondante utilizzo è stato al cento di un intenso e controverso dibattito negli ultimi anni.
    Alcune voci, piuttosto critiche, la ritengono responsabile di numerosi casi di mancata mineralizzazione delle salme. Gli esperti di cosmetica funeraria, d’altra parte le imputano un eccessivo irrigidimento della cute che snaturerebbe i tratti somatici.
    Le associazioni sindacali, invece, alla luce della nuova disciplina in merito alla sicurezza sul posto di lavoro, lamentano il rischio continuo per i lavoratori, siano essi necrofori o addetti alle camere ardenti, che sono a diretto contatto con un composto tossico ad alto potere cancerogeno.
    L’iniezione viene praticata, con una sonda monouso, nella cavità addominale.
    La siringa è prevaricata con una certa pressione, così da poter vincere la resistenza del cadavere, dovuta alla rigidità mortale
    Viscere e parti molli, in effetti, sono le componenti dell’organismo più soggette ai fenomeni putrefattivi. Non a caso, il primo segno evidente e certo della decomposizione è la comparsa, all’altezza del fegato, di un’estesa chiazza dalla tonalità verdastra.
    Questa disposizione normativa mira massimamente a preservare l’igiene degli ambienti in cui i cadaveri transitano o sostano, mentre si rivela insufficiente per garantire una decorosa presentazione estetica della salma, soprattutto durante l’intenso momento della veglia funebre.

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