La FENIOF sul racket del caro estinto a Milano

Riceviamo il seguente comunicato stampa da parte della FENIOF, che volentieri pubblichiamo:

COMUNICATO FENIOF IN MERITO ALL’INDAGINE “CARONTE”

A prescindere dai responsabili fisici, che saranno individuati dalla Magistratura e sui quali è opportuno essere cauti (anche in passato ci sono stati nomi di impresari che sono finiti sotto inchiesta per poi essere pienamente assolti, rimanendo però “macchiati” dallo sporco di fatti a loro estranei), si evidenzia come tra i responsabili morali vi siano anche le istituzioni in quanto carenti sul fronte dei controlli sui soggetti esercenti l’attività funebre, funzioni che, in particolare in Lombardia, sono previste da una specifica legge regionale vigente da ben 4 anni.
Quanto accaduto a Milano non è comunque un fatto nuovo ma si ripresenta con una certa periodicità anche in territori diversi (si pensi infatti a quanto accaduto a Torino, Bari ed altre zone d’Italia negli ultimi due anni). Evidentemente è necessario ed urgente fare qualcosa a riguardo.
La FENIOF ha sempre preso le distanze da simili comportamenti criminosi (basti verificare gli esposti, denunce e proposte di legge avanzate dalla Federazione nei 43 anni d’attività) invitando lo Stato, le Regioni ed i Comuni ad avviare i necessari controlli ed incentivare una adeguata informazione per i cittadini che consentirebbe a questi ultimi di distinguere i comportamenti leciti da quelli criminosi.
Esperienza insegna che laddove avviene una corretta informazione ai dolenti simili comportamenti non trovano terreno fertile e praticamente non esistono.
Ugualmente, non si può tacere sul fatto che se simili comportamenti accadono la responsabilità vada ricercata anche nella scriteriata liberalizzazione delle autorizzazioni all’esercizio dell’attività funebre che ha portato in pochi anni ad una moltiplicazione degli operatori in tutta Italia. Se il numero di decessi è fisso ed il numero di imprese funebri è in continuo aumento, è lecito pensare che vi sia un sempre maggiore numero di soggetti che, per svolgere i funerali, operano con metodi “aggressivi” ed illeciti, comportamenti che poi, puntualmente, portano a simili episodi di cronaca che gettano un’ombra sull’intera categoria funebre composta invece principalmente da imprese serie e professionali.
E’ necessario ed urgente che i diversi livelli di Governo analizzino il problema individuando delle soluzioni percorribili. Il parere di FENIOF è da sempre lo stesso ovvero che sia necessario dotare il Paese di una normativa aggiornata che contempli anche disposizioni in ordine a corretti criteri di concorrenza tra gli operatori pubblici e privati (anche attraverso adeguati strumenti fiscali e tributari), introducendo requisiti tecnico-organizzativi-formativi per gli operatori ed un efficace sistema di controlli e sanzioni volti ad individuare e punire gli operatori meno virtuosi.
Purtroppo lo Stato e le istituzioni in genere sotto questo aspetto sono molto pigre e miopi e non sembrano intenzionate ad intervenire con fermezza per debellare simili criticità.
Si evidenzia che anche l’Antitrust, con il parere del 23 maggio 2007, aveva reso importanti suggerimenti volti a scongiurare comportamenti criminosi e lesivi degli interessi degli operatori e dei diritti dei dolenti, ma tale documento, indirizzato ai diversi livelli di Governo, risulta a tutt’oggi inapplicato e disatteso.
Amareggia notare come il settore funebre salga agli onori della cronaca solo per le malefatte di uno sparuto gruppo di operatori che danneggiano l’intera categoria, mentre le Istituzioni, allorché adeguatamente e reiteratamente sollecitate anche da FENIOF, restino inerti e consentano il verificarsi di simili criminosi comportamenti senza adottare strumenti e misure atte a debellarli.

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