Vi proponiamo uno spensierato scambio di chiacchiere e facezie con una simpatica signora che ha scelto di realizzarsi, nel mondo del lavoro, con una strana professione. E’, infatti, dipendente comunale con la funzione di necrofora-affossatrice. Per modestia ha scelto di non rivelarci il suo nome.
Se non ci credete potete tranquillamente recarle visita presso il cimitero di XYZ, in provincia di Modena, tranne al lunedì, il camposanto, infatti, è chiuso…per turno!
Cominciamo con la più classica e scontata delle domande: come mai questa scelta così atipica:
La mia esperienza lavorativa comincia in un’industria tessile, poi attriti ed incomprensioni mi hanno spinto verso una soluzione più coraggiosa, così quando ho saputo che il comune ricercava personale necroforo per consolidare il proprio organico mi sono candidata…e con successo.
Quali sono i pregi di questo mestiere?
Io, che ero abituata ai ritmi piuttosto nevrotici della fabbrica, ho riscoperto proprio qui, in un posto così strano, il piacere di poter organizzare autonomamente il mio lavoro.
Preferisco infatti agire per obiettivi e non con singole prestazioni ripetitive.
Io garantisco il risultato finale all’utenza in primis ed ai miei superiori, ma decido autonomamente con i colleghi tempi e modalità di esecuzione.
L’unica scadenza davvero rigida da rispettare è l’accoglimento delle salme, altrimenti posso programmare con una certa calma lo svolgimento di tutte le mie mansioni.
Non è noioso scavare e riempire buche oppure murare loculi tutto il giorno?
Il mio incarico è molto articolato, perché spazia su diversi compiti: dalla manutenzione ordinaria delle tombe, allo sfalcio del verde.
Debbo, poi, naturalmente, aggiornare ed archiviare i dati sulle salme qui conservate nell’apposito registro. Assicurare degna sepoltura ai defunti è il mio principale compito, senza dubbio, ma non bisogna certo dimenticare gli altri elementi, parimenti importanti di cui si compone il servizio cimiteriale che assicuriamo alla cittadinanza.
Come Le sembra il rapporto con la gente?
Noi necrofori comunali gestiamo anche i contatti con il pubblico, tramite lo sportello informazioni collocato proprio all’interno del camposanto.
E’ indispensabile, quindi, sviluppare anche un certo stile comunicativo per relazionarsi correttamente con i bisogni dell’utenza.
La figura tradizionale del becchino forzuto, ma scorbutico e rozzo è definitivamente tramontata.
La gente è conscia dei propri diritti, paga tariffe elevate per un posto salma al cimitero e, di conseguenza, pretende d’essere ascoltata e capita.
Non si sente a disagio incontrando qualche volta lo scherno e la scaramanzia di certi individui un po’ troppo spiritosi?
La gente seria apprezza il nostro lavoro, perché ci conosce, valuta giornalmente il nostro operato e sa che solo grazie a noi il comune può garantire la continuità di un servizio così delicato. Insomma, come recita quella canzone rockettara: è uno sporco lavoro…ma qualcuno deve pur farlo, non le pare?
Tra visitatori e personale del cimitero, poi, quasi sempre, si crea una spontanea, ma preziosissima intesa. Piccoli gesti come un saluto, un indicazione o un favore, in questo ambiente, permettono davvero di costruire un consistente rapporto di sincera stima e fiducia.
Noi affossatori non siamo né mostri né pervertiti, ma onesti lavoratori che pongono le loro competenze a disposizione dei cittadini, anche se in un ambito per nulla facile o gradevole.
Perché mai l’utenza dovrebbe apprezzarvi?
Chi varca l’entrata del camposanto per porre un fiore sopra una lapide o raccogliersi in preghiera sa di poter contare su tutto il nostro appoggio.
Forse nei grandi cimiteri urbani, dove la conduzione operativa è quasi sempre affidata a ditte appaltatrici questo rapporto risulta indebolito a causa, soprattutto del frenetico ricambio del personale.
Ma…è così difficile nel 2009 essere becchini?
Questo mestiere, così deriso e svalutato, richiede, invece, grande equilibrio ed una notevole solidità emotiva.
Gli scavezzacollo e gli spericolati, invece, possono resistere all’impatto nei primi giorni, ma, nel medio periodo, denunciano un fortissimo crollo motivazionale e, disgustati, chiedono il trasferimento ad altro incarico o rassegnano le dimissioni.
Cosa si prova nell’indossare la divisa, o meglio il camice di necroforo?
Anche se non sembra possibile, nelle lunghe ore che si trascorrono tra fosse e colombari si è sottoposti ad una continua pressione psicologica, quasi impercettibile, ma micidiale.
La solitudine, soprattutto nei piovosi pomeriggi d’ inverno, e la malinconia del silenzio possono giorno dopo giorno affaticarti moralmente e snervarti l’animo.
Ecco allora perché sia così importante una buona dose di auto ironia, alla fine saper sorridere di sé stessi e dei propri guai è, forse, il miglior antidoto alla monotonia.
Ci svela il trucco per diventare un perfetto..anzi, una perfetta necrofora?
Per svolgere serenamente questo lavoro è necessario separare in modo netto i ruoli, altrimenti si finisce con l’essere travolti dalla pressione emotiva cui si è sottoposti.
A casa come hanno preso questa sua decisione?
Io e mio marito abbiamo stretto un patto di ferro che mi lascia molta autonomia, quindi posso continuare liberamente in questa professione, anche perché uno stipendio in più fa sempre comodo.
Abbiamo, però, due bimbi ancora piuttosto piccoli che potrebbero risentire dell’imbarazzo di avere una madre “becchina”, o, peggio ancora, rimanere impressionati da certi dettagli.
In casa, quindi, alla sera è vitatissimo parlare di loculi o casse zincate, molto meglio i cartoni animati, lì almeno non muore mai nessuno.
Si è mai sentita in crisi, con la voglia di mandare tutto alle ortiche?
C’è stato un momento in cui ho davvero pensato di mollare tutto e di andarmene, quando c’è stato il funerale di due ragazzini morti per uno stupido incidente stradale.
Mentre calavamo i feretri nella terra mi sentivo addosso le occhiate d’odio delle loro famiglie, era come se li stessi per rapire un’altra volta dall’affetto dei genitori, una sensazione orribile, come se avessi commesso il più orribile dei crimini.
Quale potrebbe essere l’antidoto a questi momenti di generale sconforto?
Bisognerebbe intervenire sulle norme di polizia mortuaria.
L’interramento dinnanzi agli occhi attoniti dei dolenti è una scena troppo violenta, anche se noi usiamo riguardo e massima delicatezza.
La benna dell’escavatore che rovista nella terra smossa trasmette un impatto disgustoso, ma, in ogni caso, sin quando la direzione dei cimiteri comunali non varierà la norma dovremo applicare questa procedura.
Come si sente una donna calata in un mestiere per eccellenza maschile?
Non ho mai avvertito atteggiamenti discriminatori da parte dei colleghi, anzi nei primi tempi mi hanno facilitano notevolmente nell’inserimento, dispensandomi dalle operazioni più difficili re scabrose, come le esumazioni.
Questa premura mi ha permesso di ambientarmi gradualmente, senza l’ansia di dimostrarmi subito e per forza impeccabile.
Credo che il perfetto necroforo non debba per forza reprimere i propri sentimenti, deve solo saperli interpretare.
Adesso noto come da tutti gli addetti ai lavori (impresari compresi) una presenza femminile non sia più vista on diffidenza, ma, al contrario con grande favore.
Ci spieghi il motivo.
Semplice, una donna è naturalmente più portata alla precisione ed alla cura dei dettagli nei rapporti sociali, anche otto il profilo dell’estetica ed un servizio funebre di altissima qualità non può cero prescindere dall’immagine che il camposanto ed i necrofori offrono di sé ai dolenti.
E’ difficile esser responsabili di un cimitero?
Anche se, ad un primo esame, può sembrare assurdo, il necroforato è un mestiere che richiede grande dinamismo, per governare tutte le funzioni di polizia mortuaria all’interno di questo sacro recinto.
Ma sì, non vorrà dirmi che adesso anche i necrofori governano?
Guardi, non bisogna mai dimenticare come anche noi, semplici affossatori, siamo considerati dalla legge incaricati di pubblico servizio, siccome operiamo in un ambito di interesse generale sotto diversi profili.
E’ difficile, mi creda, per chi non sia del settore, conoscere tutti i meccanismi che reggono il funzionamento di questa città dei morti.
Mi faccia capire, il cimitero a dispetto delle apparenze allora è un luogo…vivo?
In effetti ho scoperto come un cimitero sia, in realtà, un sistema piuttosto complesso e problematico, insomma, assomiglia ad una grande macchina, sempre in continuo movimento.
Sono arrivata a questa conclusione confrontandomi quotidianamente con tutte le tecniche di igiene o profilassi e le procedure amministrative, che sono indispensabili per garantire la sicurezza dei visitatori ed il decoro stesso del sepolcreto, anche se spesso il grande pubblico ignora questi aspetti normativi.
Ci racconta un episodio curioso della sua carriera
Per rendere possibile la ristrutturazione dell’ala più vecchia del cimitero si è provveduto alla rimozione straordinaria di tutti i feretri lì tumulati, anche se le concessioni delle tombe erano di durata perpetua.
Durante l’apertura delle casse abbiamo constatato, con una cera sorpresa, come molte salme, ancora intatte, fossero state vestite con diversi strati di biancheria intima ed indumenti. E’incredibile, abbiamo rinvenuto tessuti e stoffe perfettamente conservati, anche nei colori. …Mi consente una battutaccia?
Prego, dica pure…
Non vorrei che nell’Aldilà ci fosse troppo freddo!
Trascorriamo a questioni più per stomaci forti o fanatici dell’horror, come ha reagito alla prima esumazione?
Non mi sconvolge particolarmente l’idea di dissotterrare ossame umano, il problema si complica in caso di salma non mineralizzata, solo in un’occasione ho maledetto il giorno in cui decisi di propormi come operatrice cimiteriale, si trattava di un’esumazione straordinaria dettata del capriccio dei parenti di un feretro sepolto da diversi mesi.
Con l’umidità le assi si erano già quasi divelte e mi sono vista costretta a scendere nella fossa per evitare che la bara si sfasciasse.
Beh, è scesa nella fossa, ma ne è anche risalita, no?
Ci mancherebbe altro! Sotto questo aspetto, almeno posso consolarmi, anche se sono riemersa dallo scavo infangata ed fradicia all’inverosimile.
Non capisco per quale ragione gli uffici comunali autorizzino queste operazioni quando non sussistano fondati argomenti giudiziari o di ordine pubblico.
Ci parli delle estumulazioni, invece.
L’unica noia davvero seria che incontriamo in questi frangenti è il rispetto della legge, soprattutto quando le norme configgono con i desideri dei dolenti.
Alle volte, all’apertura della cassa zincata rinveniamo resti solo in parte corificati, e qualcuno, tra i famigliari del morto, magari smanioso di liberare un posto salma, comincia ad esercitare indebite pressioni per procedere ugualmente ad una forzata riduzione di queste parti anatomiche ancora riconoscibili entro cassette ossario.
Voi come rispondete a questi inviti?
Nel dubbio, sulla fattibilità dell’intervento richiesto ci manteniamo sempre in un quadro di assoluta osservanza delle prescrizioni normative, anche se una definizione più precisa, attraverso una nuova fattispecie amministrativa del fenomeno conservativo nominato “salma inconsunta” faciliterebbe non poco il nostro lavoro.
Come reagiscono i parenti all’estumulazione del proprio caro?
Personalmente sconsiglio spesso, soprattutto alle persone più deboli o sensibili di assistere a questo spettacolo piuttosto sinistro.
Se proprio insistono per esser presenti cerco di prepararli a reggere l’urto, spiegando loro che difficilmente rivedranno la persona amata con le sue fattezze originarie.
Ho notato comportamenti contrastanti, c’è chi, alla vista delle ossa spolpate, forse perché è più smaliziato reagisce allo squallore con un sospiro di amara comprensione, altri, forse più delusi e rattristati dalla macabra scena si abbandonano a commenti sconsolati e ad un atteggiamento vagamente risentito, non certo verso di noi, forse nei confronti del destino… della natura…o magari di Dio, ma per discrezione non ho mai indagato più in profondità.
Ahh, a proposito, un ultima domanda velenosa, a chi lavora tra tombe e casse succede mai di pensare che la morte arriva anche per i necrofori?
Sì, ho già deciso, quando succederà il fattaccio inevitabile un bel falò senza troppi complimenti e chi s’è visto s’è visto, non voglio che i miei futuri colleghi fatichino troppo.
Quando entro in una casa o in un altro luogo dove si trova una salma con i familiari, entro sempre “in punta di piedi”, rispetto sempre i desideri dei parenti, non vado mai di corsa; è per questo che, da quando ci sono io, il servizio funziona bene
Anche io sono una necrofora – agente di polizia mortuaria – presso una az. usl in provincia di roma.Da poco più di quattro anni gestisco il servizio necroscopico: dalla ricezione dei fonogrammi da parte dei comuni, l’invio dei medici per l’accertamento della realtà della morte, fino alle operazioni di incassamento, quando previsto dalla normativa vigente nella regione.Posso dire con soddisfazione che il servizio è ben funzionante