Sono otto le persone tra dipendenti dell’Asl e soci di un’impresa funebre indagate nell’inchiesta per corruzione che ruota intorno alla gestione della sala mortuaria dell’ospedale di Livorno. Secondo l’impianto accusatorio quattro infermieri addetti al servizio mortuario all’interno della struttura sanitaria si sarebbero accordati per almeno 5 anni (dal 2004 all’autunno 2009) con i rappresentanti della ditta funebre livornese Irof. Da una parte i dipendenti Asl, secondo l’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Giuseppe Rizzo, avrebbero ‘procurato’ clienti all’interno della camera mortuaria (i familiari dei defunti) indirizzandoli verso la Irof, violando così i regolamenti del Comune e dell’azienda sanitaria secondo i quali non e’ possibile alcuna forma di ‘pubblicita” per le ditte di onoranze funebri all’interno dell’area della morgue. In cambio di questo ‘trattamento di favore’ gli infermieri avrebbero ricevuto dalla Irof una somma di circa 1.500 euro al mese. Gli indagati sono tutti livornesi. Secondo quanto appreso gli accertamenti della magistratura starebbero proseguendo per capire se esistano altre irregolarità e altri soggetti coinvolti.
Ci sono alcuni dei nomi più noti del mondo delle imprese funebri livornesi tra gli indagati per l’inchiesta sul “caro estinto” alla camera mortuaria dell’ospedale. Si tratta di Roberto Pisani, 67 anni, socio della ditta Irof, Mauro Del Corona, 67 anni, anche lui socio della Irof, Fabrizio Simonini, 54 anni, presidente della Irof fino al 30 marzo 2009, e Gino Misuri, presidente Irof successivamente a quella data. Insieme ai quattro impresari funebri, sono indagati quattro infermieri addetti al servizio mortuario dell’ospedale, ovvero Vito Rapisardi, 56 anni, Tiziano Simi, 58 anni, Andrea Guidugli, 46 anni, e Carlo Bertolini, 54 anni. La procura ha concluso le indagini preliminari a carico degli otto, ma l’inchiesta, portata avanti dai carabinieri e coordinata dal pubblico ministero Giuseppe Rizzo, potrebbe non essersi conclusa e riservare altri colpi di scena. In ogni caso le accuse per gli otto sono di corruzione e di corruzione di pubblico servizio. In sostanza, secondo quanto sostiene la pubblica accusa, i quattro infermieri in servizio alla morgue si sarebbero messi d’accordo con i quattro rappresentanti dell’impresa funebre per indirizzare a quest’ultima i parenti delle persone defunte all’ospedale, in modo che la Irof potesse organizzarne i funerali. In cambio di questa forma di aiuto a conquistare nuovi clienti, i quattro infermieri avrebbero avuto da parte dell’impresa funebre un mensile di circa 1.500 euro come corrispettivo del servizio reso, somma che i quattro infermieri si sarebbero spartiti tra di loro.