Dalle parrocchie del Veneto Orientale sempre più si odono inviti dei sacerdoti ai fedeli a limitare l’uso dei fiori per addobbi durante le cerimonie. Un invito che però ai fiorai non va proprio giù. «Gli addobbi floreali sono sempre stati il giusto contorno alle varie celebrazioni gioiose o dolorose – spiegano alcuni fiorai – Sono una scelta personale, l’ultimo pensiero in ricordo di un caro defunto o l’esplosione di gioia di una coppia che convola a nozze».
«Perché limitare queste espressioni – dicono i fiorai – che vanno a frenare manifestazioni di affetto o di cordoglio? Ognuno deve sentirsi libero di ricordare l’evento, ripetiamo gioioso o doloroso, nella maniera che ritiene più opportuna». Ma in questo periodo di crisi economica alcuni sacerdoti non nascondo la loro irritazione di fronte a certe testimonianze fiorite in occasione di un funerale. Cuscini, corone e composizioni di fiori vengono interpretati da questi parroci, come un inutile spreco di denaro che potrebbe essere usato o devoluto per qualcosa di più importante, in quanto una volta portati in cimitero al seguito del feretro, dopo qualche ora i fiori appassiscono e vengono gettati via. Non usa mezze parole don Andrea Vena, parroco di Santa Maria Assunta di Bibione, appena ritornato da Roma dove ha illustrato alla Cei il suo sistema di fare Chiesa che ha avuto uno strepitoso successo. «Ci sono regole precise emanate dalla Curia dalle quali si evince che i fiori che entrano in Chiesa devono rimanere in Chiesa, quelli che invece seguiranno il defunto in cimitero dovranno restare fuori – spiega don Andrea – Poi ogni addobbo floreale deve servire ad abbellire l’altare nella giusta misura e non soffocarlo come a volte succede».
Fonte: La Nuova – cronaca di Mestre e Venezia
