Rosalio è un blog importante di Palermo.
Una etnografa, una gallerista, un giornalista, un architetto, una speaker, un consulente finanziario, una “mezzala”, un vignettista, uno sportivo, un comunicatore, una milanese, uno storico, un cronista, una cronista mondana, un blogger, una viaggiatrice e un “nostalgico” raccontano Palermo dal loro punto di vista.
Quello che riportiamo è un post di Giuseppe Barcellona, che fa sorridere chi il mestiere del beccamorto l’ha fatto veramente. Il post originale è raggiungibile cliccando qui
Lettura da non perdere:
Fu così, un po’ per bisogno un po’ sfida, che quella volta accettai l’invito a lavorare un solo giorno per una impresa funebre. Avevo lasciato tempo prima il bigliettino da visita a un tale casciamortaro, che il mutuo e le bollette varie, non ultime quelle calcistiche della domenica, mi assillavano.
“Se ti chiamo ti diamo 50 euro a timpulata” e qui dovetti chiedere spiegazioni ulteriori, “insomma più timpulate dò e più guadagno?” meno male che non arrivai ad esprimere la mia domanda; un lampo nel cervello e capii, 50 euro a servizio e amici come prima.
Meglio che niente pensai, sia pur poche 50 euro mi servivano, magari arrivavo a fare tre funerali al mese e via condominio e bollette varie.
Certo non pensavo che alle tre del mattino mentre stavo “lavorando” con mia moglie, mi arrivasse quella chiamata: “Aviemu un funerale fatti trovare ai quattro canti tra mezz’ora che dobbiamo andare a prendere il morto all’ospedale”.
Certo va da sé pensai, se quello è morto mica può venire lui, ma il problema non era questo, era mia moglie.
“Questa volta chi è, Loredana o Annamaria? La tua solita scusa per svignartela la notte?”. Giusto il tempo di vestirmi chiudere la porta prima che una scarpa volasse e prendesse la porta prima che la stessa si chiudesse a doppia mandata.
Mezz’ora dopo ero già ai quattro canti, eravamo io e un bel gruppetto di cani randagi che per fortuna mi ignorarono, 5 minuti dopo ero già sul pulmino dei Fratelli Viviano (nome invenato ma esistono vero ironia della sorte).
“Ma è il primo funerale che fai?”. “No ho già perso un paio di zii, un cugino e i nonni, ma io ai funerali non sono andato mai mi impressiono”.
Non dimenticherò mai lo sguardo ru Zu Giuvanni, ma ormai eravamo la sotto l’ospedale, un altro non lo poteva trovare.
“Mi raccomando, fai la faccia seria e fai quello che ti dico io”.
Fu così che mi accorsi di avere una scarpa diversa dall’altra, nella fretta di scendere e nell’oscurità di casa mia non me ne accorsi, ma che importanza aveva,giusto le scarpe dovevano guardare?
La vedova stava lì al capezzale, a guardare immobile il marito e mi venne spontaneo: “Signora condoglianze vivissime” e un silenzio incredibile invase la stanza.
‘U zu Giuvanni era mummificato più del morto e meno male che la signora ci spiegò: “Non sono la moglie, solo la badante”. Giusto il tempo di renderci conto che nella stanza non c’erano parenti ma solo dottori ed infermieri e scoppiò una fragorosa risata e ci pareva che pure il morto ridesse se non che il dottore ci spiegò che il tizio aveva avuto una paresi alcuni mesi prima.
Mentre ‘u zu Giuvanni parlando con la badante apprese che quello lì non aveva parenti a Palermo ma che sarebbero arrivati l’indomani all’aereoporto, io mi accorsi che il tizio aveva il piede più o meno quanto il mio, ad una accurata indagine il numero appattava, 43 e 43.
Tre secondi dopo lui aveva le mie spaiate e io le sue, anche se erano coloro fuxia fiammante, tutto sommato facevano pan dan (ignoro come si scriva, ho studiato all’università del Borgo) con la mia camicia rosa scuro.
Purtroppo un infermiere notò il fatto e mi guardò con un aria di rimprovero, pensavo che mi rimproverasse di lì a poco e infatti così fu.
“Vero è che ai morti poi gli sudano i piedi, ma non è un peccato vurricarlo ch’i quasietti?” (n.d.r.: intraducibile!!).
E tutto andò da se, fecimo il funerale, lo stesso giorno di Palermo-Milan che pure il parrino doveva andare allo stadio che in 10 minuti tutto finì, durante il corteo tutti avevano l’immancabile radiolina con auricolare: “Ma con tutti i giorni che c’erano proprio oggi doveva morire?”.
E così guadagnai le mie prime 50 euro di una lunga serie e tutto felice tornai a casa con le mie bellissime scarpe color fuxia che fu la prima cosa che colpì l’attenzione di mia moglie.
In un angolino c’erano le mie vecchie scarpe spaiate che notai appena entrato, lapidario il commento di mia moglie: “Giustamente Loredana non poteva farti uscire con una scarpa di un colore ed una di un altro, ti ha dovuto prestare le sue…”.
Dovetti spiegare a mia moglie singhiozzante che le avevo usate per il mio nuovo lavoro, un lavoro strano oggetto di luoghi comuni, che si fa di notte e ti arrivano chiamate all’improvviso.
Quel genio di mia moglie capì subito: “Vero che abbiamo bisogno ma proprio il gigolò dovevi metterti a fare?”.
E da allora e sono passati quattro anni, mi faccio al mese tre volte un funerale e due volte Loredana così ho coniugato un lavoro extra, il tempo per l’amante e la scusa per le mie defajanse…..
Tutto andava bene, fino all’altro ieri;mi insospettì e non poco il fatto che da quattro anni a questa parte il nostro tenore di vita è assai migliorato, ben oltre i 150-200 euro che io posso guadagnare col mio lavoro di gigolò (così sa mia moglie).
Gli chiesi come mai si mettesse sempre quei brutti stivali fuxia con i tacchi altissimi…
“Amò, come li usi tu le scarpe fuxia per lavorare le uso pure io…..”.
Alla faccia di chi dice che in amore non si…….bara!!