Al termine di un’analisi durata due anni la sezione Misure di prevenzione, presieduta da Giacomo Montalbano, riduce considerevolmente il provvedimento assunto nel 2014 nei confronti dei beni riconducibili al boss palermitano D’Ambrogio.
Vengono restituiti l’intero capitale sociale e i beni della società “Servizi Funebri D’Ambrogio di Mangiaracina Teresa & C. sas, con sede in via Ponticello. Le quote risultano intestate a Cosima Fuschi e Teresa Mangiaracina, mogli di Gaetano e Sebastiano D’Ambrogio, fratelli del boss; la ditta individuale “Fuschi Cosima”, anch’essa si occupa di servizi funebri, con sede in via Porta Sant’Agata; quattro immobili nel centro storico – via Tricomi, vicolo Averna e piazza Santissimi Martiri – in parte intestati a Maria Russo, madre dei fratelli D’Ambrogio.
Contestualmente il Tribunale ha sospeso la licenza per cinque anni alla “Servizi Funebri D’Ambrogio di Mangiaracina Teresa”.
Secondo il Tribunale, ”deve ritenersi” che le cognate di D’Ambrogio, “avessero consentito” a D’Ambrogio di svolgere le sue attività criminali nel locale formalmente in uso alla società”.
Una circostanza che “dimostra la capacità di influenza sulle scelte della società, che giustifica la decadenza della società da ogni autorizzazione” ad esercitare l’attività. Di fatto, però, l’attività prosegue con la ditta individuale “Fuschi Cosima” sgravata da ogni pendenza.