Tutti assolti, nessuna condanna nell’ambito dell’inchiesta ‘Requiem’ sulle pompe funebri. La Procura ha perso.
Furono 7 gli arresti (di cui 4 in carcere e 3 ai domiciliari) eseguito nell’ottobre del 2009 per due diversi episodi analizzati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere.
Il primo riguardava due centralinisti dell’ospedale Melorio accusati dagli inquirenti di "comunicare in tempo reale – era scritto testualmente nell’avviso di garanzia – all’Agenzia di Onoranze Funebri Vecchione nonché all’agenzia di onoranze funebri Dorelli e Ferrara l’avvenuto decesso di persone ricoverate presso l’ospedale Melario di Santa Maria Capua Vetere, così da consentire ai dipendenti di tali imprese di giungere tempestivamente presso l’ospedale o verso l’abitazione del defunto, di allacciare trattative per il funerale".
L’altro episodio (stralciato dal primo), invece, secondo la Procura, riguardava il tentativo di due imprenditori di costituire a Santa Maria Capua Vetere un unico consorzio di imprese per acquisire il monopolio nel settore delle onoranze funebri cercando di coinvolgere, così sosteneva l’accusa, "mediante minaccia", la titolare dell’impresa locale Vecchione, per obbligarla ad aderire al loro progetto. In questa vicenda, attenzionata dalla magistrutura, figuravano, oltre agli imprenditori Vincenzo Palazzo e Vincenzo Martino, anche Angelo e Gaetano Cerreto di Marcianise.