In una società che tende a evitare il tema della morte, il lutto resta un tabù, nonostante le sue profonde ripercussioni sociali, sanitarie ed economiche. Secondo l’articolo di Alice Facchini, pubblicato su l’Internazionale del 26 febbraio 2025, attualmente ci sono circa 258 milioni di vedove nel mondo, con effetti devastanti sulla salute fisica e mentale di chi perde una persona cara.
L’impatto sulla salute
Il lutto può scatenare disturbi psicologici e fisici, aumentando il rischio di infarto, patologie cardiovascolari, cancro e infezioni croniche. Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) identifica persino un disturbo specifico: il “disturbo da lutto persistente complicato”.
I dati italiani: il progetto dell’Università di Bologna
Un recente studio condotto dall’Università di Bologna e dall’INPS su un campione di 10 milioni di pensionati vedovi ha evidenziato che la morte del partner aumenta il rischio di mortalità del 35% negli uomini e del 24% nelle donne, con una perdita di 1,2 anni di vita per gli uomini e 1,7 per le donne. Interessante notare come le classi sociali più alte siano più vulnerabili al cosiddetto “effetto vedovanza”, mentre le fasce economicamente più fragili sembrano mostrare maggiore resistenza.
Un problema sociale e sanitario
Il lutto non è solo un dramma personale, ma rappresenta anche un costo per il sistema sanitario nazionale, soprattutto in un paese come l’Italia, dove 4,4 milioni di persone (l’82% donne) sono vedove. Purtroppo, il supporto psicologico per chi affronta il lutto è ancora un privilegio riservato a chi può permetterselo economicamente.
Il ruolo del terzo settore
In assenza di servizi statali adeguati, sono le associazioni del terzo settore a colmare questa lacuna. I gruppi di auto mutuo aiuto offrono spazi di condivisione gratuiti e accoglienti per chi è in lutto, contribuendo a contrastare la solitudine e a promuovere il benessere mentale.
Conclusione
Parlare di lutto non è solo un atto di sensibilizzazione, ma una necessità sociale. È fondamentale garantire un supporto psicologico accessibile a tutti e promuovere una cultura dell’accoglienza per chi vive un’esperienza così devastante.
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