Veniamo a conoscenza solo oggi del seguente articolo, a firma di Frediano Manzi, pubblicato su Il Fatto Quotaidiano del 30 agosto 2010 (NdR:erroneamente indicato prima in 2013), con il titolo “La faccia tosta delle pompe funebri”, e pensiamo di darne conto ai nostri 25 lettori riportandolo integralmente:
Non c’è più limite alla decenza, adesso le 41 persone coinvolte nell’operazione milanese Caronte sul racket del caro estinto, tra cui 19 titolari di imprese di onoranze funebri, si permettono di impartire lezioni di moralità, correttezza, trasparenza. Parte delle aziende che componevano il cartello che monopolizzava illegalmente il ricco business dei funerali milanesi, stroncato appunto dalla procura, tornano oggi all’arrembaggio per controllare nuovamente la compravendita dei morti. E lo fanno attraverso un annuncio pubblicitario su una pagina di un noto free press nazionale.
“Non solo racket del caro estinto, ma anche imprese di pompe funebri attente alle complesse esigenze delle famiglie”. Questo è il titolo della pagina pubblicitaria apparsa lunedì 26 luglio 2010. “I noti e deprecabili scandali che hanno interessato alcune delle imprese funebri milanesi nell’autunno del 2008, impongono uno sforzo da parte di tutti noi per recuperare un’immagine positiva”. E ancora prosegue la pubblicità “si registra, oramai, con troppa frequenza sia nelle strutture sanitarie pubbliche che in quelle private, la segnalazione di fatti inaccettabili e da sanzionare: segnalazioni e consigli sull’impresa funebre da scegliere, da parte del personale delle camere mortuarie, stazionamento di impresari funebri nei pressi delle camere mortuarie…” . Ed inoltre cita la pubblicità “se le strutture sanitarie accetteranno il suggerimento di adottare un regolamento delle camere mortuarie, si farà un grande passo avanti verso lo sviluppo della correttezza e della trasparenza”. Ed infine leggiamo ancora “anche per quanto attiene al prezzo dei servizi proposti dai comuni, i cosiddetti servizi calmierati, prestate attenzione al fatto che, a dispetto della bassa cifra promozionata, mancano una serie di forniture ed adempimenti essenziali per il servizio funebre, quali fiori, addobbi, diritti comunali,…” .
Questo è il testo della pubblicità. Nulla di strano penserete voi, se non fosse che parte delle aziende di onoranze funebri citate in fondo alla pagina pubblicitaria e promotrici dell’iniziativa, siano quelle coinvolte appunto nel cosiddetto racket del caro estinto. Ma che faccia tosta che hanno a impartire lezioni di moralità alla cittadinanza, ad attaccare i comuni che invece stanno tentando di spezzare il loro monopolio, a erigersi i paladini della correttezza e trasparenza.
L’associazione Sos racket e usura attraverso una video-inchiesta pubblicata il 9 agosto 2010 sul proprio sito ha dimostrato ampiamente che il racket del caro estinto è ancora attivo nella città di Milano e nel suo hinterland. In conseguenza a quanto da noi pubblicato la Procura della Repubblica di Milano ha ufficialmente aperto un’inchiesta affidandola ai Nas dei Carabinieri. Decine e decine sono le segnalazioni giunte al nostro sito da tutta la Regione Lombardia, ma anche dal Piemonte, Liguria, Lazio, Marche, Campania. Decine sono le testimonianze rese in questi giorni alla Autorità Giudiziaria da parte di infermieri, imprese di pompe funebri, semplici cittadini che hanno confermato, che quanto da noi descritto corrisponde alla realtà. Stanno emergendo anche collusioni politico istituzionali, che coinvolgono pesantemente i vertici di alcune direzioni sanitarie nonché i rapporti ambigui con esponenti politici di primo piano della politica Lombarda.
Alla luce di quanto sta continuamente emergendo rinnovo l’appello a tutti coloro che hanno subìto interferenze nella scelta dell’impresa di pompe funebri, nelle strutture sanitarie nei momenti successivi al decesso del proprio caro, di segnalare tempestivamente alla Autorità Giudiziaria o al nostro sito quanto accaduto. Solo con le attente segnalazioni dei cittadini si potrà tornare al ripristino della legalità.
Clicca qui per vedere l’articolo con l’annuncio delle pompe funebri riportato integralmente
articolo di tre anni ma realt ancora attuale le persone arrestate continuano a lavorare indisturbate sotto altri nomi.
La minestra è riscaldata o si è abusato di liquidi alcoolici?
L’articolo in questione è stato pubblicato il 30 AGO 2010 e quindi 2 anni prima!
Anche se in ritardo suggeriamo a Manzi di pretendere dai Comuni che facciano il loro mestiere e non i beccamorti (attività imprenditoriale) e cioè controllare e se del caso ritirare le autorizzazioni all’attività. Gli antenati dei milanesi (ma è un proverbio che c’è ovunque) dicevano: Offellee fa el to mestee (C. Comoletti – I mestee de Milan – Ed. Meravigli 1983). Stendiamo velo pietoso sugli arresti dei funzionari addetti alle bisogna e le imprese continuano a svolgere la loro attività con inaugurazione di Funeral House con la presenza del “Governatore”, prelati, ecc. della Regione Longobarda.
E poi i lupi perdono il pelo e non il vizio.
La ringraziamo per la segnalazione. E’ stata corretta la data (2010 e non 2013) nel testo, errore dovuto al correttore ortografico che propone in automatico la data dell’anno in cui si scrive. Sulla questione del pelo e del vizio, il gioco di parole con il punto interrogativo stava proprio a sottolineare il fatto che il vizio tarda a perdersi.