Il coraggio di un impresario funebre napoletano

Non cè solo Saviano a rischiare la vita ogni giorno perché ha denunciato il malaffare. Enzo Amoroso, 45 enne di San Giorgio a Cremano, è impresario di pompe funebri. Vive sotto scorta 24 ore su 24 da più un anno, perché ha denunciato il sistema di racket che coinvolge ospedali, dipendenti e titolari di imprese legate a clan camorristici.
Già testimone in due processi, è grazie a lui se sono state spedite in carcere 30 persone. Ma la camorra non ha apprezzato il fatto che Amoroso abbia raccontato come l’organizzazione criminale riesca a detenere il monopolio dei funerali nella zona del napoletano. Per questo motivo ha attentato alla sua vita già due volte.
Nei suoi racconti ai giudici della DDA di Napoli, Amoroso ha spiegato che c’è un tacito accordo tra medici, infermieri, portantini e titolari di pompe funebri affiliati ai clan, al fine di favorire queste imprese che pagando una mazzetta di 50 euro, riescono ad ottenere l’esclusiva. Quello che devono fare i dipendenti dell’ospedale è indirizzare i familiari dei pazienti ad affidarsi a quella ditta specifica.

Il racket delle pompe funebri campane è diffuso, le imprese “pretendono l’esclusiva dei funerali che si svolgono nel loro Comune”, ci sono imprenditori “che giocano sull’equivoco e impongono tariffe e balzelli assurdi. Ad esempio, un feretro viene trasportato da Torre del Greco a San Giorgio. Si fanno pagare una tassa per ogni comune attraversato dal carro funebre: Torre, Ercolano, Portici e San Giorgio.

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