Riportiamo l’articolo apparso il 19 agosto 2010 sul quotidiano AFFARI ITALIANI, dal titolo Guerra delle pompe funebri a Milano: intimidazioni e danneggiamenti tra concorrenti.
Telefonate intimidatorie, danneggiamenti a furgoni e carri funebri, funzionari di altre imprese all’inseguimento di potenziali clienti tra le camere mortuarie fino agli uffici comunali. Da circa due mesi la societa’ di onoranze funebri “Cuore Milano”, sul mercato milanese dallo scorso aprile con una campagna pubblicitaria aggressiva e diffusa nell’intera citta’ (molti e ben visibili i maxi poster che recitano “Funerale classico Milano 1.950 euro”), ha registrato un netto calo di telefonate, soprattutto dagli ospedali.
Secondo l’opinione espressa oggi in una conferenza stampa dall’amministratore delegato, Liborio Boscaglia, il telefono ha smesso di squillare immediatamente dopo quel paio di intimidazioni ricevute la scorsa primavera. “Mi chiedevano di andarmene da Milano, di abbandonare il mercato e cessare la campagna pubblicitaria”, racconta Boscaglia. L’imprenditore torinese, 50 anni e una carriera nel settore immobiliare, non si e’ dato per vinto e ha puntato al rialzo. Per la citta’, infatti, ora girano tre o quattro camion pubblicitari con tanto di avvertimento alle vittime del racket del caro estinto. “No! I consigli in ospedale sono da denuncia”, recitano i cartelloni. L’impresa, lo scorso giugno, ha presentato un esposto in Procura per denunciare “una situazione anomala” nel mercato delle pompe funebri, tra figure ambigue che circolano nelle cliniche, mezzi danneggiati davanti a cimiteri e case di riposo e parenti “obbligati” a rivolgersi a determinate imprese da dipendenti ospedalieri corrotti e senza scrupoli.
L’amministratore delegato della società di pompe funebri, per il momento, preferisce non fare nomi, ma si riserva di farli eventualmente “nelle sedi opportune”. “Cuore Milano” ha aperto ufficialmente la propria sede lo scorso 29 marzo, entrando nel mercato con una campagna di informazione capillare. “Conoscendo l’ambiente, non ci eravamo certo illusi che fosse una passeggiata – spiega Boscaglia – per questo abbiamo investito circa 400mila euro in pubblicita'”. Manifesti e inserzioni sui principali quotidiani per un “funerale classico” a 1.950 euro hanno dato da subito i frutti. Nei primi due mesi l’impresa, che vanta un totale di una decina di dipendenti tra interni e squadre esterne, riceveva una media di due o tre chiamate al giorno.
Gli affari, pero’, si sono interrotti nel giro di poche settimane. Dopo le intimidazioni, i carri rigati e le targhe pubblicitarie divelte, i telefoni degli uffici di via Gallarate hanno iniziato a suonare al massimo due o tre volte alla settimana e soltanto per contatti da privati, per i cosiddetti “decessi domiciliari”. Dagli ospedali milanesi, invece, nessuno ha più alzato la cornetta. “I nostri sospetti sono diventati più concreti – racconta Boscaglia – i parenti per legge devono essere liberi di scegliere, noi invece crediamo ci sia un grosso monopolio di alcune imprese che controllano le strutture”. Lo dimostrano le diverse telefonate ricevute dai parenti dei deceduti che hanno raccontato a “Cuore Milano” di essere stati avvicinati all’interno delle cliniche da dipendenti con tanto di scrivania, pronti a “consigliare” di rivolgersi a una determinata impresa piuttosto che ad altre. “L’ultimo episodio risale a due settimane fa, quando un funzionario di un’altra societa’ si e’ avvicinato a un nostro cliente in una struttura privata e l’ha inseguito fino in comune”.