Lapidi e foto ricordo mai fatturati, un numero di bare inferiore ai defunti effettivamente tumulati e altre incongruenze sul business del ‘caro estinto’ nelle Marche. In totale un milione e trecentomila euro di ricavi mai dichiarati, decine di infrazioni e addirittura casi di evasione totale. E’ il risultato di una operazione di controllo condotta dall’Agenzia delle Entrate delle Marche sugli operatori funebri della regione.
Fondamentale nell’attivita’ di controllo degli Uffici di Pesaro, Ancona ed Ascoli dell’Agenzia, spiega una nota, e’ stata la collaborazione dei Comuni che attraverso le liste dei defunti e i decreti per la loro tumulazione hanno fornito un quadro di partenza dettagliato e incontestabile. Semplice il presupposto delle indagini: ad ogni salma non puo’ che corrispondere un servizio funebre.
E’ stato cosi’ possibile risalire al numero reale di funerali e ai numerosi servizi accessori – realizzazione di lapidi, manifesti e foto ricordo – mai fatturati. In qualche altro caso, il numero di casse funebri giacenti in magazzino ad inizio anno erano meno della meta’ dei defunti poi tumulati dall’impresa, senza che ne risultassero acquistate altre.
Ma in generale l’evasione veniva praticata attraverso una sottofatturazione, con l’indicazione di una cifra inferiore a quella effettivamente pagata dai congiunti. In molti casi la somma risultava pari a quella che e’ possibile dedurre dal reddito per chi sostiene spese funebri. A conclusione dell’attivita’ di verifica i recuperi fiscali medi per i 22 operatori controllati vanno oltre i 60.000 euro. Un ulteriore dato, infine, dell’intera operazione e’ che la quasi totalita’ delle imprese ha chiesto di usufruire dell’istituto dell’adesione ai verbali, riconoscendo la difficile contestabilita’ dei rilievi fiscali effettuati.
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