Coronavirus: Lecco, imprese funebri esemplari

Pubblichiamo quanto abbiamo appreso oggi pomeriggio sul comportamento esemplare del sistema delle imprese funebri lecchesi, tratto dal sito www.casateonline.it (Vedi Link):


Pompe funebri: nel lecchese non risultano contagiati. Ci siamo mossi senza aiuti da Ats. In un mese un terzo dei funerali di un anno
“Ad oggi non risulta contagiato nessun operatore di agenzie di pompe funebri della provincia di Lecco”. Lo dice con orgoglio, tenendo le dita incrociate, la presidente provinciale delle Imprese di Pompe funebri di Confcommercio.

Maristella Carnio, casa e azienda a Casatenovo, 31 anni, una prima laurea in Psicologia della comunicazione all’Università degli studi di Bicocca nel 2009, una seconda laurea con 110 e lode in Pubblicità, editoria e creatività d’impresa all’Università degli Studi di Modena nel 2013 e un Master in Brand management and communication allo Ied nel 2015, attualmente è iscritta ad un Master all’Università Cattolica in Sviluppo e sostegno alle piccole medie imprese. Nel 2018 è stata eletta all’unanimità alla guida delle agenzie funebri della provincia di Lecco.

In queste settimane ha affrontato l’emergenza Coronavirus coordinando l’attività dell’azienda di famiglia e delle imprese del territorio. Un compito non certo facile al tempo del coronavirus. Ma può considerarsi soddisfatta dei risultati. Le 24 agenzie associate hanno fatto rete e sono riuscite fino ad oggi ad affrontare e superare la strage di queste settimane.

“Non abbiamo numeri precisi – ci ha detto – ma in media ogni agenzia ha fatto in un mese un terzo delle sepolture che solitamente fa in un anno. E’ stato per tutti un periodo molto difficile, ma grazie all’organizzazione che ci siamo dati abbiamo fronteggiato l’emergenza. Subito dopo la mia elezione ho attuato un’organizzazione improntata sulla condivisone e sulla collaborazione. Abbiamo fatto “sistema” e questo ci ha consentito di affrontare uniti l’emergenza in cui ci siamo trovati. Ho applicato al gruppo le tecniche utilizzate in Croce Rossa, di cui sono consigliere per la Lombardia e questo ci ha dato una marcia in più”.

Come è facilmente intuibile le agenzie funebri sono state travolte dalle richieste di funerali e quasi sempre hanno dovuto occuparsi interamente delle operazioni di sepoltura poiché se le vittime sono morte di Coronavirus i parenti sono costretti a osservare la quarantena. Soprattutto gli addetti delle pompe funebri sono esposti al contagio, dovendo deporre le salme nelle bare. E anche in questo caso la presidente Carnio ha messo in atto una strategia precisa.

“Dall’Ats ancora oggi non abbiamo ricevuto indicazioni su come operare per non rischiare a nostra volta di essere contagiati. Per fortuna grazie al mio ruolo in Croce Rossa ho avuto modo di avere le disposizioni emanate dall’Agenzia regionale per l’emergenza, che ho immediatamente girato a tutti i colleghi. Fin da subito in provincia di Lecco abbiamo messo in atto tutte le procedure di sicurezza, impiegando i dispositivi adatti e seguendo le giuste procedure. Sarebbe bastato un errore durante la vestizione o la svestizione per contrarre il contagio… I primi giorni, quando ci presentavamo nelle camere mortuarie, ci prendevano in giro per come eravamo “vestiti”, dopo pochi giorni, quando è esplosa l’emergenza gli addetti erano più “coperti” di noi. Credo che sia stato grazie anche a questo che non ci sono operatori del settore contagiati. Ci siamo arrangiati da soli, senza alcuna indicazione dall’Ats. Ma soprattutto nessuno ci ha fornito i dispositivi. Grazie alla rete e alla collaborazione tra le varie agenzie, siamo riusciti a trovare i dispositivi necessari e tutti abbiamo potuto operare in sicurezza”.

Un altro problema di queste ultime settimane, legato allo straordinario numero di decessi, è il fatto che molti famigliari delle persone decedute, non si sa bene per quale motivo, ritenevano e ritengono che in caso di morte per Covid-19 sia preferibile o addirittura obbligatoria la cremazione.

“E’ una grande falsità che ha messo in crisi il nostro settore. Si tratta di un’informazione errata che non sappiamo dove abbia avuto origine. Questo però ci ha creato molti problemi, in quanto ha mandato in tilt gli impianti di cremazione, tenuti a rispettare orari di lavoro prestabiliti e autorizzati dall’Arpa. Quindi non hanno potuto aumentare le ore di funzionamento delle linee di incenerimento. Per quanto riguarda la parte alta della Provincia di Lecco e la Valtellina i tempi d’attesa andavano da una settimana a dieci giorni. In Brianza la situazione è stata invece molto più complicata. In pratica Brescia e Bergamo, dove come sappiamo la situazione è molto più difficile, hanno saturato i loro templi crematori e quindi hanno dirottato le salme a Milano. Il forno di Lambrate è stato letteralmente travolto al punto che sono state sospese le prenotazioni, dopo che i tempi di attesa avevano raggiunto ormai un mese. Inoltre il sindaco di Milano ha emesso un’ordinanza che dispone che nel caso non sia possibile procedere alla cremazione entro un numero di giorni, bisogna procedere all’inumazione o alla tumulazione… A quel punto pur di ottenere la cremazione nei tempi previsti si sono rivolti tutti agli altri forni, che erano quelli che utilizzavamo noi creandoci delle difficoltà e i tempi di attesa per le cremazioni si sono prolungati di molto, creando qualche problema nella gestione delle bare durante i tempi di attesa. Da qualche giorno la pressione però sembra essere diminuita… Speriamo che continui così”.

Le agenzie lecchesi, oltre ad affrontare la “loro” emergenza, hanno collaborato anche con i colleghi delle provincie più colpite dalla pandemia.

“Abbiamo fatto sistema con i colleghi delle provincie di Bergamo e Brescia che come è noto sono stati sommersi dall’emergenza. Nei nostri ospedali c’erano ricoverati numerosi pazienti provenienti alle loro provincie, quindi ci siamo resi disponibili a sbrigare le pratiche burocratiche e le prime incombenze per conto loro in attesa del loro intervento. Non finiscono più di ringraziarci… anche questo è un altro aspetto positivo che credo meriti di essere sottolineato”.

Augurandoci che la situazione possa tornare presto alla normalità, cosa vi aspettate per il futuro?

“Nessuno credo che possa avere una risposta precisa, di certo stiamo cominciando a fare delle valutazioni. In un mese abbiamo fatto un terzo del lavoro che solitamente facevamo in un anno e quindi è logico aspettarci che, essendo deceduti i soggetti più deboli, dovrebbe ridursi anche la nostra attività. Un aspetto che non possiamo sottovalutare, perché in questo periodo, contrariamente a quanto molti pensano, non ci stiamo arricchendo. Siamo stati costretti a supportare una mole di lavoro esagerata, ma i funerali non si svolgono più come in passato, costano meno. Per un certo periodo non si potevano più fornire i fiori, sono state sospese le affissioni e inoltre i servizi si sono ridotti, non essendo più prevista la cerimonia in chiesa”.

L’enorme numero di decessi ha messo sotto pressione anche la macchina amministrativa e di conseguenza i Municipi chiamati a gestire un numero inatteso di pratiche.

“Questa emergenza ci lascerà certamente qualcosa… Ma soprattutto ha fatto comprendere alle pubbliche amministrazioni che la tecnologia ci può dare un sacco di vantaggi. Il Comune di Lecco si è dimostrato il più avanzato di tutti introducendo i bolli virtuali e l’utilizzo della posta certificata. Se fossimo stati più evoluti dal punto di vista tecnologico avremmo affrontato la situazione in modo più snello e veloce. E’ stato un notevole passo avanti e indietro non si torna più…”

La situazione in questi giorni sembra essere leggermente migliorata, quindi possiamo dire che il peggio è passato?

“Sarebbe bello poterlo dire, ma ho notato che ieri (giovedì, ndr) i contagi in provincia di Lecco sono tornati a salire… Bisogna vedere cosa accadrà nei prossimi giorni”.
Per ora quindi, continuiamo a tenere le dita incrociate.

Articolo di Angelo Baiguini

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