Pubblichiamo integralmente lo scritto del segretario della Federcofit Riccardo Salvalaggio, apparso su Hermes Funeraria non datato (link) relativo alla [Fun.News 3593] dl 9 aprile u.s., riservandoci quanto prima la replica
Apprendiamo dal sito di funerali.org, cassa di risonanza di EURO.ACT srl, una notizia che, fondamentalmente, non abbiamo poi così tanta voglia di commentare data la grande amarezza che ci lascia addosso.
La sensazione è quella di non capire la motivazione che spinge, uno degli organi di diffusione del settore funebre, a cercare di gettare discredito alla stessa categoria alla quale appartiene.
Quando entrai nel settore funerario rimasi particolarmente colpito da un paio di frasi che mi dissero e che avrebbero condizionato per sempre l’approccio con quelli che erano allora i miei stessi colleghi;
• il peggior nemico degli impresari funebri sono gli impresari funebri stessi,
• far parlare bene delle pompe funebri è praticamente impossibile.
A distanza di anni, tutto mi sarei aspettato tranne che riassaporare oggi, con la lettura di questo articolo, tutte quelle sensazioni di allora miste tra stupore e nausea.
[E’ riportata la [Fun.News 3593] da funerali.org] Dopo la seconda volta che ho riletto quest’ultima frase sono rimasto stordito e mi hanno assalito due pensieri.
Il primo è stato quello emozionale: ma per quale motivo un organo informativo del settore funebre dovrebbe trascrivere una affermazione così decisamente e platealmente denigratoria nei confronti della stessa categoria che dovrebbe difendere? Ma pensavano veramente che aggiungendo la parola “scorrette” avrebbero mitigato l’effetto dell’ennesimo articolo denigratorio sulle pompe funebri e che il pensiero avrebbe fatto puntare il dito solamente sui cattivi della situazione?
Il secondo pensiero è stato quello razionale: questa affermazione non può essere stata fatta da un Colonnello dell’Arma dei Carabinieri. Difatti così non è.
Alzo il telefono e cerco il contatto della caserma di Bergamo e chiedo di poter avere un appuntamento telefonico con il Comandante Provinciale di Bergamo, Paolo Storoni, me lo passano, due squilli e mi risponde. Mi presento, spiego l’accaduto e dopo qualche istante di spiazzamento reciproco cerchiamo di fare il focus sulla situazione.
Il Comandante mi spiega che le imprese funebri a Bergamo erano in gran difficoltà dovuta ai loro stessi titolari e collaboratori positivi al Covid-19. Anche Federcofit era ben cosciente della terribile situazione difatti aveva messo in campo con LIA Bergamo (Liberi Imprenditori Associati) iniziative a sostegno degli operatori funebri bergamaschi.
Continua Storoni dicendo che era doveroso un intervento in piena sintonia con la categoria, la quale non deve vivere la vicenda della riconsegna delle ceneri come elemento di rivalità, anzi come un atto di pietas nei confronti di persone che hanno sofferto e stanno soffrendo in questa terribile vicenda. Il senso è stato quello di fare squadra e dare una mano a tutti quanti facendo prevalere il senso civico ed il buon senso in tutti gli aspetti di questo triste capitolo.
Domando se avesse espresso le considerazioni contenute nell’articolo di funerali.org (rileggendogli il passaggio) il Comandante mi dice fermamente di no, il suo lavoro non è quello.
Chiudo la telefonata, non prima di esprimere l’attestato di stima nei confronti di come sia stata gestita la vicenda e ringraziando del sostegno dato dall’Arma dei Carabinieri di Bergamo a tutto il comparto funerario italiano. Si, perché il supporto è stato dato a tutti gli impresari funebri, indipendentemente dalla loro collocazione regionale; è stata appoggiata una categoria.
E allora perché? Perché scrivere quelle 4 parole e attribuire considerazioni gratuite? Perché attaccare il tuo stesso settore?
Chiediamo, alla persona della redazione di funerali.org che ha scritto l’articolo di pubblicare una smentita dell’articolo in questione.
Non lo chiediamo con il cappello in mano, ma con la testa alta e con la stessa fierezza di chi ha fatto e sta facendo tutt’ora il proprio dovere tutti i giorni sul campo e non dietro una scrivania, su Milano, Brescia, Bergamo, Torino, Cremona, Reggio Emilia, Monza, Padova, Verona e Roma le quali sono tutt’ora le provincie più martoriate.
Siamo stufi di essere trattati male da chiunque. Lo Stato ignora completamente la categoria. I giornali scrivono di noi solo quando c’è da evidenziare i problemi e quando non ci sono li inventano. La politica non fa proprie le nostre gravi istanze. Finita questa allucinante vicenda dovremo necessariamente fare qualcosa, non è più tempo di aspettare.
Nessuno ci toglie dalla testa la convinzione che vedere i camion dell’esercito portare via i morti da Bergamo sia stato per il popolo italiano un segno di vicinanza con la nostra Difesa, ma per le famiglie interessate è stato, invece, un ulteriore dolore sommato a quello immenso per la perdita di un proprio caro.
Riccardo Salvalaggio
Segretario Nazionale Federcofit