E continua l’inchiesta di Affari Italiani sul racket dell epompe funebri a Milano. Ecco di seguito riportata una intervista a Frediano manzi (SOSracketusura), pubblicata in data 19 agosto 2010 su www.affaritaliani.it:
Frediano Manzi, dell’associazione Sos Racket e Usura, sceglie Affaritaliani.it per commentare il caso di “Cuore Milano”, l’azienda di pompe funebri che oggi ha denunciato di aver ricevuto intimidazioni e minacce perché sta operando “al di fuori del cartello”.
Frediano Manzi, che succede?
Cuore Milano ha fotografato una realtà che noi abbiamo già documentato il 10 agosto con i famosi video negli ospedali. C’è il far west nelle aziende di pompe funebri, questa è la verità. Si spartiscono il ricco mercato di 500 milioni di euro all’anno due cartelli, che già l’operazione Caronte, che portò all’arresto di 41 persone, con 19 rappresentanti legali di pompe funebri, aveva smascherato. Il sistema non è cambiato. Noi abbiamo dato già da oggi tutto il nostro supporto, a livello di coordinamento e di strategia, a Cuore Milano.Una joint venture contro il crimine, insomma.
Condividiamo la loro tecnica di pubblicità aggressiva per denunciare tutti quelli che danno “consigli”. E poi Cuore Milano è l’esempio lampante di come dovrebbe lavorare l’impresa. Per questo motivo invece viene penalizzata.Che cosa fare, adesso?
Partirei da due punti: il Comune tolga dalle turnazioni le 19 società indagate, che a vario titolo sono state coinvolte nell’operazione Caronte più le 2 che abbiamo smascherato. Il secondo punto: chiediamo all’assessore Bresciani, visto che le direzioni sanitarie sono disattente, di revocare le licenze. Il sistema, com’era nel 2008, è tornato tale e quale. Non a caso questo imprenditore ha ricevuto minacce. Questo è un sistema a grande infiltrazione criminale.Voi avete ricevuto minacce dopo i video?
La nostra associazione ha ricevuto 740 tra mail e minacce, dopo i video, ma abbiamo anche ricevuto anche segnalazioni di conferma, di cui 8 da imprese di pompe funebri. Sono tutte segnalazioni firmate, tutte persone che noi abbiamo già messo in contatto con l’autorità giudiziaria che ha aperto un’inchiesta.
Cuore Milano esmpio, sè. C’è un camion pubblicitario “Funerale Classico” di fronte all’ospedale San Carlo di Milano, via Pio II – San Giusto da una settimana sulle strisce blu a pagamento ma senza pagare. Ho chiamato la rimozione ma guarda caso il camion è ancora lì. I MEDICI CHE LAVORANO AL SAN CARLO PAGANO PER PARCHEGGIARE. Altro che mafia!!!
Bene Manzi ha “svelato” i retroscena del mercato delle pompe funebri.
Abbiamo scoperto l’acqua calda ,forse per i non addetti è stato uno scoop ma x noi che ci siamo dentro purtroppo queste sono la “normalità”.
Ancora oggi a milano in 18 istituti la ex ILT ora SSI gestisce le camere mortuarie ,non dimentichiamoci che anche le p.f. generali fanno al san raffaele e a villa turro le stesse cose e per anni hanno gestito in monopolio assoluto i funerali all’interno di queste strutture.
La ditta Cuore per voce del suo amministratore dice che ha avuto minacce ,non credo sia nello stile delle pf milanesi,forse credevano di arrivare sul mercato e con la pubblicità riuscire a reperire sul mercato un numero elevato di clienti che giustificasse almeno l’investimento iniziale,ma nelle pf non funziona così.
ci sono troppe variabili che portano i famigliari alla scelta dell’impresa e credo che l’approccio della cuore sia stato troppo ottimistico.
Primo punto non si può togliere dai convenzionati imprese indagate ,perchè se poi risultano non colpevoli il comune dovrà pagare una barca di danni.
In italia fino al 3° grado di giudizio si è “innocenti”.
secondo punto :
Il servizio comunale a 1054 non porta altro che ad un’appiattimento del mercato e da un termine di paragone alle famiglie non realistico.
Per tanto se proprio si vuole fare qualcosa sarebbe bene combattere questi costi troppo bassi e penalizzanti e dare invece un servizio decoroso ad un prezzo equo.
Inoltre secondo me le direzioni sanitarie non sono disattente ma sono o almeno erano ben consapevoli di quello che accadeva e per questo colpevoli e alle volte complici di quelle aziende che gestivano le camere mortuarie.