E’ pervenuta in redazione una richiesta di informazione su come aprire una attività di impresa funebre, da parte di un marmista. Questo ha stimolato un confronto che si propone, attraverso la serie di commenti alla prima richiesta.
Come aprire una attività di impresa funebre
E’ pervenuta in redazione una richiesta di informazione su come aprire una attività di impresa funebre, da parte di un marmista. Questo ha stimolato un confronto che si propone, attraverso la serie di commenti alla prima richiesta.
In estrema sintesi, poichè la regione Lazio non ha ancora regolamentato a livello locale l’attività funebre:
Occorrono:
Licenza di commercio non alimentare
Licenza di pubblica sicurezza ex Art. 115 Testo Unico Leggi Pubblica sicurezza (questo documento è ora di competenza del comune)
Disponibilità (attraverso gli istituti della proprietà, del leasing…) di almeno un autofunebre, nonchè di idonea autorimessa,magazzino per le casse ed ufficio per la trattazione degli affari
Almeno 4 necrofori (in regola tramite tutte le formule contrattuali ammesse dal diritto del lavoro) per la movimentazione dei feretri.
Buongiorno a tutti,
vi chiedo un aiuto per aprire un’ impresa funebre.
Come mi devo muovere?
Quali sono le spese da sostenere?
Vorrei aprire nella zon adel voiterbese
Grazie a chi voglia RISPONDERE
EMANUELA
Buongiorno a tutti,
sono emanuela e vorrei tanto aprire una impresa funebre.
Potete darmi una mano, magari dandomi qualche delucidazione in merito (costi, documenti necessari, etc).
Vorrei inserirmi nella zona del Viterbese.
un Grazie enorme a chi voglia rispondermi.
Emanuela
Da recenti ricerche di settore si nota chiaramente come l’evento funerale, sotto il profilo sociale, stia inesorabilmente perdendo quell’importanza emotiva di cui prima era investito.
L’evoluzione culturale, mentre corre a folle velocità verso un inquietante modernismo dove l’apparire ed il look rappresentano il nuovo culto per una società fondata sull’individualismo di massa ci impone un momento di riflessione.
Sotto un certo profilo la ricerca ossessiva di status symbol anche di fronte al morte potrebbe riuscire un’occasione molto fruttuosa per l’imprenditoria funeraria, da tempo abituata a puntare sulla carta dell’immagine e degli aspetti immateriali del servizio esequiale.
D’altra parte, però, se si perde il significato del funerale, inteso come un modo pubblico in cui estrinsecare i nostri affetti, attraverso un alfabeto di codici e valori radicati nella nostra cultura, la spesa che il cittadino sarà disposto a sostiene tenderà ad un’inevitabile flessione.
Con diverse soluzioni però si potrebbe ovviare a questo deprezzamento delle prestazioni mortuarie
Noi dobbiamo innanzi tutto batterci perchè anche nelle scelte politiche i costumi funerari italiani siano preservati da ingiuste aggressioni, magari in nome di una presunta efficienza e razionalizzazione del mercato funerario.
Su questo solco di un’azione soprattutto culturale, formativa e di educazione civica diverse amministrazioni locali o regioni hanno attivato interessanti progetti.
L’associazione in cui si riconoscono gli impresari di alcune regioni in questi mesi sta sperimentando un’innovativa strategia d’alleanze, anche con la controparte pubblica, pur di promuovere e conservare riti e tradizioni millenarie delle località nell’Italia centrale.
Il servizio funebre, infatti, è direttamente proporzionato all’emotività popolare ed a quel bagaglio di credenze e genuina religiosità popolare che comunemente definiamo con il titolo di civiltà.
Se la nostra categoria saprà tutelare e trasmettere questi concetti di sacralità del lutto, anche nell’era dell’elettronica più spinta, magari durante un inevitabile e faticoso ricambio generazionale tra due stili completamente differenti nel fare impresa, si potrà ravvivare per lungo tempo la capacità produttiva e morale delle imprese italiane.
Ciao Nicola,
mi piacerebbe scambiare 4 chiacchiere con te visto che ti sento molto attivo e protagonista del settore.
Ho 31 anni figlio di un marmista …
Ti lascio la mia mail, se ti va scrivimi ….
carlojil@yahoo.it
Scusate, ci terrei a precisare un paio di cose.
BASTA con questa storia dei “nuovi” arrivati dipinti sempre ed esclusivamente come affaristi dell’ultim’ora che fanno “fare tutto a terzi” con conseguente professionalità zero e tutto ciò che ne consegue! Scrivo dalla Lombardia, da un anno ho aperto un’agenzia funebre, ho 30 anni, fin da piccolo conosco cimiteri ed impresari funebri, ho da quando ho memoria una grande passione per questo lavoro, ho cercato invano anni di trovare lavoro in questo settore che sento mio più di qualsiasi altro, risultato: nulla di fatto. Perchè? Semplice, TUTTE le “benemerite” imprese della mia zona (con trentennale esperienza) si avvalgono di pensionati e personale preso in nero dall’edilizia (quindi “necrofori” ah hoc come potrete intuire…) che durante i servizi si comporta in modo assolutamente VERGOGNOSO, il dio guadagno…
Ho frequentato tutti corsi previsti : dir.tecnico,necroforo,autista, ho fatto due corsi di tanatoestica (che i nostri impresari storici di qui credono sia un negozio di estetista) ho investito soldi per il negozio, tutta l’attrezzatura (frigo, camere ardenti, prodotti per toilette mortuaria e la disinfezione, teli, furgone attrezzato) ho un regolare contratto per il personale ed il carro con un’azienda di servizi (come hanno anche TUTTI gli impresari storici oramai, più o meno…) e lavoro molto, molto meglio di personaggi che si sono -e continuano a farsi strada con buste e bustine o solo per inerzia. Badate bene, questo lo dico con cognizione di causa e grazie al riscontro più che favorevole che stò avendo per i servizi che ho svolto fin ora. Nonostante questo leggo ancora lettere su giornali di settore di vecchi imprenditori che vogliono fare passi indietro su una legge regionale da loro stessi “benedetta” qualche annetto fa. Non discuto sulla dubbia professionalità e/o legittimità di alcune nuove leve ma vi garantisco che i sotterfugi e le bassezze contro cui un giovane come me si sta scontrando (e che vengono prorpio dalla vecchia scuola) qui da me, non ve le potete immaginare, a partire dalle VERGOGNOSE gestioni cimiteriali. E questa sarebbe la vecchia scuola? Bhe, di sicuro non ho nulla da imparare. Ho sentito usare scuse di ogni tipo per giustificare chiusure anticipate che potevano benissimo essere gestite, per non parlare delle fantomatiche doppie casse interne in rame o altre arlecchinate da circo per giustificare conti faraonici. Verità scomode? Sarebbe ora che i giovani, quelli veri che questo lavoro hanno intenzione di farlo seriamente, comincino a farsi sentire.
Ci tengo a precisare che non voglio generalizzare, ho conosciuto impresari di vecchia generazione anche da me che sono grandi maestri e seri professionisti, appunto per questo generalizzare è sbagliato, ma vorrei solo ricordare che le mele marce sono ovunque, senza limiti di tempo, età o data di inizio attività.
Oggi un’impresa funebre vive anche d’immagine, è inutile ostinarsi a negarlo, per non ammettere che siamo in un’epoca in cui lo stile ed una certa filosofia aziendale divengono un importantissimo veicolo per pubblicizzare (inteso letteralmente: render pubblico) la propria professionalità.
Ormai siamo calati in una logica di giochi a somma zero, vinco io se perdi tu, e viceversa; la competizione non è mai stata così spietata.
E’ quasi impossibile cercare ancora forme di collaborazione con i concorrenti o di semplice non belligeranza, basta un piccolo errore ed il danno che si ripercuote sull’impresa è immane.
Qui si fa prestissimo a perdere faccia e credibilità duramente guadagnata, per questo motivo è indispensabile raccomandare sempre ai dipendenti di seguire fedelmente il protocollo più formale nei rapporti con la clientela.
La gente vuole soprattutto servizi, c’è stato un cambio di mentalità, la cassa non è più uno status symbol, anche perché c’è stata una certa riscoperta di una semplicità “francescana” anche in caso d’esequie laiche.
Molte famiglie abbienti e di stimati professionisti sempre più si orientano sulla sepoltura in terra o sull’incinerazione.
Chi subisce un lutto vuole, giustamente, essere seguito e consigliato, ha bisogno di una presenza discreta ma efficace che l’affianchi nelle convulse ore che precedono il funerale.
Si nota una crescita d’attenzione per i particolari ornamentali, sempre più frequente è la richiesta di pannelli e fondali soprattutto per mascherare lo squallore di certe camere mortuarie “all’italiana”.
Oggi la gente non ha più tempo per attendere da sola a tutte le incombenze che la morte comporta, la cerimonia dura al massimo un’ora, poi tutto è finito e domani stesso magari si deve ricominciare a lavorare con tutti i problemi della successione ancora da risolvere e sul conto corrente le spese per il funerale.
Ecco perché è giusto sostenere che il comparto funerario debba modellare anche un nuovo linguaggio, per essere così più vicini ai bisogni delle famiglie.
Viviamo in una realtà caotica e frammentata, non esiste più un solo codice di valori condivisi dalla clientela ed anche le parole sono diventate più incerte e sfumate.
Bisogna intuire ed interpretare subito i desideri del pubblico senza far troppe domande, c’ è bisogno di una formula sintetica capace di accontentare diverse sensibilità, senza però scadere nel banale.
I dolenti hanno il sacrosanto diritto di essere soprattutto capiti anche nelle loro, comprensibili, incoerenze, perché a nessuno piace star a parlare per intere ore di zinco, polvere assorbente o aldeide formica, magari con le lacrime che ti rigano il viso.
Un tempo il funerale era un evento di gran lunga più sociale e condiviso: si articolava su diversi giorni, quindi c’era tutto il tempo per entrare nei dettagli e spiegare tutti i servizi esequiali che le imprese avrebbe potuto offrire.
Adesso questo modello sarebbe improponibile, nessuno è disposto a perdere un’intera giornata da dedicare alle onoranze funebri. Allestire un funerale è diventato un giuoco ad incastri:
gli orari dei trasporti sono rigidi e fissati dal comune, poi bisogna verificare la disponibilità della chiesa e del sacerdote per l’officio funebre.
Se il decesso è avvenuto in casa, comprensibilmente, bisogna accelerare al massimo la rimozione del feretro dall’ambiente domestico, se invece si parte dall’obitorio il problema sotto altri aspetti è sempre lo stesso, bisogna affrettarsi perché magari di lì a poco la camera ardente dovrà ospitare un’ altra salma e noi dobbiamo adeguarci.
Gli italiani sono sempre più a disagio dinnanzi all’esperienza di un lutto, sono impreparati, non sanno come affrontare la situazione: a volte ci capita di essere investiti di compiti che esulano dalle nostre competenze. Può capitare di sentirsi chiedere a quale notaio rivolgersi, che tipo di documentazione occorra, come effettuare il cambio di proprietà dell’auto.
Se si prosegue in questa direzione sarà inevitabile la formazione di una nuova figura professionale: una sorta di consulente funerario, sulla scorta dell’esperienza americana, ma anche francese.
L’impresario dovrà recuperare quel rapporto di fiducia con la clientela che decenni d’ affarismo rampante e selvaggio hanno offuscato.
L’imprenditoria funeraria vende principalmente servizi, quindi gli impresari propongono soprattutto essi stessi con le loro capacità, il nuovo slogan per il rilancio dell’imprenditoria funebre potrebbe suonare così.
buongiorno
grazie carlo per tutte le informazioni che mi hai dato
mi sembra molto complicato aprire un impresa funebre.
da fonti a questo punto non vere mi era stato detto che sarebbe stato più semplice.
ma secondo te in gestione o comunque in collaborazione gia con un altra impresa esistente sarebbe più semplice aprire? e se si come mi dovrei muovere?
aspetto una tua risposta grazie
buona giornata
L’azione di un’impresa funebre si articola su queste prestazioni:
1) vestizione e preparazione estetica della salma.
2) disbrigo pratiche amministrative
3) somministrazione di beni e servizi (vendita di cassa mortuaria, addobbi, necrologie)
4) trasporto funebre (di salme, cadaveri, ossa, ceneri resti mortali).
Quindi per lavorare bene nel campo delle onoranze funebri serve una buona predisposizione al contatto…con i morti!
A Roma il mercato funerario si è organizzato in una forma piuttosto frammentaria e destrutturata.
Per ovviare a questo modello, piuttosto farraginoso, dell’imprenditoria mortuaria sono sorti centri di notevoli dimensioni che offrono a 360 gradi servizi alle agenzie.
Questa formula che gli economisti definirebbero, senza dubbio, come dispendiosa e poco efficiente, nella capitale, invece, pare aver conquistato importanti successi ed essersi affermata come una tipologia di sviluppo sostenibile nei rapporti tra i diversi operatori del post mortem.
Le agenzie, forse, non hanno interesse a raggiungere una propria autosufficienza operativa, perché risulterebbe troppo difficile risolvere direttamente i problemi di logistica che un’impresa funebre in un territorio così densamente popolato deve affrontare.
Occorrono, infatti, appositi locali ed autorimesse dove posteggiare i veicoli e non sempre è facile reperire, in pieno centro storico un garage di queste dimensioni; a Roma, poi, a causa del traffico caotico e delle incongruenze nella tempistica dettata dal comune nell’allestimento di un funerale è molto dispersivo e può richiedere anche quattro o cinque ore.
Nella Regione Lazio, fatte salve le novità di semplificazione introdotte con DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 28 settembre 2007, n. 737 e le norme su dispersione e conservazione delle ceneri presso un domicilio privato (ex Artt. 162 e Seguenti della L.R. Lazio 28 aprile 2006, n. 4) valgono ancora le disposizioni del DPR 285/1990.
Consiglio, pertanto, preliminarmente, una lettura di queste fonti del diritto, assicurandoLe piena disponibilità per ogni approfondimento.
Saluti
Carlo
salve a tutti.
sono qui per chiedere aiuto per come poter aprire un impresa funebre a roma.
è un sogno che vorrei realizzare sono affascinata da questo lavoro.
non riesco piu a capire se sia facile o meno ci sono molte parole e pochi fatti.
io ne vorrei aprire una a conduzione familiare.
grazie per l’interesse e l’aiuto aspetto vostri commenti.