Castellammare di Stabia (NA): servizi funebri e clan, sei arresti

I clan camorristici stanno dietro la gestione dei servizi di onoranze funebri a Castellammare di Stabia (Napoli) attraverso ”il consolidamento ed il mantenimento di una gestione monopolistica, tale da impedire l’ingresso ad altre imprese concorrenti presenti sullo stesso territorio o su territori limitrofi”.
È quanto hanno appurato gli inquirenti svelando un legame tra Alfonso Cesarano, già coinvolto in precedenti indagini, e i clan camorristici, rilevando l’ingerenza della criminalità organizzata stabiese anche nel settore dei servizi funebri, fino a fare emergere l’esistenza di taciti accordi tra le imprese di onoranze funebri operanti sul territorio al fine di determinare vere e proprie ”competenze territoriali”, dalle quali non era possibile sconfinare per non alterare gli equilibri imposti dall’organizzazione criminale.

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2 thoughts on “Castellammare di Stabia (NA): servizi funebri e clan, sei arresti

  1. In questi anni importanti inchieste giudiziarie hanno letteralmente liberato il mercato funebre in zone e città dove la libera iniziativa economica era ostacolata da racket di varia matrice (mafiosa e non).
    Da diversi anni alcune regioni ed il parlamento nazionale lavorano per richiudere i mercati, ovvero ripulire il mercato da migliaia di operatori funebri onesti in modo che i monopoli possano essere realizzati senza dover delinquere. Come le audizioni in Parlamento hanno certificato l’unica realtà associativa di categoria a denunciare tale miserabile deriva è l’ANIFA, tale circostanza non dovrebbe inquietare solo noi.

    Cordiali saluti
    Paolo Rullo
    Segretario ANIFA

  2. Aggiornamento:
    Da ieri mattina è in carcere, Alfonso Cesarano, 61 anni, imprenditore stabiese del settore funerali, già a processo per estorsione aggravata dal metodo mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa, stavolta accusato di trasferimento fraudolento di valori, reato aggravato dell’aver favorito il clan D’Alessandro. Con le stesse accuse sono finiti ai domiciliari familiari e soci: il fratello Giulio, il nipote Catello, i cugini Saturno e l’omonimo Alfonso Cesarano (62 anni) e Michele Cioffi. La ricostruzione degli inquirenti riporta a date e passaggi anomali, che coincidono con le tappe dell’inchiesta. Raggiunto da un’interdittiva antimafia prima (2012) e dall’avviso di chiusura indagini poi (2016), Alfonso Cesarano avrebbe scelto di defilarsi dagli affari, per evitare sequestri e ulteriori problemi alle aziende. Una decisione che, però, è avvenuta solo sulla carta, secondo i carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata.

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