Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa:
“Confermiamo la nostra forte perplessità per l’entrata in vigore da oggi 1 luglio del registro regionale delle imprese funebri in Campania”.
E’ quanto ha dichiarato Piero Chiappano, segretario nazionale di Federcofit, la federazione del comparto funerario italiano che, negli ultimi giorni, ha incontrato a Napoli il presidente della Commissione regionale Sanità, on. Vincenzo Alaia, per confrontarsi sulla questione.
“Il problema, sia chiaro, non riguarda il registro in sé, ma le modalità con cui assolvere ai requisiti per poter accedere al titolo abilitativo alla professione funebre e quindi al registro stesso”, spiega Chiappano.
“Ciò che richiede la legge della Campania – unico caso in Italia – è che i requisiti siano posseduti direttamente dall’impresa. Vale a dire che, se un cittadino campano volesse aprire un’impresa funebre, dovrebbe fare e poi mantenere un investimento che preveda un carro funebre, un’autorimessa, una sede commerciale e ben 5 addetti regolarmente assunti (un direttore tecnico e 4 necrofori). Ciò significa mettere sul piatto circa 300mila euro, una cifra alla portata di pochi privilegiati”.Tutte le altre leggi regionali in Italia risolvono il problema di questa onerosa barriera d’accesso consentendo alle imprese di assolvere alla richiesta dei requisiti mediante il ricorso a specifici contratti di fornitura stipulati coi centri servizi, che offrono congiuntamente uomini e mezzi, oppure di consorziarsi tra di loro per raggiungere insieme i requisiti previsti.
Questo principio, che tecnicamente si chiama “avvalimento”, favorisce la possibilità di operare a chi vuole fare impresa senza avere grandi mezzi di partenza.
“C’è una logica in tutto questo: per possedere e mantenere i requisiti direttamente, un’impresa dovrebbe sviluppare un volume d’affari pari a almeno 200 servizi funebri all’anno, un numero che, a livello di media per impresa, non si constata nemmeno in Lombardia”, sottolinea il segretario nazionale di Federcofit.
“Ecco perché in tutta Italia le leggi consentono il principio dell’avvalimento, per favorire l’attività di impresa secondo una normativa che non avvantaggia in nessun modo gli irregolari o i furbi, perché è tutto alla luce del sole, ben disciplinato e registrato in Camera di Commercio. Non c’è nessun sottobosco da alimentare, tutt’altro, qui si salvaguarda la dignità della piccola e media impresa italiana e si incoraggia l’intraprendenza dei giovani che vogliono inserirsi in questo settore”.Federcofit intende anche replicare a quanto dichiarato dall’Osservatorio per la Legalità delle Attività Funebri della Regione Campania.
“Non condividiamo la posizione dell’Osservatorio – che è un organo regionale e, quindi, dovrebbe fare valutazioni prudenti – che vede nell’applicazione dell’attuale legge una barriera all’illegalità e all’illiceità”, sottolinea Chiappano.
“Non è schiacciando le piccole imprese che si combatte il malaffare, ma offrendo pari opportunità di concorrere lealmente. Non è accettabile che ‘piccolo’ diventi sinonimo di ‘irregolare’, sarebbe una pericolosa confusione terminologica”.Pronta la replica anche alle critiche mosse da Assofuneral, secondo la quale Federcofit vorrebbe alimentare un mercato di precari della professione funeraria.
“Ricordiamo a Assofuneral la nostra ventennale battaglia per dare al settore norme chiare e plausibili, tanto a livello regionale che nazionale, chiarendo ovunque che il personale deve essere assunto con contratti regolari, permanenti e continuativi”, precisa il segretario nazionale di Federcofit.
“Piuttosto ci si chieda se le leggi devono essere fatte per servire i diritti dei cittadini o le grandi organizzazioni. Stupisce, peraltro, come in tutte le altre regioni d’Italia proprio Assofuneral non abbia mai neanche lontanamente sollevato alcuna obiezione ai testi di legge conformi alla proposta dell’avvalimento sostenuta da Federcofit.
La nostra federazione non starà a guardare”, conclude Chiappano, “e indirà a breve un’assemblea pubblica in cui spiegherà profilo e ragioni della nostra proposta di modifica della legge regionale”.