Alla prova dell’udienza preliminare, svoltasi pochi giorni or sono a Bologna, davanti al Gup, ha retto l’impianto accusatorio predisposto dalla Procura per l’inchiesta “Mondo sepolto”, nata da un’indagine dei carabinieri che ha portato alla luce una sorta di racket delle pompe funebri, con due cartelli di imprese che “controllavano” e si spartivano (pagando tangenti agli addetti in cambio di contatti con i familiari dei defunti), gli affari delle camere mortuarie degli ospedali Sant’Orsola e Maggiore.
A luglio 2019 c’erano già stati 19 patteggiamenti, tra cui quelli dei due uomini al vertice dei presunti cartelli: quattro anni per Giancarlo Armaroli, titolare della ditta “Armaroli Tarozzi” e tre anni e sei mesi per Massimo Benetti, presidente del Cif (Consorzio imprese funebri).
E ora: 6 condanne in abbreviato, la più alta ad un anno e dieci mesi e altrettante assoluzioni.
Ventidue patteggiamenti, fino a tre anni e sei mesi, a cui si aggiungono tre rinvii a giudizio e un proscioglimento in udienza preliminare.
Condanne, ma soprattutto sequestri di denaro, spese processuali da pagare e risarcimenti per le parti civili (tra queste la Regione Emilia-Romagna, il Codacons, l’Ausl e il Policlinico Sant’Orsola e la Efi- Eccellenze funerarie italiane).