Da qualche giorno non è più possibile celebrare i funerali nella chiesa dell’ospedale Carlo Poma di Mantova e in quelle annesse a tutte le altre strutture di cura mantovane. E’ il vescovo di Mantova, monsignor Roberto Busti, che con una lettera inviata ai 210 sacerdoti della diocesi e alle 48 imprese di pompe funebri operanti nel mantovano ha preso la decisione, che non sarà priva di reazioni. «Ho notato – scrive il vescovo – che, probabilmente per comodità immediata, abbastanza spesso i funerali vengono effettuati in ospedale, in case di cura e in clinica, impedendo spesso, di fatto, ad altre persone di partecipare al commiato, al ricordo, alla preghiera per il defunto».
Le eccezioni, per Busti, saranno «non frequenti» e, se ci saranno, vedranno il parroco della chiesa di provenienza o un suo delegato celebrare le esequie nelle cappelle degli obitori ospedalieri.
Il dibattito culturale contrario al monopolio della chiesa sulla morte sorge, giuridicamente, in era napoleonica con l’Editto di Saint Cloud (1806), mentre la letteratura ci regala gli splendidi versi del celebre carme foscoliano intitolato, appunto, “I SEPOLCRI”.
Sino a quel momento storico era l’autorità ecclesiastica l’unica vera titolare dello Jus Sepulcri e della piena potestà sulle aree cimiteriali.
Spesso, per motivi di mera logistica ed economicità (eliminare il tratto intermedio del trasporto funebre dalla camera ardente alla parrocchia) si chiede di officiare le esequie presso la cappella del servizio mortuario sanitario dell’ospedale ove è avvenuto il decesso.
Sul piano meramente dottrinario non mi pare uno scandalo o un’aggressione alla sfera dei diritti personalissimi la richiesta di celebrare la Santa Messa in suffragio presso la chiesa parrocchiale ove il fedele defunto ha vissuto la propria Fede ricevendo i Sacramenti o partecipando alle funzioni religiose.
Nel 2001 in Veneto si verificò l’esatto opposto, per completezza riporto uno stralcio tratto dalla pagine del portale http://www.genteveneta.it:
“Una volta si diceva che a Castello non si celebravano i funerali, perché la gente moriva in prigione; oggi le esequie in chiesa sono davvero sempre più rare in tutto il Centro storico. Il motivo? Sempre più spesso la gente muore all’ospedale, o all’ospizio, comunque fuori dal proprio letto. Così sono in calo e questa volta non è una diceria i funerali celebrati nelle chiese parrocchiali. Sono addirittura le pompe funebri, dice qualcuno, che invitano i familiari a ridurre i tempi del lutto, “saltando” la messa funebre in parrocchia, e “sintetizzando” la liturgia nelle chiesette dell’ospedale o del cimitero. Tutto più facile, e più indolore..”
Per correttezza di informazione la decisione del Vescovo di Mantova si riferisce unicamente ai servizi chiesti a ministri del culto cattolico e quindi nulla a che vedere con altri culti o convinzioni religiose, filosofiche.
Conseguentemente non vi è alcuna esclusiva sulla morte, ma solo un fatto organizzativo interno alla Curia mantovana
E’ la dimodtrazione dlla solita protervia della chiesa. Vuole avere l’esclusiva delle persone anche da morte.