Sono il titolare di una impresa funebre e un operatore sanitario le persone agli arresti domiciliari nell’inchiesta della procura di Ivrea sulle mazzette per l’assegnazione dei servizi funebri negli ospedali di Ivrea e Cuorgnè.
Nei confronti degli altri 12 indagati – tre operatori sanitari e nove titolari di imprese funebri – la Procura – ha disposto l’obbligo di dimora.
L’accusa, per tutti gli indagati, è di corruzione.
Secondo l’accusa, gli operatori sanitari ricevevano denaro dalle imprese funebri per segnalare l’arrivo in obitorio del ‘caro estinto’. In altri casi, invece, indicavano ai parenti dei defunti le imprese amiche, facendo balenare la possibilità di avere un buon servizio con una minore spesa economica. In alcuni casi, sempre secondo quanto accertato dalla guardia di finanza che ha svolto le indagini, la vestizione delle salme da parte dei sanitari veniva curata con maggiore attenzione se accompagnata da somme di denaro elargite dall’impresa incaricata del servizio funebre.