Riscossa montana

La montagna lancia la sfida: basta agli attacchi, basta al saccheggio delle risorse da parte delle società private, delle grandi multinazionali e dei poteri forti senza nessun “ritorno” per il territorio. Le terre alte non ci stanno più e alzano la posta in gioco, finalizzando il lavoro allo sviluppo vero del territorio. I Duecento amministratori dei Comuni e delle sei Comunità montane cuneesi riuniti sabato 29 maggio a Cuneo non hanno dubbi: “La montagna non è morta, la rappresentaza territoriale è qui e chi vive e lavora nelle terre alte è stufo di verdersi espropriare i beni che il territorio offre”.

“Siamo nel mezzo di una battaglia che non ha eguali. L’analoga sfida degli anni Cinquanta è stata persa a causa della nostra assenza. Ma da queste Valli piemontesi, dagli Appennini e dalle Alpi del Piemonte, dimostriamo con i fatti e con i numeri che oggi combattiamo una battaglia da protagonisti”. Così il presidente dell’Uncem Piemonte Lido Riba, che ha promosso l’incontro di Cuneo di oggi all’interno di un “viaggio” in tutta la regione per raccogliere le istanze degli amministratori, condividere le sfide e definire gli obiettivi del lavoro dei prossimi mesi. “Non abbiamo tempo da perdere – ha affermato Riba – e siamo consapevoli che l’Uncem è l’unico “sindacato del territorio” esistente. Anci e Upi non sono ancora stati in grado di riunire gli amministratori e ragionare insieme su quanto sta succedendo, a partire da come far fronte ai tagli previsti dalla Finanziaria. Non sarà una vittoria il nostro incontro di Cuneo, ma è una buona premessa al percorso da fare insieme, uniti”.

La riorganizzazione delle Comunità montane, ridotte da 48 a 22 in Piemonte, ha permesso un risparmio del 60 per cento della spesa amministrativa. “Adesso è il tempo dello sviluppo. Un diritto. E garantirlo è un dovere. Le Comunità montane – afferma Riba – devono subito concretizzare le funzioni associate tra i Comuni membri. Non abbiamo bisogno dei soldi dello Stato. Ma le grandi aziende private smettano di saccheggiare il territorio. Lo Stato ci consenta di essere padroni a casa nostra. L’idroelettrico è l’esempio più forte: a fronte di un miliardo di euro di gettito in Piemonte, le aziende titolari delle concessioni lasciano al territorio solo l’1,6 per cento. Assurdo. La partita per invertire questa rotta devastante per la montagna, che molti sperano non cambi per evidenti interessi, è nelle nostre mani”.

L’incontro di Cuneo ha registrato la presenza dell’assesore regionale William Casoni, che ha evidenziato le azioni previste per sostenere il territorio montano, il deputato Teresio Delfino, l’assessore provinciale alla Montagna Luigi Costa, il consigliere regionale Mino Taricco.

“Oggi vogliamo essere propositivi e costruttivi – ha ribadito aprendo l’incontro il presidente della Comunità montana Valli Grana e Maira, Roberto Colomberto – Rivendichiamo il nostro diritto di esistere come Comunità montane. Abbiamo un progetto politico e siamo già qui, a lavorare per il territorio, sul territorio. Enti e istituzioni autonome le Comunità montane, che si reggono di volontariato civile e non possono fare a meno dei piccoli Comuni. Da aree marginali, con le nostre risorse siamo località centrali di un nuovo modello di sviluppo. Ci battiamo con la determinazione di chi vuole costruire un futuro vivibile per le nostre montagne”.

“Siamo pronti a incontrare la Regione e la Provincia, se ci convocheranno”, gli ha fatto eco Ugo Boccacci, alla guida della Comunità montana Alpi del Mare. Vicino a loro, a rappresentare gli amministratori in sala i presidenti Aldo Perotti, Pierpaolo Varrone e Giuseppe Boasso. Tutti d’accordo con le sfide lanciate da Riba e dal presidente nazionale dell’Uncem Enrico Borghi, protagonista negli ultimi giorni di una decisiva azione di rappresentanza dei territori montani nei palazzi romani in cui si sta elaborando la Finanziaria.

“L’Uncem anche in questa fase sta dimostrando che è l’unico, vero sindacato del territorio – ha sottolineato a Cuneo Borghi – In questo momento di crisi non possiamo non guardare alle opportunità che abbiamo di fronte. Abbiamo una grande responsabilità: tenere accesa una luce, l’azione e la vitalità del territorio montano, sino a quando la politica non si accorgerà del fallimento dell’atteggiamento tenuto finora nei confronti del territorio. A un certo punto questo sistema smetterà di funzionare e il modello di sviluppo che siamo costruendo anche in questi appuntamenti di confronto “orizzontale” come quello di Cuneo, sarà la vera e sola alternativa”.
“Perchè nessuno deve dimenticare – ha proseguito Borghi – che l’attacco agli enti avviato due anni fa con le Comunità montane, arriverà ai Comuni. Basti pensare all’obbligo già previsto in Finanziaria per i Comuni sotto i 30 mila abitanti di dismettere le partecipazioni societarie. Assurdo. Ma nelle Comunità montane è ora di smetterla con le discussioni su come tagliare l’erba nel cimitero. Gli enti locali devono vincere la partita dell’idroelettrico e riappropriarsi delle risorse che permettano di compensare i tagli. Penso all’idroelettrico come esempio chiave di un’azione politica per riaffermare il ruolo dei nostri enti locali. Ecco che è indispensabile metterci al tavolo con la Regione Piemonte, che nella conferenza delle Regioni si dovrà occupare di ambiente e energia. Diamo insieme le risposte al territorio montano.

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