In Italia ci sono 6-700 cadaveri non identificati negli obitori e negli istituti di medicina legale. Molti potrebbero essere riconosciuti se fosse possibile incrociare i loro dati con quelli delle persone scomparse. I “desaparecidos” mai trovati in Italia sono quasi 24mila dal 1974 (oltre 9.800 sono minori), secondo dati ufficiali. La cifra dei cadaveri non identificati è stata resa nota dall’associazione Penelope, che riunisce le famiglie degli scomparsi, durante la presentazione a Milano di un convegno dal titolo «Vite sospese. Il dramma e l’incognita di corpi non identificati» è il titolo di un convegno che si terrà sabato 21 marzo a Palazzo Marino.
Il fenomeno degli scomparsi ha assunto infatti una dimensione allarmante negli ultimi anni. Da un rapporto del Ministero degli Interni risultano esserci ad oggi esattamente 23.830 persone di cui non si ha alcuna notizia e che sono ufficialmente da ricercare. Sempre dal rapporto emerge che i cadaveri censiti non identificati sono 628. «Nel 2008 è nato il commissariato straordinario per le persone scomparse, presieduto dal prefetto Rino Monaco, che ha compiuto il primo censimento. Il fenomeno è in crescita, anche a causa dell’immigrazione – ha ricordato Elisa Pozza Tasca, presidente di Penelope – Ma manca ancora un sistema efficace che consenta di incrociare scomparsi e cadaveri non identificati». Questi ultimi «non sono solo di barboni o clandestini – ha spiegato Cristina Cattaneo dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Milano – Nel 50% dei casi sono di persone di cui è stata denunciata la scomparsa. Di queste morti, inoltre, circa la metà sono sospette, almeno il 20% omicidi».
«Grazie all’istituzione di una banca dati nazionale dei corpi non identificati, ogni cadavere sconosciuto potrà avere un’identità – ha detto l’assessore Pillitteri -. Nell’obitorio di Milano nel 2000 ci sono stati cinque corpi non identificati, nel 2001 quattro, nel 2002 quattro, nel 2003 cinque, nel 2004 quattro, nel 2005 sette, nel 2006 sei, nel 2007 cinque e nel 2008 tre». «Il maggior numero dei morti non identificati è infatti in Lombardia. – ha aggiunto la presidente di Penelope -. I cadaveri non identificati vengono mantenuti nelle celle frigorifere. Con l’istituzione della banca dati libereremo queste celle e in alcuni casi daremo pace ai familiari». «Negli ultimi 15 anni sono stati censiti 500 cadaveri – ha concluso Cattaneo -. «Di questi, 80 non hanno ancora un’identità. Di questi 80, per il 50% si tratta di persone che vivevano ai margini della società».
Fonte: www.unita.it