Il giubbotto, messo su una croce in resina, è ora appeso nell’accesso al Palazzo Apostolico dal Cortile del Belvedere.
Il prefetto del dicastero vaticano per la Comunicazione, Paolo Ruffini, ha twittato una settimana fa la foto, dalla quale si evince che il giubbotto è stato donato al Papa dalla ong Mediterranea al largo della Libia (coordinate 34’16.518N – 13’42.289 E).
La morte di questo migrante, dice il Papa, è stata causata dall’ingiustizia:
“E’ l’ingiustizia che costringe molti migranti a lasciare le loro terre.
È l’ingiustizia che li obbliga a attraversare deserti e a subire abusi e torture nei campi di detenzione.
È l’ingiustizia che li respinge e li fa morire in mare”. Non si può rimanere indifferenti:
“Come possiamo ‘passare oltre’, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano, facendoci così responsabili della loro morte. La nostra ignavia è peccato!”.
San Giovanni Crisostomo diceva che niente è più triste di un cristiano freddo, che non si interessa della salvezza degli altri.
“Bisogna soccorrere e salvare – ha detto il Papa – perché siamo tutti responsabili della vita del nostro prossimo, e il Signore ce ne chiederà conto al momento del giudizio”.