D.M. Ambiente e Tutela del
Territorio 3 agosto 2005
Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica [*]
[IL MINISTRO
DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO
di concerto con
IL MINISTRO DELLE
ATTIVITÀ PRODUTTIVE
E
IL MINISTRO DELLA SALUTE
Vista la direttiva 1999/31/CE del Consiglio del 26 aprile 1999,
relativa alle discariche dei rifiuti e, in particolare, l'allegato II;
Vista la decisione 2003/33/CE del Consiglio del 19 dicembre 2002 che stabilisce
criteri e procedure per l'ammissione dei rifiuti nelle discariche ai sensi
dell'art. 16 e dell'allegato II della direttiva 1999/31/CE;
Visto il decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, recante attuazione della
direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti e, in particolare,
l'art. 7, comma 5, che demanda ad un apposito decreto
la definizione dei criteri di ammissibilità in discarica dei rifiuti;
Visto il decreto del Ministro dell'ambiente e tutela del territorio 29 luglio
2004, n. 248, relativo alla determinazione e disciplina delle attività di
recupero dei prodotti e beni di amianto e contenenti amianto, che adotta, ai
sensi dell'art. 6, comma 4, della legge 27 marzo 1992, n. 257, i disciplinari
tecnici sulle modalità per il trasporto ed il deposito dei rifiuti di amianto
nonché sul trattamento, sull'imballaggio e sulla ricopertura dei rifiuti
medesimi nelle discariche;
Sentito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, espresso nella seduta
del 28 luglio 2005;
Decreta:
Art. 1.
Principi generali
1. Il presente decreto stabilisce i criteri e le procedure di ammissibilità dei rifiuti nelle discariche, in conformità
a quanto stabilito dal decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36.
2. I rifiuti sono ammessi in discarica, esclusivamente, se risultano
conformi ai criteri di ammissibilità della corrispondente categoria di
discarica secondo quanto stabilito dal presente decreto.
3. Per accertare l'ammissibilità dei rifiuti nelle discariche sono impiegati i
metodi di campionamento e analisi di cui all'allegato 3 del presente decreto.
4. Tenuto conto che le discariche per rifiuti pericolosi hanno un livello di
tutela ambientale superiore a quelle per rifiuti non pericolosi, e che queste
ultime hanno un livello di tutela ambientale superiore a quelle per rifiuti
inerti, è ammesso il conferimento di rifiuti che soddisfano i criteri per
l'ammissione ad ogni categoria di discarica in discariche aventi un livello di
tutela superiore.
Art. 2.
Caratterizzazione di base
1. Al fine di determinare l'ammissibilità dei rifiuti in ciascuna categoria
di discarica, così come definite dall'art. 4 del decreto legislativo 13 gennaio
2003, n. 36, il produttore dei rifiuti è tenuto ad effettuare
la caratterizzazione di base di ciascuna tipologia di rifiuti conferiti in
discarica. Detta caratterizzazione essere effettuata
prima del conferimento in discarica ovvero dopo l'ultimo trattamento
effettuato.
2. La caratterizzazione di base determina le caratteristiche dei rifiuti
attraverso la raccolta di tutte le informazioni necessarie per lo smaltimento
finale in condizioni di sicurezza. La caratterizzazione di base è obbligatoria
per ciascun tipo di rifiuti ed è effettuata nel rispetto delle prescrizioni
stabilite nell'allegato 1 al presente decreto.
3. La caratterizzazione di base è effettuata in corrispondenza del primo
conferimento e ripetuta ad ogni variazione significativa
del processo che origina i rifiuti e, comunque, almeno una volta l'anno.
4. Se le caratteristiche di base di una tipologia di rifiuti, dimostrano che
gli stessi soddisfano i criteri di ammissibilità per una categoria di
discarica, tali rifiuti sono considerati ammissibili nella corrispondente
categoria. La mancata conformità ai criteri comporta l'inammissibilità dei
rifiuti a tale categoria.
5. Al produttore dei rifiuti, o, in caso di non determinabilità del produttore,
al gestore ai sensi dell'art. 2, comma 1, lettera o)
del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, spetta la responsabilità di
garantire che le informazioni fornite per la caratterizzazione sono corrette.
6. Il gestore è tenuto a conservare i dati richiesti per un periodo di cinque
anni.
Art. 3.
Verifica di conformità
1. I rifiuti giudicati ammissibili a una
determinata categoria di discarica sulla base della caratterizzazione di base
di cui all'art. 2 del presente decreto, sono successivamente sottoposti alla
verifica di conformità per stabilire se possiedono le caratteristiche della
relativa categoria e se soddisfano i criteri di ammissibilità previsti dal
presente decreto.
2. La verifica di conformità è effettuata dal gestore sulla base dei dati
forniti dal produttore in fase di caratterizzazione, con la medesima frequenza
della caratterizzazione di base, come indicato all'art. 2, comma 3.
3. Ai fini della verifica di conformità, il gestore utilizza una o più
determinazioni analitiche impiegate per la caratterizzazione di base. Tali
determinazioni devono comprendere almeno un test di cessione per lotti. A tal
fine, nelle more dell'emanazione della norma relativa al
test di cessione a lungo termine, sono utilizzati i metodi di campionamento e
analisi di cui all'allegato 3 del presente decreto.
4. Il gestore è tenuto a conservare i dati relativi ai risultati delle prove
per un periodo di cinque anni.
Art. 4.
Verifica in loco
1. Ai fini dell'ammissione in discarica, il gestore dell'impianto deve
sottoporre ogni carico di rifiuti ad ispezione prima e dopo lo scarico e
controllare la documentazione attestante che il rifiuto è conforme ai criteri di ammissibilità dal presente decreto per la specifica
categoria di discarica.
2. I rifiuti smaltiti dal produttore, in una discarica da lui gestita, possono
essere sottoposti a verifica nel luogo di produzione.
3. I rifiuti sono ammessi in discarica solo se risultano conformi a quelli che
sono stati sottoposti alla caratterizzazione di base e alla verifica di
conformità di cui agli articoli 2 e 3 del presente decreto e se sono conformi
alla descrizione riportata nei documenti di accompagnamento secondo le modalità
previste dall'art. 11, comma 3 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36.
4. Al momento del conferimento dei rifiuti in discarica, sono prelevati
campioni con cadenza stabilita dall'autorità territorialmente competente e, comunque, con frequenza non superiore a un anno. I campioni
prelevati devono essere conservati presso l'impianto di discarica, a
disposizione dell'autorità territorialmente competente, per un periodo non
inferiore a due mesi, secondo quanto previsto dall'art. 11,
comma 3, lettera f) del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36.
Art. 5.
Impianti di discarica per rifiuti inerti
1. Fatto salvo quanto previsto dall'art. 10 del presente decreto, sono
smaltiti in discarica per rifiuti inerti:
a) i rifiuti elencati nella tabella 1 senza essere sottoposti ad accertamento
analitico, in quanto sono considerati già conformi ai
criteri specificati nella definizione di rifiuti inerti di cui all'art. 2,
comma 1, lettera e) del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 ed ai
criteri di ammissibilità stabiliti dal presente decreto. Si deve trattare di
una singola tipologia di rifiuti proveniente da un unico processo produttivo.
Sono ammesse, insieme, diverse tipologie di rifiuti elencati nella tabella 1,
purché provenienti dallo stesso processo produttivo;
b) i rifiuti inerti che a seguito della caratterizzazione di base di cui
all'art. 2, soddisfano i seguenti requisiti:
sottoposti a test di cessione di cui all'allegato 3 al presente decreto,
presentano un eluato conforme alle concentrazioni
fissate nella tabella 2 del presente decreto;
non contengono contaminanti organici in concentrazioni superiori a quelle
indicate nella tabella 3 del presente decreto.
2. È vietato il conferimento in discarica per inerti di rifiuti che contengono
le sostanze previste dalla tabella 1, allegato 1 al decreto del Ministro
dell'ambiente 25 ottobre 1999, n. 471, in concentrazioni superiori alle
concentrazioni limite per i siti ad uso commerciale ed industriale, ad esclusione dei PCB, come definiti dal decreto legislativo
22 maggio 1999, n. 209, per i quali il limite è fissato 1 mg/kg.
3. Le analisi di controllo relative ai parametri di cui al comma 2 sono
disposte dall'autorità territorialmente competente qualora la provenienza del
rifiuto determini il fondato sospetto di un eventuale superamento dei limiti.
4. Qualora sia dubbia la conformità dei rifiuti ai criteri specificati nella
definizione di rifiuti inerti di cui all'art. 2, comma 1, lettera e) del
decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 ovvero si sospetti una
contaminazione (o da un esame visivo o perché se ne conosce l'origine), anche i
rifiuti di cui alla tabella 1 sono sottoposti ad analisi o semplicemente
respinti. Se i rifiuti elencati sono contaminati o contengono altri materiali o
sostanze come metallo, amianto, plastica, sostanze chimiche in quantità tale da
aumentare il rischio ambientale in misura tale da determinare il loro
smaltimento in una discarica appartenente ad una categoria diversa, essi non
sono ammessi in una discarica per rifiuti inerti.
Tabella 1
Rifiuti inerti per i quali è consentito lo smaltimento
in discarica per rifiuti inerti senza preventiva caratterizzazione
==================================================================
Codice | Descrizione | Restrizioni
================================================================== |Scarti di materiali in fibra |Solo se privi di leganti
10 11 03|a base di vetro ** |organici
---------------------------------------------------------------------
15 01 07|Imballaggi in vetro |
---------------------------------------------------------------------
| |Solamente i rifiuti
| |selezionati da costruzione e
17 01 01|Cemento |demolizione (*)
---------------------------------------------------------------------
| |Solamente i rifiuti
| |selezionati da costruzione e
17 01 02|Mattoni |demolizione (*)
---------------------------------------------------------------------
| |Solamente i rifiuti
| |selezionati da costruzione e
17 01 03|Mattonelle e ceramiche |demolizione (*)
---------------------------------------------------------------------
| |Solamente i rifiuti
|Miscugli di cemento, mattoni,|selezionati da costruzione e
17 01 07|mattonelle e ceramiche |demolizione (*)
---------------------------------------------------------------------
17 02 02|Vetro |
---------------------------------------------------------------------
| |Esclusi i primi 30 cm di
| |suolo, la torba e purché non
| |provenienti da siti
17 05 04|Terra e rocce*** |contaminati
---------------------------------------------------------------------
19 12 05|Vetro |
---------------------------------------------------------------------
| |Solamente vetro raccolto
20 01 02|Vetro |separatamente
---------------------------------------------------------------------
| |Solo rifiuti di giardini e
| |parchi; eccetto terra vegetale
20 02 02|Terre e rocce |e torba
(*) Rifiuti contenenti una percentuale minoritaria di
metalli, plastica, terra, sostanze organiche, legno, gomma, ecc, ed i rifiuti
di cui al codice 17.09.04. L'origine dei rifiuti deve essere nota.
- Esclusi i rifiuti prodotti dalla costruzione e dalla demolizione provenienti
da costruzioni contaminate da sostanze pericolose inorganiche o organiche, ad esempio a causa dei processi produttivi
adottati nell'edificio, dell'inquinamento del suolo, dello stoccaggio e
dell'impiego di pesticidi o di altre sostanze pericolose, eccetera, a meno che
non sia possibile escludere che la costruzione demolita fosse contaminata in
misura significativa.
- Esclusi i rifiuti prodotti dalla costruzione e dalla demolizione provenienti
da costruzioni trattate, coperte o dipinte con materiali contenenti sostanze
pericolose in quantità notevole.
(**) Inclusi gli scarti di produzione del cristallo.
(***) Inclusi i rifiuti di cui al codice 01.04.13.
Tabella 2
Limiti di concentrazione nell'eluato per
l'accettabilità in discariche per rifiuti inerti
================================================================== Componente | L/S=10 1/kg mg/l
==================================================================
As |0.05
Ba |2
Cd |0.004
Cr totale |0.05
Cu |0.2
Hg |0.001
Mo |0.05
Ni |0.04
Pb |0.05
Sb |0.006
Se |0.01
Zn |0.4
Cloruri |80
Fluoruri |1
Solfati |100 (*)
Indice Fenolo |0.1
DOC (**) |50
TDS (***) |400
(*) Nel caso in cui i rifiuti non rispettino i valori
riportati per il solfato, possono ancora essere considerati conformi ai criteri
di ammissibilità se l'eluato non supera il valore di
600 mg/l come Co se L/S = 10 1/kg.
(**) Nel caso in cui i rifiuti non rispettino i valori riportati per il DOC al
proprio valore di pH, possono essere sottoposti ai
test con una proporzione liquido/solido L/S = 10 l/kg e con un pH compreso tra 7,5 e 8,0. I rifiuti possono essere
considerati conformi ai criteri di ammissibilità per
il carbonio organico disciolto se il risultato della prova non supera 50mg/l.
(È disponibile un metodo in corso di sperimentazione basato sulla norma prEN 14429).
(***) È possibile servirsi dei valori per il TDS (Solidi disciolti totali) in alternativa ai valori per il solfato e per il cloruro.
Tabella 3
Limiti di accettabilità per i composti organici in discariche per rifiuti
inerti
==================================================================
| |Fattore di equivalenza
==================================================================
|Tetraclorodibenzodiossina |
2, 3, 7, 8 |(TCDD) |1
---------------------------------------------------------------------
|Pentaclorodibenzodiossina |
1, 2, 3, 7, 8 |(PeCDD) |0,5
---------------------------------------------------------------------
|Esaclorodibenzodiossina |
1, 2, 3, 4, 7, 8 |(HxCDD) |0,1
---------------------------------------------------------------------
|Esaclorodibenzodiossina |
1, 2, 3, 7, 8, 9 |(HxCDD) |0,1
---------------------------------------------------------------------
|Esaclorodibenzodiossina |
1, 2, 3, 6, 7, 8 |(HxCDD) |0,1
---------------------------------------------------------------------
|Eptaclorodibenzodiossina |
1, 2, 3, 4, 6, 7, 8|(HpCDD) |0,01
---------------------------------------------------------------------
|Octaclorodibenzodiossina |
|(OCDD) |0,001
---------------------------------------------------------------------
|Tetraclorodibenzofurano |
2, 3, 7, 8 |(TCDF) |0,01
---------------------------------------------------------------------
|Pentaclorodibenzofurano |
2, 3, 4, 7, 8 |(PeCDF) |0,5
---------------------------------------------------------------------
|Pentaclorodibenzofurano |
1, 2, 3, 7, 8 |(PeCDF) |0,05
---------------------------------------------------------------------
|Esaclorodibenzofurano |
1, 2, 3, 4, 7, 8 |(HxCDF) |0,1
---------------------------------------------------------------------
|Esaclorodibenzofurano |
1, 2, 3, 7, 8, 9 |(HxCDF) |0,1
---------------------------------------------------------------------
|Esaclorodibenzofurano |
1, 2, 3, 6, 7, 8 |(HxCDF) |0,1
---------------------------------------------------------------------
|Esaclorodibenzofurano |
2, 3, 4, 6, 7, 8 |(HxCDF) |0,1
---------------------------------------------------------------------
|Eptaclorodibenzofurano |
1, 2, 3, 4, 6, 7, 8|(HpCDF) |0,01
---------------------------------------------------------------------
|Eptaclorodibenzofurano |
1, 2, 3, 4, 7, 8, 9|(HpCDF) |0,01
---------------------------------------------------------------------
|Octaclorodibenzofurano |
|(OCDF) |0,001
Art. 6.
Impianti di discarica per rifiuti non pericolosi
1. Nelle discariche per rifiuti non pericolosi è consentito lo smaltimento,
senza caratterizzazione analitica, dei seguenti rifiuti:
a) i rifiuti urbani di cui all'art. 2, comma 1, lettera b), del decreto legislativo
13 gennaio 2003, n. 36, classificati come non pericolosi nel capitolo 20
dell'elenco europeo dei rifiuti, le frazioni non pericolose dei rifiuti
domestici raccolti separatamente e i rifiuti non pericolosi assimilati per
qualità e quantità ai rifiuti urbani;
b) i rifiuti non pericolosi individuati in una lista positiva
definita con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio,
di concerto con i Ministri delle attività produttive e della salute, sentito il
parere della Conferenza Stato-Regioni.
I rifiuti di cui al comma 1, lettera a) sono ammessi in questa tipologia di
discarica se risultano conformi a quanto previsto dall'art. 7 del decreto
legislativo 36 del 2003; non sono ammessi se risultano contaminati a un livello
tale che il rischio associato al rifiuto giustifica il loro smaltimento in
altri impianti. Detti rifiuti non possono essere ammessi in aree in cui sono
ammessi rifiuti pericolosi stabili e non reattivi.
2. Fatto salvo quanto previsto all'art. 10 del presente decreto, nelle
discariche per rifiuti non pericolosi sono smaltiti rifiuti non pericolosi che hanno una concentrazione di sostanza secca non inferiore
al 25% e che, sottoposti a test di cessione di cui all'allegato 3, presentano
un eluato conforme alle concentrazioni fissate in
tabella 5.
3. Fatto salvo quanto previsto all'art. 10 del presente decreto, nelle
discariche per rifiuti non pericolosi sono, altresì, smaltiti rifiuti
pericolosi stabili non reattivi (ad esempio, sottoposti a processo di
solidificazione/stabilizzazione, vetrificati) che:
a) sottoposti a test di cessione di cui all'allegato 3 presentano un eluato conforme alle concentrazioni fissate in tabella 5;
b) hanno una concentrazione in carbonio organico totale (TOC) non superiore al
5% con riferimento alle sostanze organiche chimicamente attive, in grado di
interferire con l'ambiente, con esclusione, quindi, di resine e polimeri od
altri composti non biodegradabili;
c) hanno il pH non inferiore a 6 e la concentrazione
di sostanza secca non inferiore al 25%;
d) tali rifiuti non devono essere smaltiti in aree destinate ai rifiuti non
pericolosi biodegradabili.
5. Fatto salvo quanto previsto dall'art. 10 del presente decreto, in discarica
per rifiuti non pericolosi, è vietato il conferimento di rifiuti che:
a) contengono PCB come definiti dal decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 209,
in concentrazione superiore a 10 mg/kg;
b) contengono diossine o furani calcolati secondo i
fattori di equivalenza di cui alla tabella 4 in concentrazioni superiori a
0.002 mg/kg;
c) contengono le sostanze cancerogene previste dalla tabella 1, allegato 1 al
decreto del Ministro dell'ambiente 25 ottobre 1999, n. 471, in concentrazioni
superiori a 1/10 delle rispettive concentrazioni limite riportate all'art. 2
della decisione della Commissione 2000/532/CE e successive modificazioni, con
una sommatoria massima per tutti i diversi composti pari allo 0.1%.
6. Possono essere inoltre smaltiti in discarica per rifiuti non pericolosi i
seguenti rifiuti:
a) i rifiuti costituite da fibre minerali artificiali, indipendentemente dalla
loro classificazione, come pericolosi o non pericolosi. Il deposito dei rifiuti
contenenti fibre minerali artificiali deve avvenire direttamente all'interno
della discarica in celle appositamente ed esclusivamente dedicate ed effettuato in modo tale da evitare la frantumazione dei
materiali. Dette celle sono realizzate con gli stessi
criteri adottati per le discariche dei rifiuti inerti. Le celle sono coltivate
ricorrendo a sistemi che prevedano la realizzazione di
settori o trincee. Sono spaziate in modo da consentire il passaggio degli
automezzi senza causare la frantumazione dei rifiuti contenenti fibre minerali
artificiali. Entro la giornata di conferimento, deve essere assicurata la
ricopertura del rifiuto con materiale adeguato, avente consistenza plastica, in
modo da adattarsi alla forma ed ai volumi dei materiali da ricoprire e da
costituire un'adeguata protezione contro la dispersione di fibre. Nella
definizione dell'uso dell'area dopo la chiusura devono
essere prese misure adatte ad impedire contatto tra rifiuti e persone;
b) i materiali non pericolosi a base di gesso. Tali rifiuti non devono essere
depositati in aree destinate ai rifiuti non pericolosi biodegradabili;
c) i materiali edili contenenti amianto legato in matrici cementizie
o resinoidi in conformità con l'art.
7, comma 3, lettera c) del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36
senza essere sottoposti a prove. Le discariche che ricevono tali materiali
devono rispettare i requisiti indicati all'allegato 2 del presente decreto. In
questo caso le prescrizioni stabilite nell'allegato 1, punti 2.4.2 e 2.4.3 del
decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 possono essere ridotte dall'autorità
territorialmente competente.
7. Le analisi di controllo relative ai parametri di
cui al comma 5 e ai parametri indicati con l'asterisco nella tabella 5 possono
essere disposte dall'autorità territorialmente competente qualora la
provenienza del rifiuto determini il fondato sospetto di un eventuale
superamento dei limiti.
Tabella 5
Limiti di concentrazione nell'eluato per
l'accettabilità in discariche per rifiuti non pericolosi
==================================================================
Componente | L/S=10 1/kg mg/l
==================================================================
As |0.2
Ba |10
Cd |0.02
Cr totale |1
Cu |5
Hg |0.005
Mo |1
Ni |1
Pb |1
Sb |0.07
Se |0.05
Zn |5
Cloruri |1500
Fluoruri |15
Cianuri |0.5
Solventi organici aromatici (*) |0.4
Solventi organici azotati (*) |0.2
Solventi organici clorurati (*) |2
Pesticidi totali non fosforati (*) |0.05
Pesticidi totali fosforati (*) |0.1
Solfati |2000
DOC (**) |80
TDS (***) |6000
(*) Le analisi di tali parametri sono disposte dall'autorità territorialmente
competente esclusivamente qualora la provenienza del rifiuto possa determinare
il fondato sospetto di un eventuale superamento dei limiti.
(**) Nel caso in cui i rifiuti non rispettino i valori riportati per il DOC al
proprio valore di pH,
possono essere sottoposti ai test con una proporzione L/S = 10 1/kg e con un pH compreso tra 7,5 e 8,0. I rifiuti possono essere
considerati conformi ai criteri di ammissibilità per
il carbonio organico disciolto se il risultato della prova non supera 80mg/l.
(E disponibile un metodo in corso di sperimentazione basato sulla norma prEN 14429).
(***) È possibile servirsi dei valori per il TDS (Solidi disciolti totali) in alternativa ai valori per il solfato e per il cloruro.
Art. 7.
Sottocategorie di discariche per rifiuti non pericolosi
1. Nel rispetto dei principi stabiliti dal decreto legislativo 13 gennaio
2003, n. 36, le autorità territorialmente competenti possono autorizzare, anche
per settori confinati, le seguenti sottocategorie di discariche per rifiuti non
pericolosi:
a) discariche per rifiuti inorganici a basso contenuto organico o
biodegradabile;
b) discariche per rifiuti in gran parte organici da suddividersi in discariche
considerate bioreattori con recupero di biogas e
discariche per rifiuti organici pretrattati;
c) discariche per rifiuti misti non pericolosi con elevato contenuto sia di
rifiuti organici o biodegradabili che di rifiuti inorganici, con recupero di
biogas.
2. I criteri di ammissibilità per le sottocategorie di
discariche di cui al comma 1, vengono individuati dalle autorità territorialmente
competenti in sede di rilascio dell'autorizzazione. I criteri sono stabiliti,
caso per caso, tenendo conto delle caratteristiche dei rifiuti, della
valutazione di rischio con riguardo alle emissioni della
discarica e dell'idoneità del sito e prevedendo deroghe per specifici
parametri. A titolo esemplificativo e non esaustivo i parametri derogabili sono
DOC, TOC e TDS.
3. Le autorità territorialmente competenti possono, altresì, autorizzare monodiscariche per rifiuti non pericolosi derivanti da operazioni
di messa in sicurezza d'emergenza e da operazioni di bonifica dei siti
inquinati ai sensi del decreto del Ministro
dell'ambiente 25 ottobre 1999, n. 471, prendendo in considerazione i parametri
previsti dalla tabella 1, allegato 1, colonna B, al decreto del Ministro
dell'ambiente 25 ottobre 1999, n. 471.
Art. 8.
Impianti di discarica per rifiuti pericolosi
1. Fatto salvo quanto previsto all'art. 10 del presente decreto, nelle
discariche per rifiuti pericolosi sono smaltiti i rifiuti pericolosi che soddisfano
tutti i seguenti requisiti:
a) sottoposti a test di cessione di cui all'allegato 3 presentano un eluato conforme alle concentrazioni fissate in tabella 6;
b) contengono PCB come definiti dal decreto 22 maggio 1999, n. 209, in
concentrazione non superiore a 50 mg/kg;
c) contengono diossine o furani calcolati secondo i
fattori di equivalenza di cui alla tabella 4 in
concentrazioni non superiori 0,01 mg/kg;
d) la percentuale di sostanza secca sul tal quale non deve essere inferiore al
25%;
e) il TOC non deve essere superiore al 6% con riferimento alle sostanze
organiche chimicamente attive, in grado di interferire con l'ambiente, con
esclusione, quindi, di resine e polimeri od altri composti non biodegradabili.
2. Le analisi di controllo relative ai parametri di cui al comma 1, lettere b)
e c) e ai parametri indicati con l'asterisco nella tabella 6 possono essere
disposte dall'autorità territorialmente competente qualora la provenienza del
rifiuto determini il fondato sospetto di un eventuale superamento dei limiti.
Tabella 6
Limiti di concentrazione nell'eluato per
l'accettabilità in discariche per rifiuti pericolosi
==================================================================
Componente | L/S=10 1/kg mg/l
==================================================================
As |2.5
Ba |30
Cd |0.2
Cr totale |7
Cu |10
Hg |0.05
Mo |3
Ni |4
Pb |5
Sb |0.5
Se |0.7
Zn |20
Cloruri |2500
Fluoruri |50
Cianuri |5
Solventi organici aromatici (*) |4
Solventi organici azotati (*) |2
Solventi organici clorurati (*) |20
Pesticidi totali non fosforati (*) |0.5
Pesticidi totali fosforati (*) |1
Solfati |5000
DOC (**) |100
TDS(***) |10000
(*) Le analisi di tali parametri possono essere disposte dall'autorità
territorialmente competente qualora la provenienza del rifiuto possa
determinare il fondato sospetto di un eventuale superamento dei limiti.
(**) NeI caso in cui i rifiuti non rispettino i valori
riportati per il DOC al proprio valore di pH, possono
essere sottoposti ai test con una proporzione L/S = 10 1/kg e con un pH compreso tra 7,5 e 8,0. I rifiuti possono essere
considerati conformi ai criteri di ammissibilità per
il carbonio organico disciolto se il risultato della prova non supera 100 mg/l.
(E disponibile un metodo in corso di sperimentazione basato sulla norma prEN 14429).
(***) È possibile servirsi dei valori per il TDS (Solidi disciolti totali) in alternativa ai valori per il solfato e per il cloruro.
Art. 9.
Criteri di ammissibilità per il deposito sotterraneo
1. Sono ammessi in depositi sotterranei i rifiuti inerti, i rifiuti non
pericolosi e i rifiuti pericolosi, ad esclusione di
quelli indicati al comma 3.
2. Ai fini dell'ammissione dei rifiuti in depositi sotterranei, è effettuata la
valutazione della sicurezza conformemente a quanto stabilito al punto 3
dell'allegato 1 al decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 e degli ulteriori
criteri stabiliti nell'allegato 4 al presente decreto. I rifiuti sono ammessi
in deposito sotterraneo solo se compatibili con tale valutazione.
3. Non possono essere collocati in depositi sotterranei i rifiuti che possono
subire trasformazioni indesiderate di tipo fisico, chimico o biologico dopo il
deposito. Fra questi sono compresi:
a) i rifiuti elencati all'art. 6, comma 1 del decreto legislativo 13 gennaio
2003, n. 36;
b) i rifiuti e i loro contenitori se suscettibili di reagire a contatto con
l'acqua o con la roccia ospitante nelle condizioni previste per lo stoccaggio e
subire quindi: un cambiamento di volume; una generazione di sostanze o gas autoinfiammabili o tossici o esplosivi, o qualunque altra
reazione che possa rappresentare un rischio per la sicurezza operativa e/o per
l'integrità della barriera;
c) i rifiuti biodegradabili;
d) i rifiuti dall'odore pungente;
e) i rifiuti che possono generare una miscela gas-aria tossica o esplosiva, e
in particolare i rifiuti che:
provocano concentrazioni di gas tossici per le pressioni parziali dei componenti;
in condizioni di saturazione in un contenitore formano concentrazioni superiori
del 10% alla concentrazione che corrisponde al limite inferiore di esplosività;
f) i rifiuti con un'insufficiente stabilità tenuto conto delle condizioni geomeccaniche;
g) i rifiuti autoinflammabili o soggetti a
combustione spontanea nelle condizioni previste per lo stoccaggio, i prodotti
gassosi, i rifiuti volatili, i rifiuti provenienti dalla raccolta sotto forma
di miscele non identificate.
4. Ai fini dell'ammissione dei rifiuti in deposito sotterraneo, è effettuata la
valutazione dei rischi specifici per il sito in cui avviene il deposito in
questione, in conformità a quanto previsto al punto 1.2 dell'allegato 4. Tale
valutazione deve accertare che il livello di isolamento
del deposito sotterraneo dalla biosfera è accettabile.
5. I rifiuti suscettibili di reagire nel caso di contatto reciproco devono
essere definiti e classificati in gruppi di compatibilità; i differenti gruppi
di compatibilità devono essere fisicamente separati nella fase di stoccaggio.
Art. 10.
Deroghe
1. Sono ammessi valori limite più elevati per i
parametri specifici fissati agli articoli 5, 6, 8 e 9 del presente decreto
qualora:
a) sia effettuata una valutazione di rischio, con particolare riguardo alle
emissioni della discarica, che, tenuto conto dei limiti per i parametri
specifici previsti dal presente decreto, dimostri che non esistono pericoli per
l'ambiente in base alla valutazione dei rischi;
b) l'autorità territorialmente competente conceda un'autorizzazione presa, caso
per caso, per rifiuti specifici per la singola discarica, tenendo conto delle
caratteristiche della stessa discarica e delle zone limitrofe;
c) i valori limite autorizzati per la specifica discarica non superino, per più
del triplo, quelli specificati per la corrispondente categoria di discarica e,
limitatamente al valore limite relativo al parametro TOC nelle discariche per
rifiuti inerti, il valore limite autorizzato non superi, per più del doppio,
quello specificato per la corrispondente categoria di discarica.
2. In presenza di concentrazioni elevate di metalli nel fondo naturale dei
terreni circostanti la discarica, l'autorità territorialmente competente può
stabilire limiti più elevati coerenti con tali concentrazioni.
3. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano ai seguenti parametri:
a) carbonio organico disciolto (DOC) di cui alle tabelle 2, 5 e 6;
b) BTEX e olio minerale di cui alla tabella 3;
c) PCB di cui all'art. 5, comma 2, lettera b);
d) carbonio organico totale (TOC) e pH nelle
discariche per rifiuti non pericolosi che smaltiscono rifiuti pericolosi
stabili e non reattivi;
e) carbonio organico totale (TOC) nelle discariche per rifiuti pericolosi.
4. Con cadenza triennale, il Ministero dell'ambiente e tutela del territorio,
nell'ambito degli obblighi di relazione sull'attuazione della direttiva
1999/31/CE previsti dall'art. 15 della medesima direttiva, invia alla
commissione una relazione sul numero annuale di autorizzazioni concesse in
virtù del presente articolo sulla base delle informazioni ricevute dall'Agenzia
per la protezione dell'ambiente e per i Servizi tecnici (APAT), ai sensi
dell'art. 10, comma 4 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36. La
relazione è elaborata in base al questionario adottato con la decisione
2000/738/CE della commissione del 17 novembre 2000.
Art. 11.
Abrogazioni
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del
presente decreto, è abrogato il decreto del Ministro dell'ambiente e tutela del
territorio 13 marzo 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21
marzo 2003.
Roma, 3 agosto 2005
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio
Matteoli
Il Ministro delle attività produttive
Scajola
Il Ministro della salute
Storace
Allegato 1
CARATTERIZZAZIONE DI BASE
La caratterizzazione di base consiste nella determinazione delle
caratteristiche dei rifiuti, realizzata con la raccolta di tutte le
informazioni necessarie per uno smaltimento finale in condizioni di sicurezza.
1. Scopi della caratterizzazione di base.
La caratterizzazione di base ha i seguenti scopi:
a) fornire le informazioni fondamentali in merito ai rifiuti (tipo e origine,
composizione, consistenza, tendenza a produrre percolato e ove necessario e ove possibile, altre caratteristiche);
b) fornire le informazioni fondamentali per comprendere il comportamento dei
rifiuti nelle discariche e individuare le possibilità di trattamento previste
all'art. 7, comma 1 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36;
c) fornire una valutazione dei rifiuti tenendo conto dei valori limite;
d) individuare le variabili principali (parametri critici) per la verifica di
conformità di cui all'art. 3 del presente decreto e le eventuali possibilità di
semplificare i test relativi (in modo da ridurre il numero dei componenti da
misurare, ma solo dopo verifica delle informazioni pertinenti). Determinando le
caratteristiche dei rifiuti si possono stabilire dei rapporti tra la caratterizzazione di base e i risultati delle procedure di
test semplificate, nonchè la frequenza delle
verifiche di conformità.
2. Requisiti fondamentali per la caratterizzazione di base.
I requisiti fondamentali per la caratterizzazione di base
dei rifiuti sono i seguenti:
a) fonte ed origine dei rifiuti;
b) le informazioni sul processo che ha prodotto i rifiuti (descrizione e
caratteristiche delle materie prime e dei prodotti);
c) descrizione del trattamento dei rifiuti effettuato ai sensi dell'art. 7,
comma 1 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 o una dichiarazione che
spieghi perchè tale trattamento non è considerato
necessario;
d) i dati sulla composizione dei rifiuti e sul comportamento del percolato
quando sia presente;
e) aspetto dei rifiuti (odore, colore, morfologia);
f) codice dell'elenco europeo dei rifiuti (decisione della Commissione
2000/532/CE e successive modificazioni);
g) per i rifiuti pericolosi: le proprietà che rendono pericolosi i rifiuti, a
norma dell'allegato III della direttiva 91/689/CEE del Consiglio del 12
dicembre 1991, relativa ai rifiuti pericolosi;
h) le informazioni che dimostrano che i rifiuti non rientrano tra le esclusioni
di cui all'art. 6, comma 1 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36;
i) la categoria di discarica alla quale i rifiuti sono ammissibili;
j) se necessario, le precauzioni supplementari da prendere alla discarica;
k) un controllo diretto ad accertare se sia possibile riciclare o recuperare i
rifiuti.
3. Caratterizzazioni analitiche.
Per ottenere le informazioni di cui al precedente punto 2
è necessario sottoporre i rifiuti a caratterizzazione analitica. Oltre al comportamento dell'eluato deve
essere nota la composizione dei rifiuti o deve essere determinata mediante
caratterizzazione analitica. Le determinazioni analitiche previste per
determinare le tipologie di rifiuti devono sempre comprendere
quelle destinate a verificarne la conformità.
La determinazione delle caratteristiche dei rifiuti, la gamma delle
determinazioni analitiche richieste e il rapporto tra caratterizzazione
dei rifiuti e verifica della loro conformità dipendono dal tipo di rifiuti. Ai
fini della caratterizzazione analitica si individuano
due tipologie di rifiuti:
a) rifiuti regolarmente generati nel corso dello stesso processo;
b) rifiuti non generati regolarmente.
Le caratterizzazioni descritte alle lettere a) e b) danno informazioni che
possono essere direttamente messe in relazione con i criteri di
ammissibilità alla categoria di discarica corrispondente; è possibile
inoltre fornire informazioni descrittive (come ad esempio le conseguenze del
loro deposito insieme a rifiuti urbani).
a) Rifiuti regolarmente generati nel corso dello stesso processo.
I rifiuti regolarmente generati sono quelli specifici ed omogenei prodotti
regolarmente nel corso dello stesso processo, durante il quale:
l'impianto e il processo che generano i rifiuti sono ben noti e le materie
coinvolte nel processo e il processo stesso sono ben definiti;
il gestore dell'impianto fornisce tutte le informazioni necessarie ed informa
il gestore della discarica quando intervengono cambiamenti nel processo (in
particolare, modifiche dei materiali impiegati).
Il processo si svolge spesso presso un unico impianto. I
rifiuti possono anche provenire da impianti diversi, se è possibile
considerarli come un flusso unico che presenta caratteristiche comuni, entro
limiti noti (ad esempio le ceneri dei rifiuti urbani).
Per l'individuazione dei rifiuti generati regolarmente, devono essere tenuti
presenti i requisiti fondamentali di cui al punto 2 del presente allegato e in
particolare:
la composizione dei singoli rifiuti;
la variabilità delle caratteristiche;
se prescritto, il comportamento dell'eluato dei
rifiuti, determinato mediante un test di cessione per lotti;
le caratteristiche principali, da sottoporre a determinazioni analitiche
periodiche.
Se i rifiuti derivano dallo stesso processo ma da impianti diversi, occorre effettuare un numero adeguato di determinazioni analitiche
per evidenziare la variabilità delle caratteristiche dei rifiuti. In tal modo risulta effettuata la caratterizzazione di base e i rifiuti
dovranno essere sottoposti soltanto alla verifica di conformità, a meno che, il
loro processo di produzione cambi in maniera significativa.
Per i rifiuti che derivano dallo stesso processo e dallo stesso impianto, i
risultati delle determinazioni analitiche potrebbero evidenziare variazioni
minime delle proprietà dei rifiuti in relazione ai
valori limite corrispondenti. In tal modo risulta
effettuata la caratterizzazione di base e i rifiuti dovranno essere sottoposti
soltanto alla verifica di conformità, a meno che, il loro processo di
produzione cambi in maniera significativa.
I rifiuti provenienti da impianti che effettuano lo
stoccaggio e la miscelazione di rifiuti, da stazioni di trasferimento o da
flussi misti di diversi impianti di raccolta, possono presentare
caratteristiche estremamente variabili e occorre tenerne conto per stabilire la
tipologia di appartenenza (tipologia a: rifiuti regolarmente generati nel corso
dello stesso processo o tipologia b: rifiuti non generati regolarmente). Tale variabilità fa propendere verso la tipologia b.
b) Rifiuti non generati regolarmente.
I rifiuti non generati regolarmente sono quelli non generati regolarmente nel
corso dello stesso processo e nello stesso impianto e che non fanno parte di un
flusso di rifiuti ben caratterizzato. In questo caso è necessario determinare
le caratteristiche di ciascun lotto e la loro caratterizzazione
di base deve tener conto dei requisiti fondamentali di cui al punto 2. Per tali
rifiuti, devono essere determinate le caratteristiche di ogni
lotto; pertanto, non deve essere effettuata la verifica di conformità.
4. Casi in cui non sono necessarie le caratterizzazioni analitiche.
Oltre a quanto previsto alla tabella 1 e all'art. 6, comma 6, lettera c),
ai fini della caratterizzazione di base, non sono necessarie le determinazioni
analitiche di cui al punto 3 del presente allegato qualora:
i rifiuti siano elencati in una lista positiva,
compresi i rifiuti individuati dal decreto di cui all'art. 6, comma 1, lettera
b) del presente decreto;
tutte le informazioni relative alla caratterizzazione dei rifiuti sono note e
ritenute idonee dall'autorità territorialmente competente al rilascio
dell'autorizzazione di cui all'art. 10 del decreto legislativo 13 gennaio 2003,
n. 36;
si tratti di tipologie di rifiuti per i quali non risulta pratico effettuare le
caratterizzazioni analitiche o per cui non sono disponibili metodi di analisi.
In questo caso, il detentore dei rifiuti deve fornire adeguata documentazione
con particolare riguardo ai motivi per cui i rifiuti,
non sottoposti a caratterizzazioni analitiche, sono ammissibili ad una
determinata categoria di discarica.
Allegato 2
CRITERI DI AMMISSIBILITÀ DEI RIFIUTI DI AMIANTO O CONTENENTI AMIANTO
1. Principi.
I
rifiuti di amianto o contenenti amianto possono essere conferiti nelle seguenti
tipologie di discarica:
a) discarica per rifiuti pericolosi, dedicata o dotata di cella dedicata;
b) discarica per rifiuti non pericolosi, dedicata o dotata di cella monodedicata per i rifiuti individuati dal codice
dell'elenco europeo dei rifiuti 17 06 05; per le altre tipologie di rifiuti
contenenti amianto, purchè sottoposti a processi di
trattamento ai sensi di quanto previsto dal decreto ministeriale 248 del 29
luglio 2004 e con valori conformi alla tabella 1, verificati con periodicità
stabilita dall'autorità competente presso l'impianto di trattamento.
Tabella 1
Criteri di ammissibilità a discariche per rifiuti non pericolosi dei rifiuti
contenenti amianto trattati
=================================================================
Parametri | Valori
=================================================================
Contenuto di amianto (% in peso) |< = 30
Densità apparente (g/cm3) |> 2
Densità relativa (%) |> 50
Indice di rilascio |< 0.6
Oltre ai criteri e requisiti generali previsti per le discariche di rifiuti
pericolosi e non pericolosi, per il conferimento di rifiuti di
amianto o contenenti amianto nelle discariche individuate alle
precedenti lettere a) e b), devono essere rispettati modalità e criteri di
smaltimento, dotazione di attrezzature e personale, misure di protezione del
personale dalla contaminazione da fibre di amianto indicate al successivo punto
2.
2. Modalità e criteri di deposito dei rifiuti contenenti amianto. Il deposito
dei rifiuti contenenti amianto deve avvenire
direttamente all'interno della discarica in celle appositamente ed
esclusivamente dedicate e deve essere effettuato in modo tale da evitare la
frantumazione dei materiali.
Le celle devono essere coltivate ricorrendo a sistemi che prevedano
la realizzazione di settori o trincee. Devono essere spaziate in modo da
consentire il passaggio degli automezzi senza causare la frantumazione dei
rifiuti contenenti amianto.
Per evitare la dispersione di fibre, la zona di deposito deve essere coperta
con materiale appropriato, quotidianamente e prima di ogni
operazione di compattaggio e, se i rifiuti non sono
imballati, deve essere regolarmente irrigata. I materiali impiegati per copertura
giornaliera devono avere consistenza plastica, in modo da adattarsi alla forma
e ai volumi dei materiali da ricoprire e da costituire un'adeguata protezione
contro la dispersione di fibre, con uno strato di terreno di almeno 20 cm di spessore.
Nella discarica o nell'area non devono essere svolte attività, quali le
perforazioni, che possono provocare una dispersione di fibre.
Deve essere predisposta e conservata una mappa indicante la collocazione
dei rifiuti contenenti amianto all'interno della discarica o dell'area.
Nella destinazione d'uso dell'area dopo la chiusura devono
essere prese misure adatte a impedire il contatto tra rifiuti e persone.
Nella copertura finale dovrà essere operato il recupero a verde dell'area di
discarica, che non dovrà essere interessata da opere di escavazione
ancorché superficiale.
Nella normale conduzione delle discariche dove possono essere smaltiti rifiuti
contenenti amianto, il personale adotta i criteri di protezione di cui al
decreto legislativo 15 agosto 1991, n. 277, e successive modificazioni e norme
tecniche derivate.
Allegato 3
CAMPIONAMENTO E ANALISI DEI RIFIUTI
Il
campionamento, le determinazioni analitiche per la caratterizzazione di base e
la verifica di conformità sono effettuati da persone
ed istituzioni indipendenti e qualificate. I laboratori devono possedere una
comprovata esperienza nel campionamento ed analisi dei rifiuti e un efficace
sistema di controllo della qualità.
Il campionamento e le determinazioni analitiche possono essere effettuate dai produttori di rifiuti o dai gestori qualora
essi abbiano costituito un appropriato sistema di garanzia della qualità,
compreso un controllo periodico indipendente.
1. Metodo di campionamento ed analisi del rifiuto urbano
biodegradabile.
Il
campionamento della massa di rifiuti da sottoporre alla successiva analisi deve
essere effettuato tenendo conto della composizione
merceologica, secondo il metodo di campionamento ed analisi IRSA, CNR, NORMA
CII-UNI 9246.
Secondo quanto previsto dalla Direttiva 1999/31/CE,
art. 2, lettera m), devono essere considerati fra i rifiuti urbani
biodegradabili gli alimenti, i rifiuti dei giardini, la carta ed il cartone, i
pannolini e gli assorbenti.
2. Analisi degli eluati e dei rifiuti.
Il
campionamento dei rifiuti ai fini della loro caratterizzazione
chimico-fisica deve essere effettuato in modo tale da
ottenere un campione rappresentativo secondo i criteri, le procedure, i metodi
e gli standard di cui alla norma UNI 10802 «Rifiuti liquidi,
granulari, pastosi e fanghi - Campionamento manuale e preparazione ed analisi
degli eluati».
Le prove di eluizione e
l'analisi degli eluati per i parametri previsti dalle
tabelle 2, 5 e 6 del presente decreto devono essere effettuate mediante i
metodi analitici ENV 12457/1-4, ENV 12506 ed ENV 13370.
Per le determinazioni analitiche devono essere adottati metodi ufficiali
riconosciuti a livello nazionale e/o internazionale.
3. Campionamento e analisi dei rifiuti contenenti amianto.
Per le
discariche dove possono essere smaltiti rifiuti contenenti amianto
le analisi devono essere integrate come segue.
3.1 Analisi del rifiuto.
Fatto salvo quanto disposto all'art. 6, comma 6, lettera c), il contenuto di amianto in peso deve essere determinato analiticamente
utilizzando una delle metodiche analitiche quantitative previste dal decreto
del Ministro della sanità 6 settembre 1994, la percentuale in peso di amianto
presente, calcolata sul rifiuto dopo il trattamento, sarà ridotta dall'effetto
diluizione della matrice inglobante rispetto al valore del rifiuto iniziale.
La densità apparente è determinata secondo le normali procedure di laboratorio
standardizzate, con utilizzazione di specifica
strumentazione (bilancia idrostatica, picnometro). La densità assoluta è
determinata come media pesata delle densità assolute dei singoli componenti utilizzati nelle operazioni di trattamento dei
rifiuti contenenti amianto e presenti nel materiale finale. La densità relativa
è calcolata come rapporto tra la densità apparente e la densità assoluta.
L'indice di rilascio I.R. è definito come:
I.R. = frazione ponderale di amianto/densità
relativa (essendo la frazione ponderale di amianto la % in peso di
amianto/100).
L'indice di rilascio deve essere misurato sul rifiuto trattato, dopo che esso
ha acquisito le caratteristiche di compattezza e solidità.
La prova deve essere eseguita su campioni, privi di qualsiasi contenitore o
involucro, del peso complessivo non inferiore a 1 kg.
La valutazione dell'indice di rilascio deve essere eseguita secondo le modalità indicate nel piano di sorveglianza e controllo.
3.2. Analisi del particolato aerodisperso
contenente amianto. Vanno adottate le tecniche analitiche di microscopia ottica
in contrasto di fase (MOCF); per la valutazione dei risultati delle analisi si
deve far riferimento ai criteri di monitoraggio indicati nel decreto del
Ministro della sanità 6 settembre 1994.
Allegato 4
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA AI FINI DELL'AMMISSIONE DEI RIFIUTI IN DEPOSITI
SOTTERRANEI
1. Principi di sicurezza per tutti i tipi di
deposito sotterraneo.
1.1. L'importanza della barriera geologica.
Lo smaltimento dei rifiuti in depositi sotterranei deve garantire l'isolamento
dei rifiuti dalla biosfera. I rifiuti, la barriera geologica e le cavità, e in
particolare le strutture artificiali, costituiscono un sistema che, come tutti
gli altri aspetti tecnici, deve rispettare i prescritti requisiti. In
particolare, devono essere attuate le misure necessarie per impedire o limitare
l'immissione di inquinanti nelle acque sotterranee e
per impedire il deterioramento dello stato di tutti i corpi idrici sotterranei.
A tal fine, deve essere effettuata la valutazione a
lungo termine dell'impianto, in conformità a quanto stabilito al punto 1.2.7
del presente allegato.
1.2. Valutazione dei rischi specifica per il sito.
Per la valutazione dei rischi è necessario individuare:
il rischio (nella fattispecie, i rifiuti depositati);
i ricettori (nella fattispecie, la biosfera e talvolta le acque sotterranee);
le vie attraverso le quali le sostanze contenute nei rifiuti possono
raggiungere la biosfera;
e
la valutazione dell'impatto delle sostanze che possono raggiungere la biosfera.
I criteri di ammissibilità per il deposito sotterraneo
devono essere basati sull'analisi della roccia ospitante, accertando che, per
quanto riguarda il sito, non sia applicabile alcuna delle condizioni
dell'allegato 1 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 ad eccezione dei
paragrafi 1.2, 1.3 e 1.5 per gli impianti di discarica per rifiuti inerti e dei
paragrafi 2.3, 2.4, 2.5 e 2.6 per gli impianti di discarica per rifiuti non
pericolosi e pericolosi.
I criteri di ammissibilità devono essere determinati
tenendo conto delle condizioni locali. A tale scopo è necessario accertare che
gli strati sono adatti per la collocazione di un
deposito, cioè valutare i rischi legati al contenimento, tenendo conto del
sistema generale costituito dai rifiuti, dalle strutture e cavità artificiali e
dalla natura della roccia ospitante.
La valutazione dei rischi dell'impianto specifica per il sito deve essere effettuata sia per la fase operativa che per la fase
post-operativa. L'esito delle valutazioni consentirà di definire le misure di
controllo e di sicurezza necessarie e di determinare i criteri di ammissibilità.
È necessario effettuare un'analisi integrata della
valutazione delle prestazioni, che comprenda i seguenti aspetti:
1) valutazione geologica;
2) valutazione geomeccanica;
3) valutazione idrogeologica;
4) valutazione geochimica;
5) valutazione dell'impatto sulla biosfera;
6) valutazione della fase operativa;
7) valutazione a lungo termine;
8) valutazione dell'impatto di tutti gli impianti di superficie del sito.
1.2.1. Valutazione geologica.
È necessaria un'indagine della struttura geologica di un sito, se non è già
nota, con ricerche ed analisi della tipologia delle rocce, dei suoli e della
topografia. L'esame geologico serve ad accertare che il sito è adatto alla
creazione di un deposito sotterraneo. Devono essere inseriti la collocazione, la frequenza e la struttura delle irregolarità
o delle fratture degli strati geologici circostanti e l'impatto potenziale
dell'attività sismica
su tali strutture. E indispensabile prendere in
considerazione anche siti alternativi.
1.2.2. Valutazione geomeccanica.
La stabilità delle cavità deve essere accertata con adeguate ricerche e modelli
predittivi. La valutazione deve tenere conto anche dei rifiuti depositati. I
processi vanno analizzati e documentati in maniera sistematica.
È necessario accertare che:
1) durante e dopo la formazione delle cavità, nè
nella cavità stessa nè sulla superficie del suolo
sono prevedibili deformazioni di rilievo che possano danneggiare la funzionalità del deposito sotterraneo o consentire un
contatto con la biosfera; 2) la capacità di carico della cavità è sufficiente a
prevenirne il crollo durante l'utilizzo;
3) il materiale depositato deve avere la stabilità necessaria ad assicurarne la
compatibilità con le proprietà geomeccaniche della
roccia ospitante.
1.2.3. Valutazione idrogeologica.
È indispensabile un'indagine approfondita delle caratteristiche idrauliche per
valutare la configurazione dello scorrimento delle acque sotterranee negli
strati circostanti, sulla base delle informazioni sulla conduttività idraulica
della massa rocciosa, delle fratture e dei gradienti idraulici.
1.2.4. Valutazione geochimica.
È indispensabile un'indagine approfondita della composizione delle rocce e
delle acque sotterranee per valutare la situazione attuale delle acque
sotterranee e la loro evoluzione potenziale nel tempo, la natura e l'abbondanza
dei minerali presenti nella frattura, nonchè una
descrizione mineralogica quantitativa della roccia ospitante. Va valutata anche
l'incidenza della variabilità sul sistema geochimico.
1.2.5. Valutazione dell'impatto sulla biosfera.
È indispensabile un'indagine sull'impatto del deposito sotterraneo sulla
biosfera. Vanno svolti anche studi di base per determinare il
livello delle sostanze coinvolte nell'ambiente naturale locale.
1.2.6. Valutazione della fase operativa.
Per quanto riguarda la fase operativa l'analisi deve
accertare:
1) la stabilità delle cavità come stabilito al punto 1.2.2;
2) che non esistono rischi inaccettabili che si crei un contatto tra i rifiuti
e la biosfera;
3) che non esistono rischi inaccettabili per l'esercizio dell'impianto.
L'accertamento della sicurezza operativa dell'impianto deve comprendere
un'analisi sistematica del suo esercizio, sulla base di
dati specifici relativi all'inventario dei rifiuti, alla gestione dell'impianto
e al programma di attività. Va dimostrato che tra i rifiuti e la roccia non rischiano di crearsi reazioni chimiche o fisiche tali da
danneggiare la robustezza e la tenuta della roccia e da mettere a rischio il
deposito stesso. Per questo motivo, oltre ai rifiuti non ammissibili ai sensi
dell'art. 6 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 e dei rifiuti non
ammessi al deposito sotterraneo ai sensi dell'art. 9, comma 3 del presente
decreto, non è consentito il conferimento di rifiuti
potenzialmente soggetti alla combustione spontanea nelle condizioni di
stoccaggio previste (temperatura, umidita), prodotti
gassosi, rifiuti volatili, rifiuti provenienti dalla raccolta sotto forma di
miscellanea non identificata.
Vanno individuati gli eventi particolari che potrebbero portare a una via di contatto tra i rifiuti e la biosfera durante la
fase operativa. I diversi tipi di rischi operativi potenziali devono essere
riassunti in categorie specifiche e ne devono essere valutati i possibili
effetti, accertando che non esistono rischi inaccettabili di una rottura del
contenimento dell'operazione e prevedendo misure di emergenza.
1.2.7. Valutazione a lungo termine.
Per conseguire l'obiettivo di uno smaltimento sostenibile, la valutazione dei
rischi deve comprendere previsioni di lungo termine.
Va accertato quindi che durante la fase post-operativa a lungo termine del
deposito sotterraneo non si creeranno vie di contatto con la biosfera.
È necessario analizzare quantitativamente sul lungo periodo le barriere del
sito di deposito sotterraneo (come la qualità dei rifiuti, le strutture
artificiali, le opere di consolidamento e di sigillatura di pozzi e forature),
le caratteristiche prestazionali della roccia
ospitante, degli strati circostanti e del terreno di copertura e valutarle sulla base di dati specifici del sito o di calcoli deduttivi
sufficientemente prudenti. Va tenuto conto anche delle condizioni geochimiche e geoidrologiche come
la circolazione delle acque sotterranee (cfr. le sezioni 1.2.3 e 1.2.4), l'efficacia delle barriere,
l'attenuazione naturale e il percolato dei rifiuti depositati.
La sicurezza a lungo termine di un deposito sotterraneo deve essere accertata
attraverso un esame che comprenda una descrizione
della situazione iniziale in un momento specifico (ad esempio il momento della
chiusura) seguita da una previsione dei maggiori cambiamenti previsti nel tempo
geologico. Vanno infine valutate le conseguenze del rilascio delle sostanze
coinvolte dal deposito sotterraneo, in base a scenari previsionali diversi che tengano conto della possibile
evoluzione a lungo termine della biosfera, della geosfera
e del deposito sotterraneo.
Nel valutare i rischi legati ai rifiuti a lungo termine non è necessario tenere
conto dei contenitori e del rivestimento delle cavità per la loro durata
limitata.
1.2.8. Valutazione di impatto degli impianti di
raccolta di superficie.
Anche quando sono destinati allo smaltimento sotterraneo, i rifiuti portati al
sito vengono scaricati, sottoposti a prove ed
eventualmente stuccati in superficie prima di raggiungere la destinazione
finale. Gli impianti di raccolta devono essere progettati e gestiti in maniera
da evitare danni alla salute umana e all'ambiente locale e da rispettare gli
stessi requisiti previsti per gli altri impianti di raccolta dei rifiuti.
1.2.9. Valutazione degli altri rischi.
Ai fini della protezione dei lavoratori, i rifiuti possono essere stoccati in
un deposito sotterraneo solo se rigorosamente isolati da attività minerarie.
Non sono ammessi rifiuti che contengono o possono produrre sostanze pericolose
per la salute umana, come ad esempio germi patogeni di malattie contagiose.
2. Considerazioni supplementari in materia di miniere di salgemma.
2.1. Importanza della barriera geologica.
Per quanto riguarda i principi di sicurezza per le miniere di salgemma, la
roccia che circonda i rifiuti riveste un duplice ruolo: roccia ospitante in cui
sono incapsulati i rifiuti, strati soprastanti e
sottostanti di rocce impermeabili (ad esempio di anidrite)
che costituiscono una barriera geologica che impedisce alle acque sotterranee
di penetrare nella discarica e che impedisce ai liquidi e ai gas di filtrare
all'esterno dell'area di smaltimento. Nei punti in cui tale barriera geologica
è attraversata da pozzi e perforazioni è necessario
provvedere a sigillarli durante le operazioni per prevenire la penetrazione di
acqua e poi chiuderli ermeticamente dopo la cessazione delle attività del
deposito sotterraneo. Se l'estrazione dei minerali continua oltre il periodo di attività della discarica, dopo la cessazione delle attività
di questa è indispensabile sigillare l'area di smaltimento con una diga
impermeabile all'acqua, progettata calcolando la pressione idraulica operativa
a tale profondità, in maniera che l'acqua che potrebbe filtrare nella miniera
ancora in funzione non possa comunque penetrare nell'area di smaltimento, nelle
miniere di salgemma il sale è considerato una barriera di contenimento totale.
I rifiuti entrano quindi in contatto con la biosfera solo nel caso si verifichi un incidente o per effetto di un evento
geologico a lungo termine come il movimento terrestre o l'erosione (per esempio
nel caso di un aumento del livello del mare). Non esistono probabilità molto
elevate che i rifiuti subiscano alterazioni nelle
condizioni previste per lo stoccaggio, ma occorre tenere conto delle
conseguenze di possibili eventi sfavorevoli.
2.2. Valutazione a lungo termine.
La sicurezza a lungo termine di un deposito sotterraneo situato in uno strato
roccioso di salgemma va accertata principalmente designando la roccia salina
come barriera. La roccia salina risponde al requisito di impermeabilità
ai gas e ai liquidi e, grazie alla sua natura convergente, è in grado di
incapsulare i rifiuti e di isolarli completamente al termine del processo di
trasformazione.
La natura convergente della roccia salina non è quindi in contrasto con la
necessità di disporre di cavità stabili nella fase
operativa. La stabilità è un fattore importante per garantire la sicurezza
operativa e mantenere l'integrità della barriera geologica senza limitazioni di
tempo, assicurando così la protezione della biosfera. I rifiuti devono essere
mantenuti in isolamento permanente rispetto alla biosfera. Il cedimento
controllato del terreno di copertura o altri difetti prevedibili a lungo
termine sono accettabili solo se è possibile
dimostrare che potranno verificarsi esclusivamente trasformazioni diverse dalla
rottura, che rimarrà comunque integra la barriera geologica e che non si
formeranno vie di contatto tra l'acqua e i rifiuti o i rifiuti e la biosfera.
3. Considerazioni supplementari con riferimento alla roccia dura.
Per stoccaggio in profondità nella roccia dura si intende
lo stoccaggio sotterraneo a una profondità di parecchie centinaia di metri; la
roccia dura può essere costituita da diverse rocce magmatiche come il granito o
il gneiss, ma anche da rocce sedimentarie come il calcare o l'arenaria. A tale
scopo ci si può servire di una miniera non più sfruttata per le attività
estrattive o di un impianto di stoccaggio nuovo.
3.1. Principi di sicurezza.
Nel caso di stoccaggio nella roccia dura non è possibile il contenimento totale
e quindi è necessario costruire una struttura di deposito sotterraneo atta a
far sì che l'attenuazione naturale degli strati circostanti riduca gli effetti
degli agenti inquinanti impedendo così effetti negativi irreversibili nei
confronti dell'ambiente. Sarà quindi la capacità dell'ambiente circostante di
attenuare e degradare gli agenti inquinanti a determinare
l'accettabilità di una fuga da una struttura di questo tipo.
Le prestazioni del sistema di stoccaggio sotterraneo vanno valutate in maniera globale, tenendo conto del funzionamento coerente delle
diverse componenti del sistema. Nel caso di stoccaggio sotterraneo nella roccia
dura, il deposito deve essere situato al di sotto della
falda acquifera per prevenire il deterioramento delle acque sotterranee.
Lo stoccaggio nella roccia dura deve rispettare tale requisito, impedendo che
qualunque fuga di sostanze pericolose dal deposito raggiunga la biosfera - e in
particolare gli strati superiori della falda acquifera a contatto con essa - in quantità o concentrazioni tali da provocare
effetti nocivi. È necessario quindi valutare l'afflusso delle acque verso e
nella biosfera e l'impatto della variabilità sul sistema idrogeologico.
Il deterioramento a lungo termine dei rifiuti, dell'imballaggio e delle
strutture artificiali può portare alla formazione di
gas nel deposito sotterraneo nella roccia dura. Occorre quindi tenere conto di
tale fattore nel progettare le strutture per lo stoccaggio sotterraneo di
questo tipo.]