La scrivente Federazione da diversi anni effettua - come noto - una raccolta sistematica di dati statistici sullo sviluppo della cremazione in Italia in rapporto alla mortalità registrata dall'ISTAT, che sono di riferimento per Enti nazionali ed internazionali, nonché per studiosi del settore.
Dalle stime effettuate è scaturita la fotografia della situazione italiana per pratiche funebri, che si rappresenta attraverso gli allegati alla presente circolare, di seguito elencati:
Allegato 1 - Dati di mortalità 2023 (ISTAT) e stima delle scelte della popolazione in materia di sepoltura di feretri o ricorso alla cremazione (stime Utilitalia SEFIT). Previsioni decennali di mortalità elaborate da ISTATSi chiede gentilmente di comunicarci eventuali modifiche o integrazioni delle informazioni presenti nella documentazione in allegato (che è aggiornata con i moduli di rilevamento pervenuti al 25 luglio 2024), in modo da costituire una base dati aggiornata a disposizione di tutti gli interessati.
In particolare si specifica che il rilevamento è basato sui dati trasmessi da 79 crematori su 91 esistenti (operativi o non operativi) nel 2023; per i crematori inattivi per l'intero anno si è convenzionalmente indicata 1 cremazione di cadavere, mentre per quelli che non hanno risposto al rilevamento i dati sono stati stimati.
Di seguito si riporta una breve illustrazione dei fenomeni rilevabili da tali dati statistici.
Mortalità
L'anno 2023 è caratterizzato da una forte riduzione di mortalità rispetto ai tre anni precedenti, con un avvicinamento ai valori di decessi del trend medio annuo ante pandemia (media 2015-2019=645.620), visto che si sono registrati a consuntivo 660.600 decessi in base ai dati ISTAT, aggiornati alla data di elaborazione della presente circolare.
Si segnala inoltre una differenza numericamente significativa tra le proiezioni di mortalità stimate dell'ISTAT per il 2023 e la realtà, probabilmente influenzate dall'anomalia data dagli eventi pandemici non ancora incorporati (l'anno passato) negli algoritmi di calcolo previsionale statistico dell'ISTAT.
In Allegato 1, l'andamento di mortalità è rilevabile in dettaglio dall'analisi che si è condotta per singola provincia, rapportando la mortalità del 2023 a quella del periodo ante pandemico (media 2015/2019).
Con gradazioni tendenti al rosso sono indicati i valori di mortalità che si discostano con un incremento sempre maggiore rispetto allo storico pre-pandemico; al contrario con gradazioni tendenti al verde sono indicate quelle che sempre meno si discostano.
Queste considerazioni hanno consigliato di ridurre la stima previsionale SEFIT della mortalità 2024 a 660.000 unità, contro la stima ISTAT di medio termine tarata attorno alle 670.000 unità (si veda lo scenario mediano) e che già incorpora le modifiche agli algoritmi previsionali per tener conto dell'anomalia di decessi connessa al Covid e al post Covid.
I dati del primo semestre 2024, che registrano una mortalità ancor più bassa rispetto alle più recenti stime, se non variati per effetto di ondate di calore particolarmente intense nel periodo estivo, potrebbero determinare un ulteriore calo di decessi a consuntivo 2024.
In Allegato 1 si potrà quindi esaminare:
a) l'andamento storico di mortalità residente per gli anni 2020, 2021, 2022, 2023 distinto per regione, in base ai dati ISTAT noti al momento della redazione della presente circolare;
b) l'andamento di mortalità nelle varie province, rapportata ai valori medi pre-pandemici;
c) la mortalità totale italiana 2023 rapportata allo sviluppo totale delle cremazioni di cadaveri e alla sua incidenza percentuale rispetto alla popolazione media, nonché la stima delle scelte di sepoltura alternative;
d) la stima ISTAT di medio termine delle previsioni attese di mortalità negli anni dal 2024 al 2033, profondamente mutata rispetto a quella elaborata da ISTAT negli anni passati.
Crematori e cremazioni
Nel 2023 risultano autorizzati ed operanti in Italia n. 91 impianti di cremazione (gli stessi del 2022).
In questi impianti, nel 2023, si sono effettuate 252.075 cremazioni di cadaveri (259.915 nel 2022).
A tali valori sono da sommare 44.210 cremazioni di resti mortali nel 2023 (a fronte di 45.986 nel 2022). Pertanto, nei crematori italiani si è effettuato nel 2023 un totale di 296.285 cremazioni (305.901 nel 2022).
La cremazione di resti mortali è variata di poco rispetto all'anno precedente (-1.776) e, per l'anno 2023, incide per poco meno del 15% sul totale delle cremazioni effettuate.
Nel prosieguo si farà riferimento, salvo diversa specificazione, alle sole cremazioni di cadaveri.
Le cremazioni di cadaveri effettuate in Italia nel corso del 2023 sono diminuite del 3,0% rispetto all'anno precedente, con un decremento numerico corrispondente a 7.840 unità.
Tuttavia, se si considera il forte calo di mortalità nel 2023 rispetto all'anno precedente (-7,41% pari a -52.899 morti annui) e che non sono stati realizzati nuovi impianti, possiamo dire che la cremazione è aumentata percentualmente come scelta delle famiglie, e senza crescita di nuovi impianti, segno del consolidarsi della scelta di questa pratica funebre da parte della popolazione, a scapito soprattutto della tumulazione.
Difatti l'incidenza della cremazione sul totale dei decessi passa dal 36,43% del 2022 al 38,16% nel 2023. Si è sempre più vicini all'anno nel quale registrare il sorpasso della scelta della cremazione rispetto a quella della tumulazione, che potrebbe essere già nel 2024 o nel 2025.
L'aumento in termini di percentuale sul totale di mortalità è dovuto principalmente alla sensibile crescita della cremazione al Nord, nel Sud e isole (in particolare Sicilia).
Si conferma che le regioni dove la crescita è più accentuata sono quelle con una maggiore dotazione di impianti (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana). Si segnala poi la buona performance dei crematori della Campania, per l'effetto di traboccamento soprattutto da Lazio, Sicilia, Puglia e Basilicata.
Ma è in Sicilia che si avverte un forte incremento di cremazioni per effetto della messa in funzione di due nuovi impianti e dell'ancora parziale ripresa del servizio a Palermo.
Si segnala che le cremazioni di alcune regioni sono numericamente influenzate da apporti di domanda inevasa proveniente da altri territori, attualmente sottodotati di impianti, come le regioni Puglia, Lazio e Sicilia, o privi di impianti come Abruzzo, Basilicata e Molise.
I dati noti ISTAT (al momento della stesura della circolare) concernenti la popolazione residente media nel 2023, anno in cui si sono registrati 660.600 decessi, permettono di calcolare il tasso grezzo di mortalità riferito alla popolazione residente del 11,2 per mille.
Quindi l'incidenza della cremazione registrata e stimata sul totale delle sepolture, per l'anno 2023, è del 38,16%, con un incremento in termini percentuali del +1,7%, rispetto al dato 2022 (36,43%).
Nel 2023, così come negli anni precedenti, le città in cui viene effettuato il maggior numero assoluto di cremazioni sono generalmente le città metropolitane.
Si evidenziano i seguenti aspetti:
- una leggera sovra-dotazione di impianti in talune zone (in particolare in Piemonte);
- l'approvazione o la messa allo studio di piani regionali di coordinamento dei crematori, pur in estremo ritardo rispetto ai tempi previsti dalla L. 30 marzo 2001, n. 130, e con impostazioni differenziate:
a) congelamento della situazione esistente, laddove vi è già una certa diffusione degli impianti (Liguria, Toscana);
b) un deciso incremento del numero di nuovi crematori da realizzare (Campania).
- l'avvio di numerose pratiche per la realizzazione di impianti nel Centro e Sud Italia, in buona parte bloccati dal rifiuto, spesso immotivato, delle popolazioni interessate dalle nuove localizzazioni (fenomeno cosiddetto NYMBY, not in my back yard) e un conseguente rallentamento dell'installazione di nuovi impianti;
- l'adozione in alcune regioni di norme che hanno temporaneamente bloccato la realizzazione di altri impianti oltre gli esistenti o creato barriere legislative all'ingresso di nuovi soggetti;
- le ondate pandemiche, in particolare la prima, hanno evidenziato l'estrema vulnerabilità degli impianti di cremazioni con un solo forno e, meritoriamente, diverse città stanno aumentando il numero di forni per ciascun impianto (spesso si punta ad un minimo di 2 forni autonomi nello stesso impianto, proprio per garanzie di continuità del servizio);
- la nuova organizzazione gestionale degli impianti e il numero maggiore di forni in servizio ha permesso sia di garantire adeguati standard di cremazione di cadaveri al decesso, sia di procedere alla cremazione di importanti quantità di resti mortali (fenomeno decisamente italiano, principalmente per la nota incongruenza del sistema di tumulazione stagna); si pensi che la cremazione di resti mortali nel 2019 è stata stimata in 38.000 unità, mentre nel 2023 si è ormai su valori dell'ordine di 44.210, con una tendenza all'aumento per almeno i prossimi due decenni;
- la cremazione non solo è la pratica funebre maggioritaria e la scelta normale in ampie zone d'Italia, ma sta crescendo sempre più nel Centro e nel Sud a causa di carenze di posti feretro e per economicità del costo complessivo di un funerale;
- l'attivazione di services per trasporto feretri, cioé operatori specializzati nel trasferimento, principalmente se non esclusivamente, di feretri e/o contenitori di resti mortali da certi territori in altri dove si possono ottenere tempi di effettuazione del servizio più contenuti e talvolta sconti tariffari o variazione di qualità del servizio; si tratta di una tendenza che purtroppo incide significativamente anche sulle statistiche rilevate, poiché il rilevamento statistico SEFIT Utilitalia è basato sui luoghi di effettuazione della cremazione e non sui luoghi di provenienza dei defunti;
- il rafforzamento operativo di alcuni impianti, con l'affiancamento a linea/linee già esistente/i di nuove linee, favorito anche dal rifiuto di nuove localizzazioni di impianti;
- l'attenzione a soluzioni per ottenere risparmi energetici degli impianti e un aumento delle capacità di auto produzione di energia elettrica (fotovoltaica o per cascami energetici del crematorio);
- la necessità, talvolta stimolata pure dalle indicazioni di normative regionali, di garantire standard minimi di deposito sia per feretri sia per resti mortali, con soluzioni refrigerate;
- la creazione di network organizzati di gestori di impianti di cremazione, che possono contare non su un singolo crematorio, ma su una rete di questi.
In conclusione, nel 2023 si sono registrate o stimate nel nostro Paese 296.285 cremazioni (tra cadaveri e resti mortali), svolte in 91 impianti, dotati di un numero stimato di 159 forni.
La media di cremazioni per impianto (autorizzato) nel 2023 è la seguente:
- Cremazione di cadaveri 2.770 (2.856 nel 2022);
- Cremazione di resti mortali 486 (505 nel 2022);
- Cremazioni totali 3.256 (3.362 nel 2022).
Laddove pervenissero, da parte dei gestori di crematori per i quali si sono stimate le cremazioni, i dati effettivamente registrati per l'anno 2023 (e precedenti, se del caso) sarà nostra cura provvedere a diffondere le relative rettifiche.
La presente circolare ed il testo degli allegati in essa citati sono presenti, per gli associati, sul sito della Federazione www.sefit.org (selezionando il menu Circolari).
Distinti saluti.
Il Direttore Generale