Non sarebbe la prima volta che i giudici amministrativi sono chiamati a pronunciarsi su questioni simili, anche se può accadere che le motivazioni sottostanti siano differenti.
Ad esempio, nella fattispecie considerata dal TAR Veneto, Sez. I, 9 gennaio 2023, n. 13 era in questione un sepolcreto militare germanico attorno al quale erano previste varianti alle norme urbanistiche, realizzate anche all’interno della fascia di rispetto cimiteriale.
Per il manufatto era stato sostenuto che questo vincolo di legge non operasse, argomentando che il sepolcreto di guerra germanico aveva accolto “resti ossei” rinvenuti nel 2019 e non “salme” (leggi: feretri), con ciò tentando di negare la natura cimiteriale.
Tale pronuncia è reperibile, per gli Abbonati PREMIUM, nella sezione SENTENZE, così come la successiva emessa dal TAR Sicilia, Catania, Sez. I, 5 marzo 2024, n. 887 in cui il punto era non la negazione della natura di cimitero, quanto la avvenuta tumulazione di cassetta ossario come interruttiva del termine cinquantennale previsto tra le condizioni (concorrenti) per l’esercizio della facoltà di revoca di concessioni cimiteriali (art. 92, comma 2 D.P.R. 10 settembre 1990, n. 285 e s.m.).
Il fatto che consegua l’interpretazione per qui vi sia equiparabilità tra tumulazione di feretri e tumulazione di cassette ossario, deriva anche da altre fonti, come quella dell’art. 94, comma 2 stesso D.P.R., laddove si individua l’atto con cui si determina la “capienza” di un sepolcro, frutto di logiche, ormai poco attuali, per cui la “sepoltura” da considerare sia solo quella “iniziale”.
Poco attuali, in quanto si sono, nel tempo, ampiamente diffuse modalità d’uso dei sepolcri che hanno ad oggetto anche altro, oltre ai feretri, come cassette ossario (come in questi casi), ma anche urne cinerarie.
Appare evidente che un conto è parlare di “capienza” riferendosi ai (soli) feretri, altro è considerare anche gli altri “contenitori” di spoglie mortali, distinzione che modifica nettamente la “ricettività” dei sepolcri.
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