[Fun.News 3603] Rapporto ISTAT-ISS sulla mortalità della popolazione residente: incidenza dei defunti COVID-19

Pubblichiamo la sintesi del rapporto dell’ISTAT-ISS sull’incremento di mortalità in un periodo significativo di COVID-19 (21/2/2020-31/3/2020), raffrontato con i dati medi dello stesso periodo del quinquennio precedente. Leggendo questi dati, appare in tutta evidenza che i numeri di mortalità diffusi giornalmente con i mezzi di informazione erano fortemente sottostimanti il fenomeno epidemico allora corso.
I morti COVID-19 ufficiali si possono stimare circa la metà di quelli effettivi, confrontando stessi periodi.

La sottostima è ancor più accentuata se si va a studiare il fenomeno nelle province più martoriate e ancor di più se si analizzano i dati per età di morte (con sottostima più elevata, come è intuitivo, nelle classi più anziane, che hanno una rilevante incidenza di decessi in RSA). Il rapporto integrale si può leggere cliccando RAPPORTO ISTAT-ISS SU COVID-19.
La scelta del Ministero della salute di estendere le precauzioni nei trattamenti dei defunti con malattia infettivo diffusiva COVID-19 conclamata o solo sospetta anche ai casi in cui non se ne poteva escludere con certezza l’assenza, è stata oculata e ha limitato i danni.

Di seguito il comunicato di sintesi:

Dal 20 febbraio al 31 marzo 2020 sono 13.710 i morti per Covid-19 in Italia. Il dato emerge dal Rapporto prodotto dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). I dati di mortalità totale si riferiscono a 6.866 comuni (87% dei 7.904 complessivi). Si tratta della “prima volta – rileva il Rapporto – che l’Istat diffonde questa informazione riferita a un numero così consistente di comuni”.

Considerando il mese di marzo, si spiega nel Rapporto, si osserva a livello medio nazionale una crescita del 49,4% dei decessi per il complesso delle cause. Se si assume come riferimento il periodo che va dal primo decesso Covid-19 riportato al Sistema di Sorveglianza integrata (20 febbraio) fino al 31 marzo, i decessi passano da 65.592 (media periodo 2015-2019) a 90.946, nel 2020. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710). La letalità per Covid-19 è più elevata in soggetti di sesso maschile in tutte le fasce di età, ad eccezione della fascia 0-19 anni. Nel 34,7% dei casi segnalati viene riportata almeno una co-morbidità (una tra: patologie cardiovascolari, respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche, oncologiche, obesità, patologie renali).

Il 91% dell’eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo 2020 si concentra nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia: 3.271 comuni, 37 province del Nord più Pesaro e Urbino. Nell’insieme di queste province, i decessi per il complesso delle cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo. Se si considera il periodo dal 20 febbraio al 31 marzo, i decessi sono passati da 26.218 a 49.351 (+ 23.133 ); poco più della metà di questo aumento (52%) è costituita dai morti riportati al Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 (12.156). All’interno di questo raggruppamento le province più colpite dall’epidemia hanno pagato un prezzo altissimo in vite umane, con incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020, rispetto al marzo 2015-2019, a tre cifre: Bergamo (568%), Cremona (391%), Lodi (371%), Brescia (291%), Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%). Nelle aree a media diffusione dell’epidemia (1.778 comuni, 35 province prevalentemente del Centro-Nord) l’incremento dei decessi per il complesso delle cause nel periodo 20 febbraio-31 marzo è molto più contenuto, da 17.317 a 19.743 (2.426 in più rispetto alla media 2015-2019); il 47% è attribuibile ai morti risultati positivi al Covid-19 (1.151). Infine, nelle aree a bassa diffusione (1.817 comuni, 34 province per lo più del Centro e del Mezzogiorno) i decessi del mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori dell’1,8% alla media del quinquennio precedente.

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