Dopo un intermezzo di un’ora, in cui i presenti hanno potuto apprezzare il lunch offerto da Sefit, è iniziata la seconda tavola rotonda sul tema "Effetti in Italia dell’aggiornamento delle EN15017 e delle Istruzioni operative per i crematori", coordinata da Valeria leotta (Sefit) che, in apertura, ha ripercorso le tappe che hanno condotto alle EN15017:2019.
Daniele Fogli (Sefit) ha illustrato con slides i punti principali dell’aggiornamento dello standard europeo di settore.
Si è soffermato in particolare sulle ricadute per i cimiteri e i crematori.
Ha poi sostenuto che gran parte dei contenuti di questo standard possono essere ripresi tal quali e divenire fonte obbligatoria per la normazione di settore, in sede di approvazione della riforma dei servizi funerari ora in discussione in Parlamento.
Per i prodotti, invece, basterebbe fare riferimento agli standard UNI 11519 e 11520.
E’ ora di superare le norme datate e imposte da normative sanitarie (DPR 285/1990) che si riferiscono di fatto ancora al trattato di Berlino di metà anni Trenta, quasi un secolo fa.
Occorre passare dalle norme di dettaglio alle norme che stabiliscono quali funzioni garantire con un certo prodotto.
Questo vale anche per i crematori, che sono senza norme tecniche da 15 anni, quando la legge 130/2001 invece dava pochi mesi per emanarle.
E’ stato Alessandro Bosi (Feniof) ad approfondire gli effetti dello standard europeo sulle imprese funebri. Lo standard è frutto di mediazioni tra i vari Paesi e per la scrittura del quale si è lavorato tre anni. Ed è lo stato dell’arte attuale in Europa.
Ha illustrato poi in dettaglio sia la parte di standard riguardante gli obblighi minimali formativi, diversi tra Direttore tecnico e altre tipologie di personale (addetti alle onoranze funebri, necrofori), sia le modalità con le quali si cerca di garantire qualità al servizio e rispetto delle norme deontologiche di settore.
Infine ha approfondito il come rappresentare alla famiglia il preventivo di un funerale e i sistemi di fatturazione (in questo caso ha rivendicato una sorta di primogenitura delle norme italiane emanate a suo tempo dall’Agenzia delle Entrate).
Ha poi richiamato alcune altre novità, come le varie tipologie di servizi funerari on line, le stesse caratteristiche dettagliatamente indicate nello standard sia per come deve essere fatta la casa funeraria, sia per come vanno forniti i vari servizi.
Fabrizio Gombia (Fic) ha spiegato ai presenti i vari punti delle recenti Istruzioni operative per i crematori, frutto di un lavoro collegiale di FIC e Utilitalia SEFIT, che ben si sposano con gli standard europei.
Ha lanciato un appello perché dal 1 gennaio 2020 non solo i crematori di associati a SEFIT e FIC applichino queste Istruzioni, ma anche i non associati, essendo un vero e proprio vademecum ragionato che garantisce sia chi fornisce i servizio sia chi lo acquista (cittadini o le stesse imprese di pompe funebri per conto dei cittadini mandanti). E ha chiesto che le Federazioni del settore funebre si adoperino per favorirne l’applicazione da parte dei propri associati.
Ha concluso la tavola rotonda Marco Ghirardotti (Assocofani) che si è detto ben lieto che si possa avere qualche certezza per i produttori di accessoristica funebre, come per i costruttori di bare. Si tratta di mercati in difficoltà, con una forte penetrazione dall’estero.
Si è poi soffermato su recente giurisprudenza che ha vietato di commercializzare in Italia la cassa in propilene, in sostituzione di quella di zinco, laddove destinata a tumulazione e in particolari casi.
Nonostante ben due pronunciamenti di Tribunale sull’autorizzazione rilasciata dalla regione Friuli Venezia Giulia ancora in alcune zone (Friuli, Veneto, Emilia, ecc.) se ne continua la vendita.
Ha lamentato da un lato la scarsità di controlli, ma anche la mancata conoscenza degli effetti negativi che possono derivare ad es. dall’introduzione inconsapevole di cica 15 Kg. di polipropilene in un crematorio, visto che quasi sempre manca l’informazione di ciò che sia contenuto dentro la bara.
Gli ha fatto eco Fogli, spiegando che sono state le imprese funebri a chiedere di avere la responsabilità alla partenza del funerale del corretto uso di materiali e prodotti conformi alle regole. Evidentemente ciò non basta e occorre un controllo specializzato e fatto a livello sovracomunale.
Questa situazione ha innescato un dibattito dal quale è emersa la possibilità di adottare specifiche marchiature o sistemi di riconoscimento (RFID, QR-code, ecc.) capaci con semplici APP per cellulare di consentire la lettura di informazioni essenziali sulla bara utilizzata, per evitare errori o usi non consentiti.
Ha concluso i sempre interessanti lavori di Sefit10 la nuova Responsabile Sefit, una Valeria Leotta in gran forma, che ha risposto alle sollecitazioni con precisione e ironia, conquistandosi l’apprezzamento dell’autorevole pubblico presente.
FINE TERZA PARTE DI QUATTRO.
L’ultima sarà pubblicata la prossima settimana.