[Fun.News 3537] Sefit 10: la tavola rotonda della mattina sul futuro del mercato funebre italiano

Dopo gli interventi delle Autorità, SEFIT10 è entrato nel vivo.
Michele Gaeta, ha condotto i lavori della tavola rotonda del mattino incentrata sul tema "Quale impresa funebre per il mercato italiano".
Il Coordinatore della Commissione nazionale funeraria SEFIT, ha quindi esposto quelli che vengono ritenuti i nodi principali su cui cercare una condivisione da parte dei diversi attori del settore funerario.
Il tutto facendo riferimento al testo di una bozza di documento di principi condivisi, che Sefit aveva fatto preventivamente pervenire ai partecipanti al dibattito, reperibile al link BOZZA INTENTI.
Gli ha fatto eco Dimitri Triantafyllou (Asnaf&as), che ha esposto i suoi punti di vista e si è reso disponibile ad un approfondimento in vista del raggiungimento di posizioni comuni.
Il pirotecnico Gianni Gibellini (EFI), ha incentrato il suo intervento sulla necessità di legalità del settore, di abbattimento della rilevante quota di sommerso e rilanciando posizioni che vedono l’impresa funebre di rilevanti dimensioni avere un ruolo fondamentale nell’ambito funerario, incentivando la nascita di case funerarie, estendendo l’attività a settori contigui (crematorio, tumulazione).
Renato Miazzolo (Feniof) ha chiarito che è contrario agli impianti di cremazione dentro le case funerarie. Ha aggiunto che un funerale dignitoso si conclude al cimitero e non è possibile vedere situazioni in diversi Comuni in cui la gestione cimiteriale è spesso assente o di scarso livello.
E’ l’intero servizio funebre che è penalizzato da questa evidente bassa qualità cimiteriale. Per questo è utile avere la possibilità di estrapolare le tumulazioni dal contesto gestionale cimiteriale e svolgerle in conclusione del funerale da parte di chi può provvedervi.
Egli è inoltre favorevole a parificare le modalità di espressione della volontà sia per cremazione, che per affido e dispersione ceneri.
Ha poi aggiunto che dovrebbe essere la fiscalità generale a farsi carico degli oneri cimiteriali, abbattendo invece le tasse e i diritti al momento del funerale. Infine la Feniof è favorevole a introdurre i contenuti delle EN15017:2019 in norma di legge.
E’ stata poi la volta di Christian Vergani (Federcofit) che ha sostenuto come il metodo usato da Sefit non sia stato per lui positivo.
Ci si doveva sedere attorno ad un tavolo e poi i risultati di quell’incontro potevano tradursi o meno in principi condivisi. Da tempo la sua Federazione aveva proposto, senza successo, incontri con Sefit.
Sui contenuti Vergani ha ribadito la posizione della necessità di limitare il numero di sedi di imprese funebri a non più di 1 ogni 15.000 abitanti, di inserire l’obbligo di rilascio di autorizzazione comunale per operare e non la sola SCIA. Servono poi maggiori controlli.
Inoltre, le necessità finanziarie della gestione dei cimiteri sono da compensare con forme di fiscalità e non con diritti di polizia mortuaria.
Ha poi confermato che non sono interessati alla gestione di cimiteri, ma semplicemente a concludere i funerali in maniera dignitosa con la sepoltura e di poter effettuare la cremazione anche in casa funeraria, mettendo sullo stesso piano pubblico e privato.
Le ragioni della SEFIT sono state esposte da Valeria Leotta, che ha precisato come diversi degli obiettivi che si pongono gli altri interlocutori seduti al tavolo sono contrastanti con la realtà e con le esigenze di altri soggetti. Talvolta questi intendimenti sono pesantemente criticati se non ritenuti illegittimi dalle Autorità (antitrust, Anticoncorrenza) audite in Commissione affari sociali della Camera. Ha poi esposto i punti fermi della Sefit:
la netta separazione tra attività di mercato (onoranze funebri e attività lapideo marmorea) da quella cimiteriale e di Servizio mortuario (cosa sostenuta anche dall’Antitrust).
Questo comporta che i cimiteri, i crematori, l’illuminazione votiva, che sono propri dell’attività cimiteriale, possano essere gestiti con le modalità che sceglie il proprietario dell’infrastruttura, cioé il Comune. Si tratta di servizi pubblici locali nei quali vi è concorrenza per il mercato.
Semmai si può convenire che, tranne per i Servizi mortuari, possa essere ammessa la separazione societaria e non la incompatibilità proprietaria totale, visto che qualunque privato, sia per mezzo di prestanomi sia con sistemi di holding paravento, può eludere la norma, diversamente dal settore pubblico e da chi opera con società alla luce del sole.
Nel settore funebre l’esperienza delle imprese pubbliche o miste ha dato importanti risultati di moralizzazione e calmiere. Finché permangono queste necessità non si vede per quale motivo debba essere ridotta la presenza pubblica nel settore funebre o anche solo penalizzata.
La serie di principi su cui si può convergere tra le diverse Federazioni non è piccola e quindi Sefit ha ritenuto di scrivere un documento e valutare concretamente se su questo poteva manifestarsi una convergenza, fosse questa totale o semplicemente parziale.
E se le divergenze potevano essere superate.
Incontri e discussioni si sono tenuti per anni e occorreva, ad avviso di Sefit, mettere un punto fermo, che si sottopone oggi sia agli interlocutori al tavolo che a tutto il comparto funerario italiano.
Ha poi concluso ricordando come la situazione cimiteriale abbisogni di scelte urgenti sia per modalità di apporto di risorse, sia per come contabilizzare i proventi da concessione cimiteriale per garantire la manutenzione e la operatività futura dei cimiteri  (sull’esempio del perpetual care americano).
Sefit è inoltre orientata a norme legislative limitate come contenuti, che richiamino l’obbligatorietà – entro un certo arco di tempo – di standard europei EN15017:2019 e degli standard UNI 11519 e 11520. E con la riappropriazione da parte dello Stato di una unica norma di riferimento per l’intero Paese.
E’ sbagliato, a suo dire, forzare criteri legislativi consolidati o direttive europee, come in parte si fa con l’Ac1143, per consentire una posizione di vantaggio all’imprenditoria funebre privata.
Occorre che tutti gli attori in gioco, imprese funebri, gestori di cimiteri, marmisti, produttori, gestori di crematori, ecc., indipendentemente dalla forma di gestione o di proprietà possano contare su mercati che siano contendibili e con risorse che permettano l’effettiva qualità di servizio all’utenza. Diversamente si tratta di comprimere eccessivamente questa o quella componente a vantaggio dei più forti, cioé di quelli che hanno in mano la organizzazione del funerale.
La discussione tra i presenti ha evidenziato diversi temi, ad integrazione di quelli già esposti.
Si riporta la posizione di Linda Natalini (FIC), che ha precisato che per la dispersione e l’affido delle ceneri è necessaria una procedura che garantisca maggiormente il rispetto della volontà del defunto, visto che spesso i familiari e gli eredi modificano sensibilmente tali volontà.
Lo provano dati statistici evidenti, forniti anche da altri cremazionisti presenti.
Per la FIC è necessario garantire norme di riferimento perché possa svilupparsi la costruzione di impianti di cremazione soprattutto al Sud, ora ancora carente.
Ha poi precisato che più di ogni altra cosa ciò che conta è che ogni nuovo insediamento di crematorio deve essere fatto solo dove effettivamente serve, all’interno di criteri pianificatori ben precisi. Occorre in altri termini coniugare distanza dal crematorio con la tutela ambientale e con la compatibilità economico finanziaria nel bacino di riferimento.
La tavola rotonda del mattino si è quindi conclusa con l’impegno di trovarsi attorno ad un tavolo per capire se si riesce a trovare un’intesa.
FINE SECONDA PARTE DI QUATTRO.
Le altre saranno pubblicate a seguire.

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