Un vero e proprio terremoto politico, oltre che economico, quello seguito all’indagine "Mondo sepolto".
Un partito di minoranza al comune di Bologna addirittura chiede le dimissioni di sindaco e assessore competente, colpevoli politicamente di non aver vigilato abbastanza su questo settore così delicato.
Gli inquirenti bolognesi avevano etichettato questa indagine come "Mondo sepolto", iniziata già da un anno e mezzo, sulla base di "soffiate" di qualche operatore locale.
Tra gli oltre 40 indagati, di cui circa la metà sottoposti a misure di detenzione (in carcere o ai domiciliari) con l’impiego di circa 330 agenti, vi sono nomi importanti del panorama funebre nazionale: i capi di due consorzi di servizi funebri molto conosciuti (RIP e CIF), che garantiscono circa il 90% dei trasporti funebri di Bologna.
La dimensione dell’operazione, lo spiegamento di forze dell’ordine impiegato per fermare gli indiziati e sequestrare documentazione, la rilevanza mediatica data, sembrano voler dare un segnale forte della magistratura all’intero mondo funerario italiano e forse anche al livello politico.
Il meccanismo rilevato a Bologna è però abbastanza usuale e denunciato a più riprese e da decine d’anni a coloro che dovrebbero occuparsi di modificare le norme per combattere il malaffare.
C’è un sistema di evasione quando si fa un funerale che crea sistematiche provviste di "nero", che serve a rendere maggiormente lucrosa l’attività funebre.
Parte del "nero" serve a foraggiare operatori sanitari compiacenti che dirottano sui pagatori i servizi funebri, inducendo i parenti a servirsi di questa o quella ditta.
L’altra parte del "nero" resta invece nelle disponibilità dei titolari dell’impresa funebre, che così possono ridurre il carico fiscale se l’attività fosse stata alla luce del sole.
E tutto si basa sul fatto che ora è riconosciuta una detrazione fiscale fino a 1.550 euro a funerale, quando un funerale costa almeno il doppio.
Sembra plausibile però anche l’ipotesi che il sistema degli operatori sanitari costituisse una vera e propria organizzazione tesa a vendere al migliore offerente i funerali e, parallelamente, gli imprenditori funebri invece avessero trovato il modo per minimizzare gli esborsi richiesti e al tempo stesso evadere il fisco. Lo accerterà il processo.
Questo è l’ennesimo esempio di mala gestio nel settore funebre italiano, ed è ormai ora di prendere di petto la questione funebre italiana e rapidamente approvare una legge che al tempo stesso contemperi le esigenze imprenditoriali con quelle della parte debole del rapporto e cioé i familiari colpiti da un evento luttuoso.
Occorre riformare concretamente il settore con legge statale (basta con leggi regionali, spesso pasticciate e frutto di questa o quella lobby), eliminando a monte le cause del malaffare, non pensando che solo facendo tintinnare le manette o mettendo una telecamera in ogni camera mortuaria si risolvano i problemi.
L’esperienza di altri Paesi europei ci dice che è solo investendo in formazione, detrazioni fiscali e regole chiare, oltre che controlli specifici, e in previdenza funeraria, che si potrà far fare un passo decisivo alla modernizzazione del settore funerario che è già in atto, e che abbisogna di tempi e risorse adeguate per giungere a regime in un periodo di tempo che non potrà di certo essere breve.