SEFITDIECI è stato anche l’occasione per confrontare tra le tre federazioni presenti (FIC, Assocofani e SEFIT Utilitalia) alcune posizioni sui temi della legislazione vigente o auspicata.
Nel suo intervento Mario Spadini, Presidente FIC, ha affrontato la questione politicamente di rilievo di questo periodo e cioè gli effetti di una recente sentenza della Corte di Giustizia europea che ha dichiarato che la regolamentazione del Comune di Padova che obbliga che un’urna affidata a familiare non possa che essere detenuta dallo stesso o riportata al cimitero è contraria alla normativa europea.
La sentenza, basandosi sulla libertà di stabilimento di un’attività economica, ferme restando alcune cautele necessarie, ha quindi aperto alla possibilità di conservazione di urne precedentemente affidate a familiare in luogo diverso dal cimitero.
La FIC si è detta preoccupata per gli effetti di questa sentenza che rischia di portarci indietro di oltre due secoli e quindi con la conservazione di ceneri nelle Chiese o di fatto aprire una nuova tipologia di servizio offerto dal mercato.
Spadini si è poi espresso sulla legislazione di settore considerando come sia sempre più necessario un intervento legislativo statale, per riordinare una materia che negli ultimi anni si è frastagliata in mille rivoli regionali e comunali.
Gli ha fatto eco Marco Ghirardotti, Presidente di Assocofani, che si è detto convinto della necessità di una normativa statale, in cui siano presenti riferimenti alle specifiche che devono possedere i prodotti da utilizzare in ambito funebre. In particolare, ha sostenuto la opportunità di fare riferimento a standard di prodotto per i cofani funebri, semmai rivedendo, visto che lo si deve fare ogni 5 anni, le UNI 11520 e 11519, che comunque sono già un’ottima base di partenza.
Daniele Fogli Responsabile SEFIT ha specificato che l’AC1143, è un testo da cui è difficile partire per un confronto.
Le esperienze legislative precedenti, in cui di fatto nessuna Federazione o blocchi di Federazioni ha avuto la forza per portare a casa un risultato di equilibrio per l’intero settore, anzi si esercitava una azione di interdizione di chiunque esponeva un progetto, ci fanno riflettere se sia il caso di cambiare metodo.
SEFIT avanza in questa sede un metodo nuovo:
1) Puntare decisamente su una norma statale di riferimento, pensando a tre diversi disegni di legge, specifici di settore: uno per il funebre, uno per il cimiteriale e uno per la cremazione. Questo nella convinzione che sia più semplice lavorare su singole parti piuttosto che sul tutto;
2) Partire dal basso e cioè dalle autoregolamentazioni, ovvero dagli standard tecnici o protocolli che nel frattempo si sono elaborati. Essendo inutile richiamare queste parti nella legge, ma semplicemente riferendosi obbligatoriamente allo standard, come si fa anche in altri Paesi con forti autonomie, come la Spagna.
Vi è in SEFIT la profonda convinzione che non sono molte le differenze tra come si concepisce l’attività funebre tra imprese pubbliche e private:
tutti dobbiamo presentare al meglio un defunto, trasportarlo al luogo di destinazione, dare servizi ad una famiglia dolente.
Lo stesso dicasi per i prodotti da usarsi, i protocolli da osservare in caso di cremazione e servizi cimiteriali e così via.
3) Non dobbiamo partire quindi solo da scelte di appropriazione (leggasi privative) di parti di mercato da parte di un settore o dell’altro, ma dalla regolazione di ogni singolo mercato.
Sarà poi la capacità, la serietà di ognuno, i capitali che si intendono mettere in gioco e così via a determinare la diffusione di un modello o di un altro.
4) Rispondendo a Spadini, Fogli, ha detto di condividere molte se non tutte le posizioni esposte.
Occorrerà valutare con attenzione gli effetti di questa sentenza e quindi ora SEFIT uscirà subito con una circolare informativa, rimandando a dopo il periodo natalizio valutazioni più approfondite, ma è indubbio che non vi può essere solo una risposta legislativa.
Occorre un cambiamento profondo di mentalità nei gestori dei cimiteri che devono migliorare sia la qualità architettonica delle soluzioni previste per le urne cinerarie sia la qualità dei servizi offerti.
Altrimenti il declino della capacità di attrarre urne cinerarie nei cimiteri sarà inevitabile. Esiste una domanda di diversa modalità di sepoltura da parte della popolazione e occorre intercettarne la buona parte, se si vuole mantenere il cimitero come luogo di memoria storica di una collettività. In passato già avevamo affrontato questo tema che in sintesi abbiamo denominato com emarketing cimiteriale.
La discussione ha fatto emergere nelle tre Federazioni presenti una certa convergenza sul modello proposto: un modello di dialogo e non di contrapposizione, capace di riannodare un filo che sembrava essersi definitivamente spezzato.