I crematori italiani sono tra i più moderni nel panorama europeo perché essendo partita in ritardo la cremazione nel nostro Paese, le installazioni sono di ultima generazione e ben pochi sono ormai gli impianti vetusti.
Questa la valutazione di esperti riunitisi a Roma in occasione di SEFITDIECI 2018, il tradizionale appuntamento annuale del settore funerario italiano svoltosi il 30/11/2018.
Alla presenza di un folto numero di gestori di crematori e cimiteri, dei rappresentanti dei maggiori produttori di impianti di cremazione e dei vertici della Federazione Italiana Cremazione, è stata presentata una ricerca, svolta unitamente da ISPRA e SEFIT Utilitalia, che si è basata su un campione esteso di impianti di cremazione (ben 43) e su una gamma rilevante di inquinanti monitorati.
Il risultato sfata leggende metropolitane sulla presunta pericolosità dei crematori.
I parametri misurati per le classi di inquinanti previste dalle norme sono ben al di sotto delle soglie di tolleranza sia previste dalla legge, sia dai valori guida consigliati nel libro bianco europeo sui crematori, elaborato già qualche anno or sono da European Crematoria Network.
E’ stato l’ing. Dario Bernardi a snocciolare i dati, che in taluni casi risultano al di sotto di un fattore 100 rispetto a valori presenti nel guidebook europea dell’EMAP (come per il mercurio) e in altri casi minori di un fattore 10 per inquinanti più tradizionali.
La dott.ssa Gonella dell’ISPRA nell’ammettere che i risultati sono importanti e potrebbero modificare i valori di default che ora l’ISPRA assume per calcolare l’apporto inquinante dei crematori nei confronti di tutte le altre forme di inquinamento dell’aria, ha espresso l’augurio che si possa ripetere presto un approfondimento delle ricerche, poiché per un gruppo di inquinanti (gli IPA) i valori, pur essendo entro i limiti, sono riferiti ad un campionamento numericamente e statisticamente insufficiente.
L’ing. Fogli di SEFIT, concordando con ISPRA, ha precisato che quanto prima verrà estesa la ricerca ad un numero maggiore di impianti con un approfondimento specifico per gli IPA, come chiesto. Ha poi ricordato come ora siano già circa 80 i crematori in esercizio in Italia e le cremazioni, di cadaveri e di resti mortali, sono sempre più vicine alle 200.000 annue, valore che ci colloca al quarto posto in Europa, dopo Inghilterra, Germania, Francia.
Il Dr. Giust di GEM Matthews ha inoltre affermato che gli impianti italiani hanno sistemi filtranti particolarmente stressati, poiché contrariamente ad altri Paesi da noi alle cremazioni di cadaveri si aggiungono quelle dei resti mortali e e Autorità nel dare nuove autorizzazioni si riferiscono a valori limite propri degli inceneritori e non specifici per i crematori, che hanno un dimensionamento molto inferiore e con funzionamento discontinuo.
Lo stress deriva dalla constatazione che all’estero il numero di cremazioni per linea è generalmente numericamente inferiore e in presenza di limiti di emissioni generalmente superiori a quelli italiani.
Quindi i nostri sistemi filtranti lavorano di più e più stressati proprio per rispettare limiti più stringenti.
E’ quindi utile – ha concluso Mario Spadini, Presidente di FIC – disporre rapidamente di una normativa specifica per questa tipologia di impianti, basata su limiti adeguati. E, infine, aumentare il numero di impianti sul territorio, in particolare al centro e Sud Italia, oggi carente.