Dignity, uno dei maggiori fornitori di servizi funerari della Gran Bretagna, ha annunciato che chiuderà "circa 100" case funerarie per competere al meglio con il resto del mercato.
Il CEO di Dignity Mike McCollum ha dichiarato che la società mira a "ridurre i costi del personale" nei prossimi 10 anni, per ottenere significative economie di scala.
I motivi di questa scelta stanno nell’aumentata concorrenza nel mercato dei funerali, che costringe Dignity a ridurre i prezzi per mantenere la quota di mercato.
E non è finita: Dignity sta pensando – per realizzare altre economie di esercizio – di intervenire anche nella propria rete di servizi sussidiari, tagliando personale anche tra autisti di carri funebri e negli uffici delle sue succursali di acquisizione, man mano che servirà.
Un segnale da valutare attentamente dalle imprese funebri italiane?
In Italia le imprese funebri e le loro associazioni di categoria stanno spingendo da oltre un decennio per realizzare case funerarie a tappeto in molte città: una scelta che scimmiotta quel che 20 anni prima andava bene all’estero, ma anche una scelta per creare barriere all’ingresso nel mercato per piccole imprese funebri, difendendosi così dagli effetti della liberalizzazione selvaggia dei servizi oggi esistente.
Creare case funerarie comporta però rilevanti investimenti finanziari e costi di gestione, che alla fine si scaricano sul prezzo dei funerali.
E’ quindi da valutare con attenzione la mossa di Dignity anche in Italia, visto che l’imprenditoria funebre italiana potrebbe tardare a comprendere che i tempi sono cambiati e le famiglie chiedono sempre più servizi funebri economici, con una concorrenza esasperata nei prezzi.