[Fun.News 3341] I dati sulle cremazioni in Italia nel 2017: la crescita non accenna a rallentare

La SEFIT ha recentemente diffuso i dati sulle cremazioni svolte in Italia nell’anno 2017. SEFIT raccoglie, elabora e diffonde i dati statistici sullo sviluppo della cremazione inItalia, fornendo i dati ad Istituzioni nazionali, come l’ISPRA, o internazionali, come ICF ed EFFS.
I dati si riferiscono alle cremazioni di soli cadaveri (sono quindi esclusi i resti mortali) effettuate nell’anno 2017 nei crematori italiani.
Da un’analisi dei dati pervenuti si può affermare che le cremazioni effettuate in Italia nel corso del 2017 siano cresciute ben dell’11,5% rispetto all’anno precedente, con un aumento corrispondente a 16.223 unità. Difatti nel 2017 si sono registrate a consuntivo 157.776 cremazioni di feretri, contro 141.553 del 2016.
Il forte aumento di cremazioni è dovuto non solo al mutamento nelle scelte della popolazione, ma anche alla eccezionalità della crescita di mortalità nel 2017.
L’ISTAT, infatti, ha recentemente diffuso i dati sulla mortalità e popolazione 2017, anno in cui si sono registrati 649.061 decessi.
Quindi l’incidenza della cremazione (per difetto, mancando i dati di 5 crematori, come si dirà in seguito) sul totale delle sepolture, per l’anno 2017, è del 24,31%, con un discreto incremento in termini percentuali (+1,3%, rispetto al dato 2016 che era del 23,01%).
Analizzando il dato territoriale si può valutare che le regioni dove la cremazione è più sviluppata – in termini di rapporto percentuale delle cremazioni eseguite sul territorio rispetto al dato nazionale – continuano ad essere: Lombardia (24,2%), Piemonte (17,3%) e Emilia Romagna (14,4%), regioni che dispongono del maggior numero di impianti di cremazione operativi (12 in Lombardia e Emilia-Romagna e 14 in Piemonte).
La crescita percentuale maggiore nel 2017 rispetto al 2016 si è avuta a livello regionale nelle Marche (+78,3%) e in Piemonte (+34,9%), regioni entrambe interessate dalla messa in funzione di nuovi impianti (+1 nelle Marche, + 2 in Piemonte) rispetto all’anno precedente.
La crescita numerica regionale più elevata si è registrata invece in Piemonte (+7.089) per effetto di quanto già sopra indicato, Emilia-Romagna (+2.105) e Lombardia (+1.620).
L’incremento del ricorso alla cremazione continua ad avvenire soprattutto al Nord, che ha una maggiore presenza di impianti, ma anche al Centro. In particolare, nei capoluoghi di provincia dotati di impianto.
Anche nel 2017, così come negli anni precedenti le due città in cui vengono effettuate il maggior numero di cremazioni sono Roma (13.336) e Milano (10.578), anche se è bene chiarire che si tratta di cremazioni svolte per un’area che spesso è almeno provinciale, se non ancor più estesa.
A seguire, tra le 5.000 e le 7.000 cremazioni annue: Torino (6.929), Genova (6.292) e Mantova (5.070).
Le regioni in assoluto dove si crema di più sono quelle meglio dotate di impianti di cremazione e con maggiore mortalità, vale a dire la Lombardia con 38.210 cremazioni, il Piemonte con 27.374 cremazioni e l’Emilia-Romagna con 22.705 cremazioni.
Si evidenziano, come già ribadito l’anno scorso, i seguenti aspetti:
— la diffusione di crematori di cintura urbana nelle aree metropolitane (ad. es. di Milano e Torino);
— l’inizio di una sovra-dotazione di impianti in talune zone, dove le autorizzazioni date per costruzione di nuovi crematori sono superiori alle necessità effettive;
— l’avvio di numerose pratiche per la realizzazione di impianti nel Sud Italia;
— il rifiuto alla realizzazione di nuovi impianti, spesso immotivato, delle popolazioni interessate dalle nuove localizzazioni (fenomeno cosiddetto NYMBY, not in my back yard), con oltre 50 Comitati locali NO-CREM.
SEFIT segnala che non sono pervenuti, nonostante i numerosi solleciti, i dati concernenti diversi crematori situati al Sud Italia, nello specifico: Carpanzano (CS), Domicella (AV), Montecorvino Pugliano (SA), Messina e Palermo.
Di conseguenza il dato delle cremazioni registrate sul territorio nazionale – in particolare nelle regioni Campania e Sicilia – è da considerare sottostimato.

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