[Fun.News 3294] Un’analisi degli effetti della veloce crescita della cremazione

Nel corso del workshop svoltosi nella mattina del 5 aprile 2018 a Bologna, nell’ambito della Fiera Tanexpo, dal titolo “La cremazione è la killer application dei cimiteri?” l’ing. Daniele Fogli – responsabile SEFIT – ha ricordato come la società moderna, come scriveva Philippe Ariés, frappone fra sé ed i morti degli schermi, che “sono di triplice natura: la bara, la tomba, le recinzioni del cimitero”.
Scopo visibile degli schermi è la paura della profanazione delle tombe, un desiderio di igiene, una rappresentazione estetica del potere detenuto in vita dal defunto.
Con la crescita della cremazione questi schermi stanno perdendo la loro funzione. Lo stesso cimitero sta perdendo la propria funzione.
La cremazione è una tecnica che ha il compito, da subito, saltando i tempi decennali della inumazione o pluridecennali della tumulazione, di trasformare un cadavere, attraverso il fuoco, in ceneri. Sostanze che non danno problemi igienico-sanitari.
La velocità trasformativa imposta dalla cremazione si sposa perfettamente con la velocità di questi nostri tempi moderni.
Nel suo intervento Fogli ricorda come "Col crescere della incidenza della cremazione (in Europa è passata in poco più di 20 anni dal 20% al 40%, mentre in Italia siamo ormai prossimi al 25%):
a) perde sempre più importanza la funzione del cimitero quale sistema di garanzie igienico-sanitarie per la collettività;
b) la sostituzione di sepolture alternative (inumazione e tumulazione) con la cremazione, in breve tempo cambia l’aspetto dei cimiteri, dove i campi comuni ora sono sempre più vuoti e senza funzione;
c) occorrono nuove soluzioni di contenimento delle urne cinerarie, diverse da quelle tradizionali;
d) Infine, la diminuzione della percentuale di defunti per i quali si sceglie la conservazione delle ceneri all’interno di una tomba, fa perdere anche il ruolo della principale funzione del cimitero, cioè del suo ruolo di memoria storica e perenne di una collettività! Questo, forse, è il maggior pericolo odierno.
"
Sempre secondo Fogli, col crescere della cremazione stanno avendosi ben altri effetti:
"Perde di rilevanza la qualità estetica della bara.
Essa, anche con l’inumazione e la tumulazione, svolgeva la propria funzione per poco tempo, quello del tragitto dalla camera mortuaria al luogo di sepoltura.
Ma rispetto alla cremazione permaneva, anzi proteggeva quel corpo sotto la terra o dentro il tumulo.
Invece, inserita in un forno crematorio, viene distrutta in breve tempo. E così la sua funzione si è ridotta.
Occorre studiare, nei prossimi anni, bare capaci di dare nuovi messaggi a chi partecipa ad un funerale, da un lato, e soprattutto per essere scelte dai professionisti che le usano (cioè gli impresari funebri e i terminali: gestori di cimiteri e di crematori).
"
Il messaggio più importante, oggi, è quello ambientale: una bara facilmente combustibile e di materiali poco inquinanti, leggera per facilitarne la movimentazione.
Si mantiene egualmente il messaggio fondamentale di una bara, che deve essere un oggetto esteticamente capace di rappresentare il defunto (bimbo, giovane, anziano, sportivo, o con quel particolare hobby, ecc.) o lo status della sua famiglia, la testimonianza di semplicità, disponibilità, ricchezza, ecc..
Cala enormemente il bisogno di nuovi posti costruiti nei cimiteri, potendosi utilizzare le tombe esistenti per contenere quantità rilevantissime di defunti.
La caratteristica dominante, che dovremo governare, sarà quella dei vuoti cimiteriali.
Occorrono nuove tipologie di impianti di cremazione (linee di cremazione più veloci e numericamente aumentate per procedere a cremazione con consegna dell’urna a seguire) e/o di servizio (catering, cerimonia non col feretro, ma con l’urna).

Cioè sistemi che riempiano il tempo tra l’addio al feretro e l’arrivo dell’urna cineraria. O, proprio la sostituzione della cerimonia di addio al feretro, con la cerimonia di addio all’urna cineraria.
La cremazione, infine, può avere però un effetto estremamente interessante, anche se non ancora percepito dai progettisti di diversi Paesi europei, sulla pianificazione cimiteriale e in particolare nell’architettura cimiteriale.
Per la minore rigidità della maglia spaziale connessa alla dimensione dell’urna cineraria e per la possibilità di recuperare spazi interni ai cimiteri prima occupati da campi di inumazione o, anche, da vetuste costruzioni di loculi, spesso di scarso pregio estetico.

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