In un’azienda sanitaria su 4 c’è stato almeno un episodio di corruzione nell’ultimo anno.
È quanto emerge da un’indagine condotta dal Censis sulla percezione dei Responsabili della prevenzione della corruzione di 136 strutture sanitarie nell’ambito del progetto "Curiamo la corruzione" coordinato da Transparency International Italia, in partnership con Censis, ISPE Sanità e RiSSC. I dati sono stati presentati nel corso della Seconda Giornata Nazionale contro la Corruzione in Sanità.
Secondo il 63,2% dei responsabili per la prevenzione della corruzione intervistati, la corruzione in sanità rimane stabile.
Il 64,7% dei responsabili per la prevenzione della corruzione intervistati ritiene che il rischio nella propria azienda sia moderato, solo il 5,9% lo giudica elevato.
I rischi di corruzione più frequenti sono:
1) violazione delle liste d’attesa (45%);
2) segnalazione dei decessi alle imprese funebri private (44%);
3) favoritismi ai pazienti provenienti dalla libera professione (41%);
4) prescrizione di farmaci a seguito di sponsorizzazioni (38%);
5) falsificazione delle condizioni del paziente per aggirare il sistema delle liste d’attesa (37%).
I rischi di corruzione più elevati sono:
1) sperimentazione clinica condizionata dagli sponsor (12,9/25);
2) prescrizione di farmaci a seguito di sponsorizzazioni (12,3/25);
3) violazione dei regolamenti di polizia mortuaria (11,7/25);
4) favoritismi ai pazienti provenienti dalla libera professione (11,4/25);
5) segnalazione dei decessi alle imprese funebri private (11,2/25).
Chi è interessato ad approfondire l’argomento può leggersi l’intero rapporto, scaricandolo dal seguente link:
REPORT CURIAMO LA CORRUZIONE 2017