Già con Fun.News 3095 si era data notizia dei possibili effetti della sentenza della Corte Costituzionale 251/2016 sulla illegittimità costituzionale, tra le altre, di alcune norme degli articoli 16,18 e 19 della L. 124/2015 (cosiddetta Delega Madia).
Si rammenta che il TU partecipate pubbliche è già in vigore dal 23/9/2016 (D.lgs. 175/2016) e quello sui servizi pubblici locali è stato adottato nel Consiglio dei Ministri del 24/11/2016, senza poi essere stato pubblicato in GU.
Circa gli effetti della sentenza sui due decreti di cui sopra, occorre valutare quanto la stessa sentenza della Corte afferma:
“le pronunce di illegittimità costituzionale contenute” nella decisione in esame “sono circoscritte alle disposizioni di delegazione della legge 124/2015 … e non si estendono alle relative disposizioni attuative. Nel caso di impugnazione di tali disposizioni, si dovrà accertare l’effettiva lesione delle competenze regionali, anche alla luce delle soluzioni correttive che il Governo riterrà di apprestare al fine di assicurare il rispetto del principio di leale collaborazione.”
Cosicché la sentenza della Corte Costituzionale NON travolge automaticamente anche i decreti legislativi delegati (tra cui pure il TU partecipate e quello sui Servizi Pubblici Locali).
Circa il TU partecipate, esso rimane in vigore, a meno di interventi correttivi del Governo, e fatte salve eventuali parziali pronunce di costituzionalità della Corte laddove avvenisse distinta impugnativa da parte di un avente titolo.
Restano quindi da osservare le scadenze e le modalità in esso previste.
Circa il TU SPL, poiché lo stesso è stato adottato il giorno prima della pubblicazione della sentenza, ma poi non pubblicato in GU, il Governo lo ha ritirato per modificarlo secondo le indicazioni della Corte (ma occorre, a nostro avviso, essendo scaduti i termini della delega, un nuovo veicolo legislativo e quindi i tempi si dilatano).
La questione ora diventa ancor più complicata, per la situazione politica determinatasi con l’esito referendario della modifica della Costituzione. Difatti una soluzione che si intravvedeva nella sentenza della Corte era la possibilità di adozione da parte del Governo di decreti correttivi (ad es. per il TU partecipate) e, in quella fase, utilizzare lo strumento dell’intesa e non il semplice parere della Conferenza adita. Cosicché la possibilità di correttivi è ora nelle mani del Governo (… ma quale Governo ?).