Mercoledì 2 dicembre 2015 è iniziato in Senato (in sede referente, presso la Commissione 1^) l’esame del ddl n. 1313, sull’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno dei costi degli enti costituiti o partecipati nonché delle società, partecipate o controllate dallo Stato, dalle regioni, dalle province e dai comuni, con la relazione del sen. Endrizzi. Si rimanda per la valuytazione di merito al testo del DDL 1313.
L’esame è proseguito anche il 3 dicembre 2015. Secondo il relatore Endrizzi (M5S):
L’opinione pubblica e gli organi di informazione hanno da tempo riservato particolare attenzione a questo fenomeno, anche con riferimento ai costi degli amministratori, dei dipendenti e dei consulenti di tali società.
Tali costi rappresentano, infatti, una percentuale assai elevata dei costi complessivi, che ovviamente varia considerevolmente da società a società. Inoltre, sono stati evidenziati l’ipertrofia della composizione degli organi e dei consigli di amministrazione di tali società rispetto alla rilevanza economica e alle attività svolte, gli emolumenti dei componenti di tali organi, sensibilmente più elevati rispetto a società private di analoghe dimensioni e volumi di fatturato, nonché gli elevati costi aggiuntivi dell’attività amministrativa sotto forma di spese di rappresentanza e missione, vetture aziendali, arredo di uffici e personale di segreteria esclusivo. In merito al personale, è stata sottolineata l’esistenza di una percentuale – assolutamente sproporzionata – di personale a cui viene riconosciuto il livello direttivo. In molti casi, l’insieme dei costi di personale amministrativo, direttivo e operativo appare sproporzionato – in percentuale – rispetto agli altri costi aziendali delle società pubbliche, dando luogo a costi complessivi di esercizio non sempre coperti dai proventi ordinari derivanti dall’attività svolta e quindi in molti casi gravanti sul bilancio degli enti pubblici di controllo, con trasferimenti a copertura, diretta o indiretta, dei disavanzi di tali enti e con conseguente concorso all’incremento del disavanzo pubblico, oggi soggetto ai vincoli del patto di stabilità europeo e a quello nazionale. A tale proposito, rileva che proprio l’assoggettamento al patto di stabilità anche di tali fonti di spesa e l’eventuale traslazione dei relativi disavanzi sugli enti pubblici controllanti determina una contrazione delle disponibilità di spesa sociale di tali soggetti giuridici e dei relativi enti pubblici. In questo contesto, il Parlamento, al fine di esercitare pienamente le sue funzioni legislative e di indirizzo politico, deve essere messo nelle condizioni di potere acquisire informazioni circa la complessità del fenomeno in questione, procedendo a una più ampia e dettagliata ricognizione del numero, della tipologia, della qualità delle società pubbliche, dei costi amministrativi e di personale. Come noto, l’articolo 82 della Costituzione stabilisce che la Commissione di inchiesta proceda alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. I poteri coercitivi che la Commissione d’inchiesta può esercitare sono naturalmente quelli propri della fase "istruttoria" delle indagini giudiziarie, dal momento che la Commissione è priva di poteri giudicanti e non può quindi accertare reati e irrogare sanzioni. La Commissione può quindi disporre ispezioni e perquisizioni personali e domiciliari, sequestri, intercettazioni telefoniche, perizie, ricognizioni, esperimento di prove testimoniali e accompagnamento coattivo dei testi renitenti. La Commissione deve comunque assicurare il rispetto dei diritti fondamentali di difesa discendenti dal disposto dell’articolo 24 della Costituzione, riconoscendo, ad esempio, il diritto all’assistenza del difensore ogni volta che il suo mancato esercizio possa pregiudicare la posizione processuale della persona interrogata. Il parallelismo con i poteri della magistratura si estende anche agli aspetti relativi alle limitazioni dei poteri della Commissione stessa. In via generale, si può affermare che lo svolgimento dell’inchiesta trova gli stessi limiti che la vigente legislazione pone alle indagini dell’autorità giudiziaria, fermo restando che l’atto istitutivo della Commissione può disporne di ulteriori, ovvero prevedere l’inapplicabilità nei confronti della Commissione stessa di disposizioni limitative dell’attività d’indagine dell’autorità giudiziaria. Entro questa cornice giuridica di carattere generale si inserisce il disegno di legge ora all’esame della Commissione. Esso si compone di otto articoli. L’articolo 1 attribuisce alla Commissione il compito di individuare quali siano le società di natura giuridica privatistica controllate o collegate, nonché gli enti, i consorzi di diritto o di fatto, tipici o atipici, costituiti o partecipati dallo Stato, dalle Regioni, dalle province e dai comuni operanti in Italia o all’estero. Per ciascuna società, provvederà ad acquisire dati in ordine alla consistenza di capitale e alle funzioni, ai settori di intervento, al fatturato e ai proventi finanziari ordinari. La Commissione ha altresì il compito di ricostruire i dati, riferiti agli ultimi cinque anni, relativi alla composizione, ai criteri di nomina e alla remunerazione degli organi amministrativi, alle spese di rappresentanza e di missione, con particolare riferimento al personale direttivo la cui consistenza è rilevata in rapporto col restante personale dipendente. La Commissione, inoltre, acquisisce i dati degli ultimi cinque anni relativi al ricorso a consulenze esterne, con l’indicazione delle specifiche attività richieste e delle modalità di remunerazione, distinguendo tra forme periodiche e forme legate a singoli compiti. La Commissione dovrà indagare sui rapporti, anche percentuali, tra entrate proprie della società per remunerazione di servizi resi ad utenza ovvero con trasferimenti dell’ente e i costi complessivi, acquisiti per il personale e per consulenti, distinguendo i rapporti per singola categoria di soggetti e per costo complessivo. Sempre ai sensi dell’articolo 1, i compiti della Commissione sono estesi ai processi di riorganizzazione in atto nel settore oggetto di indagine e al rispetto della normativa vigente, anche con riferimento alla problematica delle incompatibilità e dei conflitti di interesse degli amministratori e dei dirigenti delle società e degli enti medesimi. La Commissione provvederà, infine, ad accertare i criteri adottati e la congruità delle procedure seguite per la costituzione, gestione e organizzazione delle società, anche con riferimento alle nomine. Ove si rilevino anomalie, dovrà accertare le eventuali responsabilità e le pertinenti cause, anche di ordine normativo, formulando le conseguenti proposte correttive atte a rimuovere tali fenomeni, ovviamente nel rispetto delle competenze costituzionali proprie delle autonomie locali. I lavori della Commissione devono essere conclusi entro ventiquattro mesi dalla sua costituzione. I restanti articoli disciplinano la composizione della Commissione, formata da 20 senatori e 20 deputati, nonché l’organizzazione dei suoi lavori, le modalità di svolgimento delle audizioni, le procedure di richiesta di atti e documenti, il relativo regime di pubblicità. In considerazione dell’importanza e dell’urgenza dell’attività di inchiesta fin qui descritta, auspica un celere e positivo esame della proposta in titolo.La senatrice LO MORO (PD) ritiene particolarmente significativa e condivisibile l’iniziativa del Gruppo Movimento 5 Stelle, finalizzata a indagare sul complesso tema delle società partecipate o controllate dallo Stato, dalle Regioni o dagli enti locali. Tuttavia, rileva che sarebbe più agile ed efficace lo strumento della Commissione d’inchiesta monocamerale, in luogo di quella bicamerale, sia dal punto di vista della celerità dell’iter del procedimento per la sua istituzione, sia sotto il profilo dell’organizzazione dei lavori.
La senatrice BERTOROTTA (M5S) si riserva di valutare la proposta della senatrice Lo Moro, anche in relazione alla effettiva disponibilità degli altri Gruppi a favorire l’iter per l’istituzione di una Commissione monocamerale d’inchiesta sul fenomeno. Ove si registrasse un ampio consenso, certamente i tempi di esame sarebbero più congrui rispetto a quelli necessari per l’istituzione di una Commissione bicamerale, per la quale è necessaria una legge e quindi almeno due passaggi parlamentari.
La senatrice BERNINI (FI-PdL XVII), riservandosi di intervenire in discussione generale in altra occasione, assicura che anche da parte del Gruppo Forza Italia vi è una piena condivisione sulle finalità dell’iniziativa. Ormai da tempo, infatti, si evidenzia la necessità di effettuare un censimento delle società partecipate e controllate, di cui sfugge persino il numero esatto, anche a causa della mancanza di collaborazione degli enti pubblici ad esse preposti, come già evidenziato dall’ex commissario per la revisione della spesa Cottarelli. Peraltro, i dati raccolti dalla Commissione sarebbero funzionali anche al progetto del Governo – annunciato più volte dal Presidente del Consiglio – di pubblicare on line tutte le informazioni relative a queste società, nell’ottica di assicurare la massima trasparenza. Concorda, tuttavia, con la senatrice Lo Moro sulla maggiore flessibilità ed efficacia della Commissione d’inchiesta monocamerale, anche in considerazione del tempo restante prima della conclusione della legislatura.
Il senatore PAGLIARI (PD) considera assolutamente opportuna l’iniziativa del Gruppo Movimento 5 Stelle. Tuttavia, ritiene che l’ambito dell’indagine sia eccessivamente ampio. A suo avviso, sarebbe opportuno incentrare l’attività d’inchiesta sulla verifica della effettiva rispondenza delle società partecipate alle finalità per le quali sono state istituite. Accade spesso, infatti, che – attraverso queste figure giuridiche – gli amministratori locali riescano a sottrarsi alle loro responsabilità penali. Da questo punto di vista, sarebbe opportuno estendere l’indagine anche alle fondazioni. In ogni caso, a suo avviso, sarebbe opportuno rivedere la formulazione delle lettere d), i), n) e m) del comma 1 dell’articolo 1, proprio al fine di snellire e razionalizzare i compiti assegnati alla Commissione, anche in considerazione del tempo a disposizione per la conclusione dell’inchiesta. In particolare, ritiene eccessivo l’obiettivo di ricostruire – per gli ultimi cinque anni – la composizione degli organi amministrativi e i criteri di nomina, nonché le relative retribuzioni. Inoltre, osserva che l’indagine non dovrebbe interferire con i processi decisionali delle società, né estendersi alla verifica dei procedimenti di riorganizzazione in atto.
La PRESIDENTE invita la senatrice Bertorotta a valutare la possibilità di presentare un documento per l’istituzione di una Commissione monocamerale d’inchiesta, il cui esame potrebbe essere avviato in tempi brevi. Allo stesso tempo, si potrebbe comunque proseguire l’esame del disegno di legge in titolo, in modo da non precludere alcuna opzione.