- Impianti di cremazione ecosostenibili. Le premesse – 1/5
- Impianti di cremazione ecosostenibili. Evoluzione ecologica e aspetti gestionali – 2/5
- Impianti di cremazione ecosostenibili. Confronti di alimentazione energetica – 3/5
- Impianti di cremazione ecosostenibili. Riduzione dell’impronta carbonica e delle emissioni inquinanti – 4/5
- Impianti di cremazione ecosostenibili. Conclusioni – 5/5
- Containers refrigerati a servizio di crematori e cimiteri
Conclusioni
La cremazione è una pratica di trattamento delle salme in netta crescita percentuale in ragione dei minori costi per i cittadini dolenti e per i servizi cimiteriali Comunali, che ha un impatto complessivo ambientale inferiore rispetto a quello della tumulazione.
Attualmente gli impianti crematori a metano sono la grande maggioranza delle installazioni operative.
Dal marzo 2022, a causa della recente crisi geopolitica irreversibile, le strategie economiche, sociali e ambientali a livello europeo e nazionale, che coinvolgono tutte le attività inclusa la cremazione, sono radicalmente cambiate e perseguono l’equilibrio e l’autonomia della propria struttura energetica e socioeconomica.
I costi attuali delle forniture energetiche hanno subito un incremento tale da mettere a rischio l’intera struttura produttiva e sociale.
A questa nuova strategia politica ed economica nazionale si associano altri due aspetti generali cogenti: la necessità, a livello globale, di contrastare il cambiamento climatico e l’assoluta necessità dell’Italia di incrementare il contributo delle energie rinnovabili nel mix di fabbisogno energetico e di ridurre contestualmente le forniture di metano dall’estero, in particolare dal metano proveniente dalla Federazione russa.
A fronte di queste considerazioni, le scelte energetiche per i gestori di impianti crematori dovrebbero essere valutate in base ai benefici relativi, cioè disponibilità di approvvigionamento, considerazioni ambientali, costo di investimento e di gestione, recuperi energetici e facilità d’uso.
Il primo passo che un gestore dovrebbe compiere è quello di rendere il crematorio il più efficiente possibile.
Questo non solo porterà dei benefici all’ambiente, ma darà anche la possibilità di ottimizzare i costi per i gestori dell’impianto.
Questi benefici possono essere ottenuti aggiornando i vecchi sistemi di controllo degli impianti esistenti e introducendo procedure di lavoro più efficienti: per esempio, lavorando su più turni giornalieri e utilizzando il più possibile il calore di scarto, evitando di sprecarlo.
L’utilizzo dei biocarburanti può essere un contributo significativo alla riduzione del cosiddetto “carbon foot print” tra tutte le opzioni analizzate in precedenza a costi ragionevoli.
Come abbiamo visto i forni elettrici offrono teoricamente diversi vantaggi. Ad oggi, però, mancano dati statistici sperimentali non episodici sulle prestazioni della nuova generazione di crematori elettrici.
In quest’ultimo ambito il contributo potenziale del fotovoltaico è fondamentale in quanto, già oggi la convenienza economica nell’installazione di detti impianti, rispetto agli altri vettori energetici elettrici da rete, è significativa, in ragione soprattutto degli elevati valori di irraggiamento solare che caratterizzano il territorio nazionale, che costituisce una vera e propria risorsa energetica.
Considerato tutto quanto sopra riportato, tutte le attività sul territorio, sono indotte a intercettare le opportunità tecniche ed economiche del fotovoltaico per alimentare energeticamente i propri fabbisogni elettrici.
Il futuro è già tracciato, gli impianti energetici per la produzione di beni e servizi saranno sempre meno alimentati a fonti fossili sostituiti dalle fonti rinnovabili a basso costo di produzione.
Nella figura che segue è rappresentata qualitativamente la transizione energetica dei crematori, che nel tempo, inevitabilmente porterà alla sostituzione dei forni crematori a metano con quelli alimentati da biocombustibili e da energia elettrica da fotovoltaico con accumulo; ovviamente dal punto di vista impiantistico verranno progressivamente affinate le tecnologie e le pratiche di gestione.
Per contro i tempi di cremazione risulteranno superiori, e sarà necessario – per garantire la potenzialità crematoria attuale di un crematorio – controbilanciare tali aumenti di tempo medio di cremazione con un aumento delle ore di attività giornaliera.
La figura rappresenta l’incremento dei costi del metano nel tempo a cui si associa una riduzione degli approvvigionamenti, contemporaneamente si assisterà ad una riduzione dei costi dell’energia elettrica da fotovoltaico e ad un affinamento nelle tecnologie di accumulo.
Le due logiche rappresentate porteranno inevitabilmente, nel tempo, ad un passaggio ad una impiantistica crematoria alimentata a metano con una impiantistica alimentata elettricamente a fonti rinnovabili; detta transizione energetica, che avrà risvolti ambientali positivi, riguarderà tutte le attività.
Nella fase transitoria si avrà un incremento dei costi per la cremazione in ragione dei costi del metano.
La soluzione del forno elettrico, oggi, è un’opportunità solo per alcuni Paesi Europei dove le energie rinnovabili elettriche sono più disponibili e a minor costo specifico.
Inoltre l’opzione elettrica, nell’alimentazione elettrica ha notevoli margini di miglioramenti, in particolare nella riduzione dei tempi iniziali di accensione (elettrodi ad alto irraggiamento, usi di aria comburente arricchita di ossigeno, ecc,).
In futuro, nel medio lungo termine, si potranno adottare tecnologie diverse dal forno elettrico in ragione dello sviluppo tecnologico di altre soluzioni, in particolare i biocarburanti e potenzialmente l’idrogeno.
Altre soluzioni tecnologiche già sviluppate, quali l’idrolisi alcalina, non sembrano poter soddisfare una domanda crescente di cremazione a cui in Italia ed in Europa si assiste, ma sembrano destinate ad essere una alternativa di nicchia sia per motivi tecnici che etici.