Le (post-)moderne necropoli dei giorni nostri, con i loro plessi ormai tentacolari, sono sistemi complessi, delle vere e proprie città dei morti, con reti tecnologiche: elettriche, di illuminazione votiva, fognarie, dell’acqua.
Sono impianti a rilevanza igienico-sanitaria, per il cui mantenimento in piena efficienza necessitano investimenti notevoli, poiché, in realtà, il cimitero di oggi è una “immobiliare del morto”, con oggettivi problemi di gestione e di manutenzione che saranno sempre maggiori nei prossimi decenni.
I Comuni, che hanno concesso tombe, loculi ed aree 30, 50 o più anni fa, hanno incassato allora i relativi proventi (modesti!) per il rilascio del titolo concessorio, ma i costi di conduzione del patrimonio cimiteriale gravano e peseranno sulle Amministrazioni comunali di oggi e di domani.
Pertanto già ora, ma soprattutto in un domani, vago ed indefinito, ma comunque “certo” la gerenza dei servizi cimiteriali diventerà uno dei problemi rilevanti dei Comuni.
Altro aspetto estremamente interessante, che diventerà centrale e dirimente in futuro (la maggior parte dei cimiteri monumentali italiani è costituita dei veri e propri mostre all’aperto di architettura commemorativa ed arte funeraria), sarà la valorizzazione di questo bene demaniale dal punto di vista museale, nonché storico-artistico.
Questa svolta potrebbe contribuire a rivitalizzare il cimitero, altrimenti destinato a divenir presto terra di nessuno, ma occorrerebbero politiche specifiche, molto lungimiranti dove accanto alla funzione precipua del camposanto, ad ogni modo, da garantirsi senza soluzione di continuità, si affianchi una differente modalità di “vivere” l’esperienza del cimitero monumentale, da parte della cittadinanza tutta, non solo nell’occasione esiziale di eventi luttuosi.
Sotto un profilo più squisitamente pratico ed operativo enorme rilievo, inoltre, assumerà la questione delle concessioni cimiteriali perpetue o a tempo determinato, ma con scadenze remote e del diritto d’uso dei posti salma nelle tombe singole o familiari.
Di anno in anno perdiamo traccia degli antichi e primitivi concessionari, da cui discendono, poi, i diritti di sepolcro ancora oggi pienamente esercitabili, ma ormai obnubilati nell’eterno rivolgere delle epoche storiche.
Il rischio concreto e già sperimentato – purtroppo – è che le tombe, anche di pregio, vengano abbandonate e si deteriorino, e non se ne riesca nemmeno più a ricostruirne la titolarità.
Occorre assolutamente investire subito nella creazione e puntuale tenuta, meglio se informatizzata, di archivi corrispondenti all’anagrafe dei morti ed al catasto cimiteriale, che permettano di sapere con certezza chi sia l’intestatario delle concessioni in essere e in quali precisi avelli siano contenute le salme aventi diritto, o loro trasformazioni di stato.
Questo incrocio di dati finalmente disponibili, in forma sistemica ci consentirà di utilizzare al meglio i fabbricati cimiteriali già costruiti ed in uso, perché è notorio come lo spazio sepolcrale non sia dilatabile all’infinito.
L’estrema articolazione gestionale dei cimiteri moderni deve essere ben governata e servono pertanto strumenti tecnico-giuridici adeguati, usati intelligentemente anche in combinazione fra loro, tra essi spiccano:
- il piano regolatore cimiteriale, con relative norme attuative di dettaglio;
- un modello tariffario congruente con i fini della pianificazione;
- norme locali capaci di indirizzare e guidare i processi nel senso voluto: cioè un buon regolamento di polizia mortuaria comunale (specie nelle parti del suo sviluppo logico dedicate ai subentri, ed agli istituti come decadenza ed abbandono amministrativo, da applicarsi finalmente con maggiore coraggio!);
- un soggetto, responsabile dell’amministrazione cimiteriale, capace di coordinare tutte questi elementi ed informazioni, in grado investire risorse umane e finanziarie (!) adeguate, cosicché al cittadino che domanda una sepoltura venga risposto in tempi adeguati, con una pluralità di offerta, a costi compatibili.