Responsabilità cercasi

Responsabilità cercasi

Con poche decine di righe, una norma nata per regolare il rapporto di debito e credito tra municipalizzate ed Enti Locali proprietari rischia di essere la killer application per il settore dei servizi pubblici locali e di consentire alle gestioni cimiteriali di voltare definitivamente pagina (calcolando gli effettivi costi di gestione).
Andiamo con ordine. Di quale norma si tratta?
Della Legge di stabilità 2014, L. 147/2013, che con la solita tecnica dell’articolo unico e centinaia di commi (necessaria per ottenere l’approvazione con la fiducia nel minor tempo possibile), dal comma 550 al comma 569, dice semplicemente questo:
– fine dei divieti di possedere quote societarie pubbliche da parte dei Comuni.

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Ridare i servizi pubblici locali ai legittimi proprietari

Ridare i servizi pubblici locali ai legittimi proprietari

Nel turbinio di norme che ha interessato i servizi pubblici locali negli ultimi 5 anni, il sistema dei servizi pubblici locali è sostanzialmente apparso passivo, sulla difensiva, quasi si sentisse senza più scopi per intervenire nella società. E quel che era peggio è sensazione diffusa che la proprietà comunale non creda più come in passato nel sistema dei servizi pubblici. Li vedesse quasi come un corpo estraneo e che, tutto sommato, è più interessante gestirne la vendita, piuttosto che favorirne l’efficienza ed economicità.

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Dalle Regioni allo Stato

Dalle Regioni allo Stato

In data 20 giugno 2013 è stata data risposta da parte del Supporto Giuridico in ambito di Sanità Pubblica e Veterinaria della Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna ad un quesito formulato dalla FENIOF. Il quesito verteva essenzialmente su due aspetti:
a) quando fosse lecito servirsi di lavoratori a chiamata;
b) come fare per quelle imprese funebri che, in assenza di personale formato secondo i crismi della Regione, si trovano a non avere inizialmente o a perdere successivamente i requisiti per svolgere l’attività funebre.

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Sempre più complicato far quadrare i conti cimiteriali

Sempre più complicato far quadrare i conti cimiteriali

È proprio vero che la fame (di tasse) aguzza l’ingegno! In Israele il quotidiano Yediot Ahronot ha anticipato che “il governo di Benyamin Netanyahu si accinge ad imporre tasse municipali anche alle tombe e ai loculi nei cimiteri. Gli eredi dei defunti saranno chiamati dal 2014 a pagare tasse annuali per ogni tomba di famiglia, anche se vecchia di decine di anni. Ad esempio, una tomba nel cimitero di Holon (una popolosa città a sud di Tel Aviv, dove il prezzo dei terreni è elevato) verrebbe tassata di 1200 shekel annuali, circa 240 euro.

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Dalla crisi economica può nascere un nuovo modo di fare l'impresario funebre?

Dalla crisi economica può nascere un nuovo modo di fare l’impresario funebre?

È noto che in Italia l’impresa funebre è per definizione quel soggetto che:
effettua, professionalmente e con finalità di lucro, un’attività di intermediazione a favore di terzi, con assunzione e trattazione di affari di altri, nel settore delle pompe funebri e con prestazione di servizi e cessione di beni in occasione di un funerale. Ordinariamente l’impresa svolge congiuntamente le seguenti tre attività:
– disbrigo pratiche amministrative inerenti il decesso;
– fornitura di articoli funebri in occasione del funerale;
– trasporto della salma dal luogo di decesso al luogo in cui viene “osservata”.

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Bestie funebri

Bestie funebri

Stavo pensando su quale delle notizie degli ultimi tempi fosse meritevole di essere approfondita nel consueto editoriale per questa rivista, ed ero indeciso se dedicarlo agli ultimi provvedimenti di un Governo tecnico che ha mostrato grandi limiti o alla situazione sempre più complicata del settore funerario, anche per la crisi economica generale, quando vedo la seguente notizia, che non può non passare inosservata:
A Rossano (Cosenza) imprese funebri si contendono i corpi di sei romeni, morti in un incidente stradal-ferroviario.

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Una ventata d’aria fresca nei cimiteri italiani

Una ventata d’aria fresca nei cimiteri italiani

Il marketing cimiteriale è un concetto particolarmente nuovo per il nostro Paese, anche se inconsapevolmente qualche cosa del genere molti gestori di cimiteri già lo fanno da tempo, quando vanno a ricercare i parenti dei defunti allo scadere di una concessione cimiteriale per richiedere il da farsi (mantenimento delle spoglie mortali da destinare a questa o altra tomba, rinnovo o meno della concessione).
Altrettanto sono tecniche di marketing la identificazione di diverse tipologie di tombe da offrire a nicchie di clientela (sia in funzione del prezzo, sia della quantità di posti, sia della collocazione della fila in alto o in basso, sia per la tipologia di spoglie mortali per cui si usa, ecc.).

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In salsa di rivoluzione

In salsa di rivoluzione

Le prime leggi a vietare le sepolture nelle chiese furono asburgiche, emanate nel 1743 dai sovrani di Austria-Ungheria, Maria Teresa e Francesco Stefano d’Asburgo-Lorena.
In Spagna nel 1787 Carlo III vietò le sepolture nelle chiese e ordinò di costruire cimiteri all’esterno delle città. Ma in quella che poi divenne l’Italia, vi erano già norme sui cimiteri nel Granducato di Toscana e nello Stato Piemontese. Contrariamente a quanto si crede sono proprio queste le norme sui cimiteri che influenzarono il sistema cimiteriale italiano.

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I servizi funerari italiani verso il mercato

I servizi funerari italiani verso il mercato

Al momento in cui scriviamo queste note è appena stato approvato al Senato il decreto legge sulle liberalizzazioni (D.L. 1/2012). Presumiamo nel passaggio alla Camera non venga modificato sia l’articolo 25, che riguarda i servizi pubblici locali, che l’articolo 1 il quale si riferisce alle attività economiche. E così il quadro di riferimento del mercato funerario cambierà profondamente.
Si ricorda che il testo governativo dell’articolo 25 del D.L. 1/2012, richiedeva per ogni tipologia di servizio pubblico locale avente rilevanza economica l’obbligo di sua organizzazione dal 1° luglio 2012 (a cura della Regione) in ATO (ambiti territoriali ottimali) almeno provinciali.

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È crisi: o ci si salva tutti insieme o non ci si salva

È crisi: o ci si salva tutti insieme o non ci si salva

Come era prevedibile, dai dati provvisori desunti da colloqui con taluni responsabili di crematori italiani, la cremazione è in netta crescita. Non il solito trend, ma il raddoppio almeno dello stesso. Se verranno confermate le sensazioni che stiamo raccogliendo in questi giorni, la cremazione nel 2011 supererà le 80.000 unità, con una incidenza percentuale ormai prossima al 14%. Dopo Gran Bretagna, Germania, Francia e Cekia, vengono ora la Spagna e l’Italia, appaiate in termini di numerosità di cremazioni annue.

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Una lezione di vita

Una lezione di vita

Qualche sera fa ero, con conoscenti, ad una sagra. Al mio tavolo stavano una dozzina di persone, pensionate, alcune che conoscevo da tempo, altre solo di vista. Una delle persone che conoscevo da più tempo, si è rivolta a me, all’inizio della cena, dicendo se ricordavo XY: era deceduto; aveva scelto di farsi cremare. E con naturalezza, ricordandosi della mia esperienza lavorativa, mi chiede subito quanto può costare un funerale con cremazione: più o meno di uno con sepoltura tradizionale?

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Referendum: de profundis per l’articolo 23 bis

Referendum: de profundis per l’articolo 23 bis

«Volete Voi che sia abrogato l’art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, e dall’art.

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Un cappio al collo

Un cappio al collo

Forse mai come in questo periodo storico i servizi delle Amministrazioni pubbliche e quelli pubblici locali hanno dovuto scontare un normativa penalizzante: compressione delle possibilità di investimento e riduzione dei trasferimenti erariali connessi al rispetto del Patto di Stabilità, ma anche limiti alle assunzioni di personale e vincoli di ogni genere alla espansione o anche al solo mantenimento del livello qualitativo dei servizi prestati alla collettività, a fronte di necessità imperiose di crescita tariffaria per compensazione dei ridotti trasferimenti centrali e ad una sempre maggiore attenzione alla qualità dei cittadini, che giustamente se pagano di più pretendono di più.

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L’evoluzione prossima del settore cimiteriale in Italia

L’evoluzione prossima del settore cimiteriale in Italia

In Italia è in atto un processo di privatizzazione dei servizi pubblici locali particolarmente celere. Ciò avviene sia per la spinta politica del Governo Berlusconi (ma anche la precedente maggioranza aveva su questi temi impostazioni quasi analoghe), sia per la grave crisi economico finanziaria in atto. In particolare i tagli decisi a livello centrale per gli EE.LL. (nel solo 2011 si stimano 4 miliardi di euro) in-cidono fortemente sui Comuni, che sono costretti a forti razionalizzazioni, tra le quali la cessione di imprese pubbliche o parti di esse, ad aumentare i livelli tariffari di servizi prima considerati sociali, a non coprire gli organici e quindi a trasferire lavorazioni all’esterno o a ridurre la qualità e quantità dei servizi prestati.

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A schifio se finisce!

A schifio se finisce!

Non si è ancora spento l’eco dei fattacci degli operatori cimiteriali di Genova, cui è dedicato un articolo in questo numero della rivista, che si ripresenta (e ormai è una sorta di tormentone) la denuncia dell’associazione “SOS racket usura” sulle connivenze nel milanese tra personale delle camere mortuarie e impresari funebri.
Un paio di video passati anche sui TG nazionali, cui hanno fatto seguito decine e decine di segnalazioni pervenute a quella associazione, provenienti da molti comuni della Lombardia, ma anche dal Lazio e da altre regioni.

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C'era una volta …

C’era una volta …

È questa l’espressione che si usa per ricordare quel che c’era. E anche i servizi sociali, in particolare quelli pubblici degli enti locali, rischiano di passare nel dimenticatoio. Il motivo sta nella tenaglia data dalle nuove norme introdotte dall’ormai famoso “art. 23 bis”, combinato con i tagli ai Comuni derivanti dall’osservanza del patto di stabilità e ora dalla manovra economica di cui al D.L. 78/2010. Queste misure creano quella miscela esplosiva che si può così sintetizzare:
” Si alzano le tariffe per avvicinarsi ai costi di produzione dei servizi; quelli “sociali”, cioè con tariffe inizialmente non commisurate ai reali costi di gestione, si allontanano dal criterio di socialità e si avvicinano al carattere di servizi a rilevanza economica (non solo come classificazione giuridica, ma di fatto) e diventano sempre più appetibili per l’imprenditoria privata;
” I Comuni per osservare il patto di stabilità devono tagliare sia gli investimenti, sia la spesa corrente e poi, per far cassa, devono cedere i gioielli di famiglia: e quindi vendere al settore privato fette importanti di servizi cosiddetti “industriali”, cioè il gas, l’elettricità, i rifiuti, l’acqua e ora anche i trasporti;
” I servizi funebri pubblici, che costituiscono circa il 5% dell’intero mercato funebre italiano, faranno anch’essi questa fine.

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